L'interesse per il verde assoggettato alla cultura della condivisione

In rapida diffusione quelle iniziative che avvicinano le persone verso pratiche di verde attivo

Gli italiani stanno riscoprendo la passione per il giardinaggio e per quel contatto con la natura che si è andato lentamente perdendo nel marasma del processo di cementificazione delle città . A rivelarlo è uno studio condotto dalla Coldiretti sul modo in cui gli italiani impiegano il loro tempo libero,che ha evidenziato come il trentasette percento di loro lo spenda nella cura del proprio orto. Sulla scia di questa tendenza vanno diffondendosi a macchia d’olio iniziative finalizzate ad avvicinare sempre più persone verso pratiche di verde attivo, basate sull’idea che una passione privata messa in condivisione con altre persone che ” coltivano ” lo stesso interesse possa trasformarsi in un esempio illuminante di cittadinanza attiva.

Esperienze di orti condivisi

Non rappresenta dunque una novità  la crescente affermazione del fenomeno degli orti didattici, che a partire dalle scuole mirano all’ambizioso obiettivo di proiettare gli studenti verso una riscoperta del rapporto con la terra e ad una nuova educazione alimentare e ambientale. Ne è un esempio il progetto promosso da Slow Food dal bizzarro nome ” Orto in condotta ” , che attraverso la costituzione di comunità  di apprendimento formate da studenti, insegnanti, genitori, nonni e produttori locali vuole fungere da importante canale di trasmissione alle giovani generazioni dei saperi legati alla cultura del cibo e alla salvaguardia dell’ambiente. Sulla medesima lunghezza d’onda incrociamo il programma “MiColtivo”  della Fondazione Catella o l’orto didattico ” La grande madre ” attivo in Provincia di Udine, ma la lista potrebbe andare avanti all’infinito.

E se anche il posto di lavoro si trasforma in un luogo potenziale in cui far crescere un orticello rimesso alla cura dei suoi dipendenti, allora ci pare impossibile negare l’evidente avanzata in Italia di una nuova sensibilità  verso la tematica ambientale. L’esperienza firmata Orti d’Azienda è esemplare: onlus con alle spalle appena cinque mesi di vita, sull’onda di quanto già  realizzato negli Stati Uniti da alcune grandi aziende come Google, Pepsi e Toyota, aiuta le imprese impegnate sul tema della Social responsibility a realizzare orti in azienda per scopi sociali; in altre parole, l’organizzazione fornisce supporto all’azienda o al personale interessato ad avere un orto curando direttamente la fase di progettazione e realizzazione, facendo formazione e gestendo in un primo momento la manutenzione degli spazi verdi avvalendosi dell’aiuto delle cooperative sociali.

La condivisione di un orto, che abbia luogo in una scuola, in azienda o, come sempre più spesso capita, nei quartieri e nei condomini, ha il pregio non indifferente di creare e rafforzare i legami sociali e di sviluppare una nuova visione dell’ambiente inteso come bene comune che va tutelato partendo dalle piccole passioni quotidiane, meglio se condivise. E a questo scopo può rivelarsi estremamente utile il ruolo dei social network nella creazione di reti di cittadini che si incontrano online per scambiarsi opinioni e conoscenze tecniche sul tema e – perché no – che creano comunità  in loco per prendersi cura, insieme, di alcuni spazi di verde pubblico. Tra le pagine del nostro sito abbiamo già  avuto modo di parlare del progetto “Zappata Romana” e dell’idea ad esso sottintesa di realizzare una mappa degli orti e dei giardini condivisi della capitale; un progetto che trova il suo omologo per la città  di Milano in ” Orto diffuso ” .

Trasformare la propria passione per la cura del verde in un interesse da condividere con gli altri a beneficio della comunità : ecco una differente definizione di orto condiviso. La speranza ora è che il pollice degli italiani diventi sempre più verde, senza tuttavia trascurare l’importante ruolo affidato alla pubblica amministrazione nella promozione di politiche pubbliche in grado di favorire la diffusione di questo tipo di processi.