Il volontariato nell’Ue: dati e ricerche
Dallo studio promosso dalla Commissione “Volunteering in the European Union” emerge come siano circa 1 milioni i cittadini attivi impegnati in attività di volontariato, la maggior parte comprese nella fascia d’età compresa tra i 3 e i 5 anni, anche se è in aumento il numero dei giovani e degli anziani impegnati in queste attività . Il volontariato mette a disposizione della società risorse personali e competenze acquisite nel tempo, il cui contributo al benessere generale è difficilmente quantificabile. Un’attenzione particolare è attribuita dal documento della Commissione alla capacità che il volontariato ha di contribuire alla strategia di crescita “Europa 22” e in particolare all’obiettivo Ue di un tasso di occupazione del 75 percento entro il 22, in quanto aiuta le persone ad acquisire nuove competenze e ad adattarsi ai cambiamenti del mercato del lavoro; il settore del volontariato può inoltre contribuire fino al 5 percento per Pil.
Volontari e cittadini europei
Già da tempo il volontariato è considerato il principale strumento di rafforzamento della cittadinanza europea ed è strettamente legato all’obiettivo di porre i cittadini al centro del processo decisionale europeo. “Le attività di volontariato possono integrare i diritti dei cittadini e promuovere la loro partecipazione attiva alla società ” (p.7) . Il volontariato inoltre, costituisce un fattore di innovazione sociale, che può mettere in moto la creatività delle persone e spingerle a fare un uso migliore di risorse limitate.
Volontariato europeo: le proposte della Commissione
Il settore in cui il volontariato europeo svolge un ruolo di grande interesse è senza dubbio quello della cooperazione dell’aiuto umanitario. In questo contesto, la Commissione ha proposto di creare un corpo volontario europeo di aiuto umanitario entro il 212, volto ad inquadrare contributi comuni dei volontari europei nelle azioni di aiuto umanitario dell’Unione europea. L’altra proposta della Commissione è quella di istituire un “passaporto europeo delle competenze” che possa garantire il riconoscimento a livello transfrontaliero delle qualifiche professionali. Il passaporto permetterà inoltre alle singole persone di conservare un riscontro delle capacità e delle competenze acquisite con il volontariato. Sarà realizzato prendendo a modello l’Europass (CV europeo on?line), per consentire di registrare le competenze in modo trasparente e comparabile. A queste proposte si aggiunge un impegno sul fronte dei finanziamenti, volte a favorire la mobilità dei volontari europei. Potrebbe essere un buon modo per concludere l’ “anno europeo del volontariato, in vista del 213 che è già stato dichiarato “anno europeo dei cittadini“. l’attuale crisi economica potrebbe rappresentare una battuta d’arresto di questo cammino, ma allo stesso tempo essa potrebbe offrire lo spunto per la valorizzazione di quei settori della società che anche solo con la loro esistenza hanno da tempo denunciato i limiti di questo modello di sviluppo.