Che fine hanno fatto le vecchie cabine telefoniche? Avete mai fatto caso se nei vostri comuni sono state smantellate, piuttosto che abbandonate al degrado o magari riqualificate? Ad Osaka, armati di fantasia, senso civico e tanta buona volontà , un gruppo di studenti universitari, membri del collettivo artistico Kingyobu (Il club dei pesci rossi) è stato protagonista di un’indiscussa ed orignale installazione urbana, all’interno dell’Osaka Kanvas Project, un progetto avviato nel 21, con l’obiettivo di facilitare la collaborazione tra artisti, cittadini ed istituzioni e dunque la fusione tra arte e spazio pubblico, scoprire nuove attrazioni all’interno delle comunità e dei paesaggi urbani, e fornire agli artisti opportunità per la realizzazione delle loro idee e delle loro interpretazioni della città e dello spazio pubblico.
Osaka, viene cosìparagonata ad una tela, diventa un luogo di rappresentazione artistica in cui si creano e si diffondono nuovi modelli di spazio urbano.
Nel corso della prima edizione del progetto, nel 21, ventitre opere sono state selezionate attraverso un bando aperto, e sono state esposte insieme alle pitture sui muri (alcune sono ancora visibili). Quest’anno, sono quarantatre le opere selezionate che saranno esposte, nel mese di ottobre, nel parco di Nakanoshima, a Kita-ku, Hattori Ryokuchi, e Sakishima, al Metropolis Festival Aqua Osaka 212.
Il club del pesce rosso
Tra le varie opere, una in particolare si distingue per la sua originalità , oltre che per il messaggio positivo che si porta dietro, nella cultura giapponese, ed è quella dei cinque studenti della Kyoto Univeristy of Art and Desing, che hanno formato il gruppo Kingyobu, durante il loro secondo anno di studio. Questi ragazzi, hanno traformato le vecchie cabine telefoniche in acquari pubblici che catturano l’attenzione dei pedoni, offrendo qualcosa che richiama la cultura e la storia giapponese.
Si tratta di un’installazione che ha riscoperto le vecchie cabine telefoniche, donando loro una nuova funzione, decisamente più artistica e dal significato pregnante. Le strutture, inutilizzate ormai da anni, sono state trasformate in acquari urbani, pieni di pesci rossi. Oltre dunque al riutilizzo della piccola struttura abbandonata a sè stessa, che occupavava inutilmente suolo pubblico, sono state create delle vere e proprie attrazioni all’nterno della città .
L’arte si è fusa con lo spazio urbano e la cultura di un popolo, interpretandone la sua storia. Come ci suggerisce Valentina Mazzotti, ricercatrice del dipartimento di Arte della Tohoku University, “I pesci rossi arrivarono dalla Cina verso il XVI sec., sono generalmente considerati simbolo di prosperità e buon auspicio, anche perché nonostante siano rossi, in giapponese vengono chiamati Kingyo che significa “pesciolino d’oro”(come in inglese golden fish). Sarebbe infatti interessante – continua la ricercatrice – conoscere i propositi artistici del Kingyo-bu (club del pesce rosso), di come questi studenti abbiano pensato di riutilizzare un oggetto oramai obsoleto come una cabina telefonica e riportarla in vita attraverso la natura”.
Il precedente
Nella regione metropolitana di San Paolo, in Brasile, le cabine telefoniche erano state già prese d’assalto da vari artisti e trasformate in vere e proprie installazioni urbane, create grazie al progetto di arte pubblica Call Parade, la mostra collettiva che ha trasformato cento cabine telefoniche in opere d’arte di cento artisti diversi. Ogni cabina-casco, presenta il lavoro di fervida immaginazione dell’artista. Oggi i “gusci pubblici”, come li chiamano gli abitanti di San Paolo, dipinti e lavorati, rappresentano le cose più disparate e sono considerati una delle tante attrattive della città .
Una lezione di civiltà creativa, quella giapponese, un modello di fusione tra arte, iniziativa civica e spazio urbano da tenere in considerazione per tante delle nostre città in cui le cabine telefoniche sono ormai soltanto una delle tante strutture pubbliche abbandonate al degrado e spesso oggetto di atti di vandalismo.