“Oggi più che mai è necessario parlare di paesaggio” scrive così Salvatore Settis, e comunica attraverso poche parole un’esigenza quanto mai attuale, quella della sensibilizzazione alla cura dell’ambiente che ci circonda. Così, in poche pagine, viene fuori lo spirito di questo testo, pensato per le nuove generazioni ma rivolto universalmente a tutti coloro che percepiscono come primaria, l’urgenza dell’attuale questione ambientale.
Scorrono veloci le parole di Settis e dal paesaggio, “l’entre deux fra la sfera dell’individuo e la sfera della vita collettiva” come lo intende Massimo Quaini, ci si ritrova a parlare di “azione popolare” in risposta al degrado, perchè come scriveva Giusepe Dossetti nel 1945, “l’unica possibilità e la condizione pregiudiziale di una ricostruzione stanno in questo: che le persone coscienti ed oneste non restino assenti lasciando campo alle rovinose esperienze dei disonesti e degli avventurieri”.
Il paesaggio, secondo l’autore, è dunque un test per intendere come il cittadino vive se stesso in relazione all’ambiente che lo circonda e alla comunità in cui vive, un modo per comprendere come esso interpreta la gerarchia fra l’immediato vantaggio del singolo e il pubblico interesse della collettività . Ed è qui che emerge la tematica del “bene comune” che se trascurato diventa “male comune”, come scrive Carlo Donolo nel suo contributo al testo L’Italia dei beni comuni, e come conferma Settis quando scrive che “i danni al paesaggio colpiscono tutti, come cittadinanza ma anche come individui: uno per uno”.
Si deve ripartire dunque dalla tradizione della publica utilitas per creare una rete che deve far leva sull’azione civica come iniziativa volontaria e gratuita in “legittima difesa di se stessi fatta in nome del bene comune” perchè, prosegue l’autore, “l’ambiente, il paesaggio, il territorio sono un bene comune, sul quale tutti abbiamo non solo un passivo diritto di fruizione, ma anche un attivo diritto-dovere di protezione e difesa”.
Difesa che si esplica quindi solo attraverso l’azione popolare, quel “diritto dovere di resistenza collettiva al degrado della città e delle campagne, al sacco del paesaggio” che porta con sè numerose componenti fondamentali per la salvaguardia dei beni comuni, che Settis riassume nella promozione capillare di singole azioni di contrasto alla devastazione che ci circonda, nella messa in rete delle singole azioni e degli atti di alcuni amministratori pubblici, nell’ottimizzazione dell’utilizzo del web e delle nuove tecnologie, nell’esplorazione assidua e competente delle possibilità legali del singolo cittadino e delle associazioni di esercitare il proprio diritto che è anche quello espresso nella nostra Costituzione dall’art.118.
Perchè il bene comune è il fondamento della democrazia, della libertà e dell’uguaglianza ed essere cittadini, conclude Settis, vuol dire essere consapevoli dei legami di solidarietà sociale che sono il cuore e il lievito della nostra Costituzione.
SETTIS S., Contro il degrado civile. Paesaggio e democrazia, La Scuola di Pitagora, Napoli, 212.