Contrariamente a quanto può pensarsi scorrendo le prime righe del libro, dunque, l’autore non racconta una storia fantastica. Piuttosto analizza il reale, con le sue contraddizioni e i suoi difetti. A cominciare dal fatto per cui, oggigiorno, l’opulenza di una società sta nel (mal) costume dell’ “usa e getta”.
“Mio nonno non avrebbe capito la direttiva comunitaria 98/28”.
“Mio nonno – dice Cavallo – non avrebbe capito”. Avrebbe trovato assurdo e finanche paradossale che ci fosse bisogno di una legge per spiegare ai cittadini l’importanza del riutilizzo e del recupero. Insomma, per far capire loro che sprecare non ha senso. Egli avrebbe certamente osservato che “quando il buon senso non basta più e ci vuole una legge, allora c’è qualcosa che non va”.
E’ con gli occhi di suo nonno, dunque, che l’autore si addentra nei meandri della direttiva 98/28/Ce, delle sue prescrizioni e, soprattutto, di un sottotitolo qual è “verso una società de riciclo”. Il ricordo di una serie di aneddoti tratti da un’infanzia neppure troppo lontana serve, infatti, a Cavallo per spiegare il senso delle nozioni di “rifiuto” o di “preparazione per il riutilizzo”, come concepite dall’ultima direttiva rifiuti.
Verso uno sviluppo (veramente) sostenibile
Del pari, gli stessi ricordi permettono all’autore di osservare come “il problema della crescita dei rifiuti è più profondo. Sta in un sistema economico che non ha capito che i rifiuti sono un chiaro esempio di inefficienza. Proprio come un motore che scalda troppo, un’auto che beve troppo”. E a riprova di ciò cita l’art. 29 della direttiva rifiuti, dove si legge che “Gli Stati membri adottano […] programmi di prevenzione dei rifiuti entro il 12 dicembre 213. […] Lo scopo di tali obiettivi e misure è di dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione di rifiuti”. Ossia di dare attuazione concreta, almeno nel settore in questione, al principio dello sviluppo sostenibile e, dunque, di ripensare ad un modello di società che sappia coniugare in modo equilibrato le esigenze del mercato con le istanze di tutela ambientale.
Di qui l’auspicio per l’avvento di una nuova consapevolezza che porti “chi, fino a oggi, ha sprecato, [ad assumersi la responsabilità ] di cooperare nel ridurre al minimo gli sprechi”. Ma, soprattutto, che inneschi un dialogo tra culture, affinché chi non ha mai prodotto rifiuti “possa raccontare che anche lui, fino a quel momento, ha vissuto con pari dignità “.
Attenzione ai rifiuti!
Nel mentre, l’invito a guardare ai nostri rifiuti. Ossia a porre attenzione nei confronti di ciò che buttiamo e di dove lo gettiamo. Non è più ammissibile che – come scriveva Calvino – “dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede”, posto che (per lo meno) in Italia il problema dei rifiuti e delle discariche è cronaca di tutti i giorni, tanto da meritare a volte persino l’appellativo di “emergenza“.
Cavallo dimostra, allora, che ognuno di noi, con piccoli gesti quotidiani, può fare molto perché “la società del riciclo” non resti un’utopia. E, al contempo, auspica ad un incontro tra culture che sappia dare “sfogo alle creatività e [permetta] di vivere con gli stessi agi, le stesse comodità , forse anche maggiori per tutti, senza sprecare e produrre rifiuti, ma in un ciclo virtuoso basato su un corretto consumo di risorse”.
CAVALLO R., Meno 1 chili – Ricette per la dieta della nostra pattumiera, ed. Ambiente, 211.