Gli elementi contestuali, sottolineati da Mauro Bonaretti, hanno riguardato i nuovi scenari con cui l’amministrazione urbana si trova a confrontarsi (a livello di esigenze differenziate di soggetti plurimi), i problemi pragmatici di fattibilità (ovvero di risorse mancanti rispetto a prospettive di innovazione), nonché “l’emergenza di una domanda sociale” che rispecchia una nuova percezione della soggettività , profondamente diversa rispetto a quella nella quale le pubbliche amministrazioni furono concepite.
Il ruolo delle pubbliche amministrazioni sta necessariamente evolvendo da fornitori di servizi a “governatori della rete”, intesa come luogo di incontro e di raccordo di professionalità , intenti ed interessi condivisi per un fine di interesse generale. Secondo questo stesso paradigma, cambierebbe anche il tenore degli accordi tra enti pubblici e privati, intesi non più come negoziazioni su posizioni statiche individuali ma come comunità di intenti per raggiungere un fine condiviso e percepito come proprio. Risulta evidente il ruolo preponderante che la comunicazione svolge -e svolgerà sempre più- per la realizzazione di questo cambiamento, per coinvolgere la città e gli istituti, per creare reti che valorizzino le opportunità di sviluppo, per “mettere nelle condizioni i cittadini di fruire delle opportunità che mette a disposizione la città ” e per “comunicare la città , non l’attività del comune”.
Quando mancano le risorse
“E’ finito il processo di delega” alle pubbliche amministrazioni, paradigma per anni dominante nel contesto italiano, e ci troviamo di fronte alla necessità concreta di favorire il protagonismo dei cittadini: la domanda sociale è quella di governare la rete di relazioni ed opportunità , piuttosto che produrre servizi prestazionali. In un contesto nel quale le risorse sono sempre più ridotte, la scommessa per generare valore per la collettività è rivolta alla rete di relazioni di cui si compone la città , intesa non come agglomerato urbano, ma come interazione viva e vitale della comunità .
La tendenza concreta rilevata, però, è che “di fronte ad una società che è sempre più reticolare […] stiamo andando verso una dimensione della centralizzazione della gerarchia con l’ipotesi che questo faccia risparmiare” [cit.]. Il punto sarebbe di guardare il problema “dal punto di vista dell’agibilità dei processi decisionali: è chiaro che se vogliamo governare la rete dobbiamo avere la possibilità di manovrare delle leve” [cit.], attraverso figure professionali attualmente mancanti.
Come fare?
Il punto d’interesse fondamentale sollevato dagli studenti è stato di capire come questo genere di approccio possa trovare concreta applicazione, anche in contesti che evidenzino criticità particolari. La leva essenziale, richiamata tanto dal direttore Mauro Bonaretti quanto dal professor Gregorio Arena, è quella della fiducia tra pubblica amministrazione e città , fondata sull’esperienza, il coinvolgimento e, soprattutto, la chiarezza e la trasparenza, tanto riguardo alle opportunità quanto riguardo alle criticità .
L’incontro ha fatto quindi emergere le prospettive del nuovo modello, la rilevanza del ruolo della comunicazione in questo contesto nonché le opportunità di inserimento di nuove figure professionali in un’amministrazione urbana che, necessariamente, dovrà cambiare per rispondere alla domanda sociale di partecipazione e di coinvolgimento.
Qui l’intervista a Mauro Bonaretti a cura di Labsus.