Le radici storiche del no-profit in Polonia

Terzo settore, una delle principali forze promotrici delle riforme sociali, politiche ed economiche in Polonia

La maggior parte degli studi condotti sul terzo settore in Polonia sono da sempre focalizzati sull’ultima fase post-comunista, sul boom del 1989, tralasciando il precedente periodo storico e sottovalutando quanto la stessa tradizione d’impegno fosse invece già  profondamente radicata nel tessuto sociale del Paese.

Un approccio diverso è invece quello utilizzato nel progetto della ” Johns Hopkins Comparative Non Profit Sector ” (1). Lo studio partendo da un’approfondita analisi storica, mette in luce il processo di trasformazione delle organizzazioni di volontariato, sottolineando come le stesse siano state essenziali per il superamento delle contraddizioni esistenti  nel rapporto tra Stato e Società .

A rigor di precisione è importante rilevare che a oggi il termine organizzazione di volontariato non esiste in Polonia. A esso si preferisce l’utilizzo dei termini: organizzazioni non-governative, no profit, organizzazioni sociali. Anche se in riferimento a quest’ultimo, il suo uso risale piuttosto al periodo precedente al 1989 e che con la fine del periodo comunista, data la sua accezione negativa, ha visto il suo utilizzo drasticamente ridotto. Oggi, però, persa ogni connotazione peggiorativa è recuperato nel linguaggio comune.

Le origini

 

Nate nel periodo medievale per offrire servizi d’assistenza e di gestione degli ospedali, le organizzazioni di volontariato erano completamente controllate dalla Chiesa cattolica che, fortemente ancorate alle tradizioni proprie della cristianità  occidentale, rappresentavano un indiretto ma forte legame con la cultura e le esperienze istituzionali occidentali.

Solo nel 1768, con l’avvento del regno dell’ultimo re polacco, Stanislaw August Poniatowsli, c’è un primo tentativo da parte dell’amministrazione centrale di ovviare a questo monopolio. La creazione della Commissione Boni Ordis, anche se aveva come obiettivo fondamentale l’implementazione delle riforme urbane e il miglioramento economico e infrastrutturale, sarà  fondamentale per l’avvio di un processo di secolarizzazione nel settore.

Processo che deflagrerà  con l’occupazione del Paese. La perdita della sovranità  e la ripartizione del territorio tra gli imperi austriaco, tedesco e russo -dal 1795 al 1918- saranno, infatti, motivo dell’affermazione di numerose nuove organizzazioni di volontariato non religiose che, motivate da ragioni patriottiche, mireranno alla difesa dell’identità  nazionale e alla riconquista della perduta indipendenza.

E’ sarà  proprio l’attività  di tali organizzazioni che ovvieranno alle inesistenti istituzioni pubbliche e favoriranno un rafforzamento dello spirito nazionale e di solidarietà , aiutando nella preservazione della cultura polacca e organizzando l’educazione degli adulti. Alla fine del XIX secolo, le organizzazioni di volontariato si riconoscono cosìin un comune obiettivo: la riconquista della sovranità  nazionale.

In una Polonia lacerata dall’esperienza dell’occupazione e dalle tragiche ripercussioni della prima guerra mondiale, l’attività  delle organizzazioni di volontariato, supporto per le amministrazioni locali e provider di servizi essenziali per la comunità , sarà  fondamentale per la riaffermazione del concetto di bene comune e dell’identità  nazionale.

Così, dopo 123 anni di occupazione, con la riconquistata indipendenza e l’inaugurazione della Seconda Repubblica Polacca (1918-1939), le associazioni di volontariato acquisiranno un ruolo primario nella società .

Ruolo che sarà , in parte, nuovamente offuscato dalla seconda guerra mondiale e ancor più dall’occupazione tedesca ma che, forti dell’esperienza passata, dimostreranno un nuovo impegno contro un regime di oppressione: tedesco prima, comunista poi.

