La crisi economica che sta attraversando non solo il nostro paese ma tutti quelli a “capitalismo maturo”, è stata, e probabilmente sarà ancora oggi nella sua ultima giornata, la vera metrica con cui buona parte delle tante tematiche proposte all’interno del Salone hanno dovuto fare i conti.
E così, neanche i relatori che hanno animato il dibattito promosso dal Centro di documentazione sul volontariato e il terzo settore, hanno potuto sottrarsi alla necessità di misurarsi con i tempi che stiamo affrontando.
Innanzitutto, perché come ha sottolineato la presidente dell’Istituto Italiano della donazione, non si può parlare di sussidiarietà potendo prescindere dal contesto in cui questa si realizza: equità , giustizia e diritti, devono essere la necessaria cornice, o meglio, il perno per chiunque agisca in forma sussidiaria. In secondo luogo, perché la crisi ha radicalizzato velocemente quel processo, già in atto, di allontanamento dei cittadini dalla politica.
Ma come è possibile lavorare nella sussidiarietà senza fiducia tra i soggetti che dovrebbero realizzarla? Questa, l’ottima domanda con cui la moderatrice, Paola Springhetti , ha voluto subito provocare i presenti.
Un nuovo modo di intendere la politica
A rispondere alla sfiducia dei cittadini sembra possa intervenire un nuovo modo di intendere la politica, a partire da quella realizzata dalle Amministrazioni locali. Una politica, cioè, tesa a costruire un nuovo rapporto con i cittadini, cosìcome si sta tentando a Capannori. Qui, tra i molti esempi di sussidiarietà , esemplare è il percorso di bilancio partecipato grazie al quale 8 cittadini, selezionati statisticamente, hanno potuto indicare a quali interventi o servizi destinare ben 4., euro delle risorse economiche del comune. E, sorpresa? Le scelte sono state orientate dalla volontà di individuare i veri bisogni della comunità tutta, di lavorare, cioè, su quel fronte dei beni comuni che costituisce la base della sussidiarietà .
Insomma, la fiducia ripaga se stessa; soprattutto se si inverte, anzi se si sovverte, la direzione con cui generalmente si muove: non dai cittadini ai loro rappresentanti, ma da questi ai cittadini. Alla ricerca di un interesse, senza conflitto, perché generale. Un interesse che in tempi di crisi diventa risorsa preziosa, come i cittadini che ne sono i portatori.