Una nuova era prende il via in Gran Bretagna

L ' idea di base è quella di garantire maggiore autonomia alla gente di organizzare la propria vita sociale

Il progetto free schools permetterà  alle scuole selezionate di poter scegliere liberamente il proprio programma didattico in base ai desideri dei presidi, degli insegnanti, dei genitori e in qualche misura anche degli allievi. Il risultato sarà  sicuramente una grande varietà  e diversità  di programmi educativi; sarà  possibile, per esempio, un ritorno all’antica, come nei casi delle scuole che sceglieranno l’insegnamento del latino, o una drastica modernizzazione con corsi di yoga e meditazione.


Il programma, lanciato dal governo di David Cameron, fa parte del progetto di Big Society, di cui molto si è parlato nell’ultimo periodo. L’idea di base è quella di garantire maggiore autonomia alla gente di organizzare la propria vita sociale, al di fuori dai classici e rigidi schemi dello Stato. Questa libertà  di scelta significa però anche maggiore responsabilità  per tutti coloro che da soggetti passivi della società  britannica si trasformano in cittadini attivi. Se una delle maggiori critiche alla Big Society è quella di mascherare con questa formula una drastica riduzione della spesa pubblica è difficile però riscontrare questo tipo di soluzione nel caso delle free schools che riguarda esclusivamente scuole sovvenzionate con fondi pubblici.


Per comprendere a fondo la portata del progetto free schools è necessario tenere conto della difficile situazione in cui si trovano le scuole pubbliche in Gran Bretagna, dove sono considerate ben al di sotto dello standard garantito dalle efficienti strutture private. L’idea, dunque, è quella di rilanciare attraverso la libertà  e la creatività  dei programmi un settore in grande crisi, assolutamente non in grado al momento di garantire ai propri allievi lo stesso futuro di coloro i quali frequentano le costose scuole private. Non a caso, quest’ultime sono escluse dal programma che per quest’anno riguarderà  solo 24 scuole pubbliche, un numero limitato rispetto alle 323 associazioni scolastiche che avevano fatto richiesta al ministero per poter essere inserite nell’elenco delle free schools.


Lo stesso ministro dell’istruzione, Michael Gove, aveva promesso che le scuole sarebbero state scelte soprattutto nei quartieri più poveri, in modo da combattere la disparità  sociale che caratterizza il settore educativo britannico. Anche qui, però, non sono mancate le critiche. Secondo uno studio del Guardian, uno dei più prestigiosi giornali d’oltre manica, la scelta sarebbe poi ricaduta sui quartieri delle classe medie, vero centro propulsivo dell’elettorato di Cameron. Anche l’opinione pubblica appare incerta sulla validità  del progetto: secondo un recente sondaggio del Sunday Times infatti il 35 per cento degli intervisti è favorevole, il 38 per cento contrario e tutto il resto incerto.


Molto, dunque, dipenderà  dal successo o meno di questo primo anno. Da parte nostra, però, non possiamo non sottolineare l’idea che è alla base del tutto: una maggiore interazione tra pubblica amministrazione e società  civile, la possibilità  che è data ai cittadini di attivarsi e prendere parte a decisioni che riguardano il loro futuro secondo il moderno principio di sussidiarietà .