 

Il secondo dopoguerra e il regime comunista

 

Nel periodo del secondo dopoguerra e con l’avvento del regime comunista, le organizzazioni di volontariato vedranno fortemente limitata la loro libertà  di azione. Private di qualsiasi autonomia e soggette a stringenti controlli politici, finiranno per diventare uno strumento, nelle mani dello Stato, di raccordo tra la comunità  e le scelte politiche del regime. Solo le associazioni dei lavoratori e le organizzazioni sindacali, pur sempre alle dipendenze dello stato e perché complementari con lo spirito e gli obiettivi del regime comunista, avranno una maggiore autonomia e le loro attività  saranno addirittura incoraggiate.

Ed è cosìche, fino agli anni Ottanta, il settore sarà  caratterizzato da un monopolio assoluto di uno Stato totalizzante, desideroso di controllare ogni aspetto della vita del cittadino.

Ma a partire degli anni Settanta si cominciano a intravedere i primi segni di un malcontento diffuso. Riemerge cosìil concetto di società  civile, come forza antagonista al regime comunista e che vede in Polonia l’affermarsi di una manifesta necessità  di combattere il monopolio dello Stato nella sfera pubblica. Impersonato nell’azione di Solidarno??(2)  l’impegno della comunità  si focalizza in un nuovo, ma ormai forte dell’esperienza passata, tentativo di riaffermare l’identità  e l’autodeterminazione del popolo polacco.

Vano ormai l’ultimo tentativo da parte del regime di incanalare le azioni dei cittadini fuori dai movimenti di protesta e la legge sulle fondazioni del 1984 e la successiva legge sulle Associazione del 1989, riconoscendo l’autonomia alle organizzazioni di volontariato, forniranno ulteriore prova del declino dello Stato Comunista.

Il Terzo settore oggi

 

Sarà  proprio a partire del 1989 che le iniziative delle associazioni di volontariato ritroveranno vigore nel tessuto sociale del Paese.

Con la caduta del comunismo e la riaffermazione dei principi democratici si avvertono i primi sentori di un superamento delle contraddizioni esistenti.

La società  civile non è più percepita come parallela all’azione dello Stato ma diventa l’attore intermediario che riafferma un ruolo attivo del cittadino, capace di partecipare alla vita pubblica e collaborare con gli attori istituzionali.

Ed è così, che la relazione antagonista tra la società  e lo Stato è soppiantata da un rapporto di collaborazione che trova pieno riconoscimento nell’introduzione nel testo Costituzionale polacco del principio di sussidiarietà  e l’obbligo in capo a tutti i cittadini della ” cura del bene comune ”  (3).  

In più, oggi, il terzo settore è completamente regolato dalla legge sulle ” Attività  di pubblico beneficio e volontariato ” del 23 aprile 23. La legge, definendo il framework legale, identifica i modi della cooperazione tra le istituzioni pubbliche e il terzo settore. Una novità  importante è proprio l’introduzione nel testo del termine ” lavoro di pubblico beneficio ” che mostra l’importanza assunta dalle associazioni di volontariato nello svolgere azioni di carattere pubblico e a beneficio dell’intera comunità (4).

Lo studio sul terzo settore in Polonia ci ricollega cosìall’importante dibattito sul ruolo del volontariato come risorsa per la democrazia, le associazioni nel Paese hanno dimostrato una vitalità  capace di approfondire il processo democratico e fare dei cittadini gli attori primari di tale processo(5).



(1)  Le?, E., Na??cz, S., Wygna?ski, J. (21) Defining the Nonprofit Sector: Poland. Working Papers of the Johns Hopkins Comparative Nonprofit Sector Project, no. 36. Baltimore: The Johns Hopkins Centre for Civil Society Studies

(3)  M. Romaniello, Costituzione Polacca in difesa dei beni comuni http://www.labsus.org/?index=php&option=com_content&task=view&id=3173&Itemid=29

(4)  Study on Volunteering In the European Union Country, Report Poland,   21