E’ un modo per capire da dove siamo partiti noi, ma soprattutto da dove sia partito il principio di sussidiarietà e come in questi anni sia cresciuto, grazie anche al contributo dato, nel caso della sezione Biblioteca, dai diversi autori che se ne sono occupati, proponendo anche a livello teorico le basi per la crescita di nozioni a noi care come la sussidiarietà , la cittadinanza attiva, la cura dei beni comuni e la democrazia partecipativa.
La sussidiarietà in generale
I primi testi posti sotto la lente di Labsus erano tesi ad analizzare il principio di sussidiarietà a livello teorico, ponendo soprattutto l’accento sulla questione principale che si accompagna a tale principio: che cos’è la sussidiarietà ?
Dal punto di vista filosofico la sussidiarietà è sempre stata legata alla cosiddetta filosofia dell’azione e considerata come una forma di libertà per l’uomo e un momento di sua realizzazione. Secondo il saggio di Staiano la difficoltà nel dare una risposta univoca su cosa sia la sussidiarietà nasce dalle due radici culturali e storiche del principio, quella della Chiesa e quella liberale, inconciliabili tra di loro. Il problema che si sviluppa tra le due diverse visioni deriva dal rapporto tra libertà e principio di eguaglianza. Quando si parla di sussidiarietà , infatti, il rischio possibile è quello di confondere interesse privato e interesse pubblico; se la libertà di azione, da una parte, può corrispondere ad un interesse privato, l’attuazione di questo principio, d’altro canto, persegue però il raggiungimento di un interesse pubblico generale, trovando cosìil punto di equilibrio tra libertà ed eguaglianza.
Il rapporto tra cittadini e amministrazione
La sussidiarietà , cosìcome noi di Labsus la interpretiamo non è sostituzione dei cittadini nei confronti dello Stato, ma piuttosto un affiancamento, un lavorare insieme per costruire un circolo di idee, proposte e interventi cosìcome Cotturi afferma nel suo saggio, spiegando come le riforme degli ultimi anni sul decentramento e sul procedimento amministrativo, insieme alla crisi politica, abbiano condotto al risveglio della società civile. Essere cittadini non può limitarsi ad una concezione restrittiva che tenga conto solamente della titolarità dei diritti, ma può e deve essere partecipazione, rompendo cosìil tradizionale schema piramidale decisionale in nome di un sistema formato da una rete di soggetti, sia privati che pubblici che interagiscano tra loro e siano i protagonisti di tale processo. Una prospettiva che si muova dal basso verso l’alto – secondo il modello bottom up– è condizione essenziale della democrazia sussidiaria in cui si realizza la completa interazione tra le istituzioni della democrazia e la sussidiarietà orizzontale. Se come abbiamo detto tutto ciò implica una concezione più ampia della cittadinanza non poteva mancare una riflessione sugli immigrati e sulla loro continua esclusione dalla vita sociale e politica di questo Paese, il che ci ha condotti ad analizzare forme di cittadinanza amministrativa e/o sostanziale.
I Beni Comuni
Quello dei beni comuni è sicuramente uno degli argomenti principali degli autori recensiti nella nostra sezione, dove ospitiamo una raccolta degli editoriali di Carlo Donolo sull’argomento. Si tratta probabilmente di una delle analisi più complete, un vero e proprio studio dei beni comuni come risorse sia sociali che economiche. D’altro canto il valore e l’importanza dei beni comuni anche sotto il profilo economico è confermata da diversi autori che ne tracciano le linee guida, sottolineando come un loro utilizzo errato può determinare ” la tragedia dei beni comuni ” o il loro progressivo esaurimento. Una terza via è però possibile, come ha dimostrato Elinor Ostrom, esperta di commons e premiata recentemente con il premio nobel per l’economia. In effetti proprio la gestione dei beni comuni rimanda di continuo al principio di sussidiarietà , si interseca con esso fino a diventare un corpo unico. Come, infatti, Cacciari suggerisce sia la gestione pubblica che privata di tali beni collettivi hanno mostrato carenze e difetti, superati in tutti quei casi di gestione virtuosa dei commons che hanno visto i cittadini come protagonisti. Il punto diventa allora pubblicizzare queste pratiche, far sapere che esistono degli esempi da seguire e che nessuno può esserne escluso a prescindere, anzi è necessario raggiungere una parità sostanziale. La contrapposizione, inoltre, Stato/mercato, pubblico/privato non può funzionare per i beni comuni che, come afferma Donati, sono anche beni relazionali, basati cioè anche su una relazione esterna a qualsiasi forma di contrattualismo.
Democrazia partecipativa e deliberativa
La crisi del sistema democratico – rappresentativo ha quindi indotto diversi autori ad analizzare delle alternative che prevedano un coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale. Interessante sotto questo punto di vista è il confronto tra democrazia partecipativa e deliberativa che più volte abbiamo presentato, recensendo anche dei testi che mostravano casi di applicazione di tali principi in tutta Europa.
Questo è stato il nostro cammino in questi anni, anche se probabilmente sarebbe più corretto dire che questo è stato il cammino della sussidiarietà . Nel nostro piccolo abbiamo contribuito ad incentivarlo e pubblicizzarlo, cosa che continueremo a fare in futuro anche perché, soprattutto in un periodo come questo di grande crisi economica, ma anche sociale e politica, diventa ancora più importante costruire un’alternativa valida basata sui temi affrontati in questi anni.