Rinnovabili, efficienza, decarbonizzazione le parole chiave

Anche i cittadini sono chiamati a fare la loro parte modificando abitudini e consumi

Taglio alle emissioni inquinanti, efficienza, sostituzione delle fonti energetiche tradizionali con quelle rinnovabili. Sono questi i 3 cardini della road map proposta dal Wwf. Una sfida di enorme portata che necessita del contributo di tutti: istituzioni, imprese e cittadini. Non si tratta infatti solamente di modificare il mercato dell’energia italiana, ma anche di incidere profondamente sugli stili di vita e sui comportamenti della popolazione.

La riduzione dei consumi energetici

Il piano prevede innanzitutto una riduzione dei consumi energetici, da qui al 25, del 4% rispetto ai livelli del 21. A ciò si accompagna l’introduzione di un vincolo di riduzione calcolato in termini assoluti e non relativi come fatto finora. Parallelamente si intende “dirottare la domanda di energia, soprattutto del comparto industria e trasporti, dalle fonti primarie non rinnovabili (combustibili fossili, nucleare ecc.) sul settore elettrico, incrementando il contributo di quest’ultimo dall’attuale 2% al 43% nel 25 (il 3% in più rispetto al 21)”. Grazie al percorso intrapreso si potrebbe così “raggiungere il 1% di rinnovabili nel settore elettrico che, con una ‘iniezione’ di energia pulita di 8TWh in più ogni anno, ridurrà  del 97% le proprie emissioni di CO2 rispetto al 199”.

 

 

 

La necessità  di recuperare una visione di lungo periodo

 

Semplici buoni propositi? No, questa volta c’è qualcosa di più. Come sottolinea il Wwf, infatti, l’Italia sarà  vincolata ad intraprendere azioni più incisive cosìda attenersi alla tabella di marcia proposta dall’Unione Europea che mira a ridurre le proprie emissioni di gas serra dell’8-95% entro il 25 (in raffronto ai parametri registrati nel 199). Insomma, nonostante l’arretratezza del nostro Paese sulla questione, è ora di svegliarsi. “(In Italia) manca una visione del sistema energetico nazionale di lungo periodo – sottolinea il rapporto – Le infrastrutture e gli investimenti in opere pubbliche sono condizionati da politiche del momento e di corto respiro, con incentivi visti più come favori che come effettiva leva di politiche energetiche e industriali. Eppure il rinnovamento del settore elettrico basato su un paradigma di sostenibilità  potrebbe rappresentare un’opportunità  per l’economia europea, in termini di occupazione, di sicurezza energetica e degli approvvigionamenti ed in termini di sviluppo dell’impresa europea”. Un impegno che implica una “chiarezza di indirizzo di policy ed un coinvolgimento di tutti gli attori, non solo le grandi imprese energetiche, ma anche le amministrazioni pubbliche e non ultimi i cittadini“.

 

 

 

Il ruolo della cittadinanza


I cittadini, appunto. In primo luogo a loro vantaggio dovrebbe essere orientata la cosiddetta “fiscalità  taglia-emissioni”. Un pacchetto di provvedimenti che incideranno, per esempio, sul calcolo dell’Imu (in base alla classe energetica della casa), sul bollo dell’auto (determinato in relazione alle emissioni inquinanti anziché sui kW del veicolo) e sull’Iva, sostituita dall’Imposta di Carbonio Emesso (Ice), ovvero la tassa sul contenuto di CO2 presente nei prodotti nelle varie fasi di processo. In secondo luogo viene richiesto alla popolazione un cambio di mentalità  che ponga al centro il consumo responsabile. Cosa vuol dire? Utilizzo di trasporti ad impatto ambientale ridotto, abitazioni energeticamente autonome, riduzione degli sprechi. Difficile ma possibile. Ne va del nostro domani.