Malgrado i numerosi e ricorrenti problemi legati alla realizzazione di impianti volti alla produzione di energia rinnvovabile, pare che qualcosa stia per cambiare. Entro primavera, il Department of Environmental Protection di NY provvederà all’elaborazione di un primo progetto che miri all’installazione di turbine in cima alla discarica di Fresh Kills a Staten Island. Gli urbanisti stanno già lavorando sulle variazioni urbanistiche – da sottoporre al vaglio della City Planning Commission – per consentire di installare turbine fino a 55 metri di altezza sui tetti degli edifici alti più di 1 metri, e turbine ancor più alte su siti commerciali e industriali.
La più grande fonte di energia eolica per la città si trova però in mare aperto. L’amministrazione Bloomberg ha già accettato le proposte presentate lo scorso settembre dal New York Power Authority: si è pensato di utilizzare una parte del suolo marino per la costruzione di un parco eolico che si estenda fino a 13 miglia al largo della costa del Rockaways nel Queens.
I funzionari della città si dicono già pronti a sostenere tutti i validi progetti che mirino ad un efficace sistema di produzione di energia rinnovabile, con i relativi vantaggi in termini di benefici economici e creazione di posti di lavoro.
Uno studio commissionato dal Comune lo scorso anno ha dimostrato che i parchi eolici potrebbero addirittuare sostituire la centrale nucleare di Point nella contea di Westchester.
L’installazione del parco eolico off-shore segnerebbe un vero e proprio punto di svolta: la centrale arriverebbe a produrre più di 35 megawatt, una quantità di elettricità sufficiente per alimentare mezzo milione di case a New York e Long Island. Gli Stati dell’Eastern Seaboard sono in ritardo rispetto al West e al Midwest dove gli impianti eolici già forniscono fino al 2 per cento dell’energia elettrica.
Nell’ultimo decennio sono state impiantate turbine in tutto il Paese, anche in alcune aziende dello Stato di New York che mira a ricavare il 3 per cento della sua energia da fonti rinnovabili entro il 215.
Nonostante il sostegno di numerosi gruppi ambientalisti, il progetto – che trova negli elevati costi e nei rischi di danneggiamento della flora e della fauna marina i principali ostacoli – dovrà ottenere una lunga serie di approvazioni che rischiano di ritardare la realizzazione dell’impianto.