Da marzo avrà inizio l’installazione dei nuovi punti di ricarica Enel nelle 4 7 stazioni di rifornimento Eni (di cui 127 sulla rete autostradale), proprio accanto a benzina e gasolio. Viene lanciato cosìun impulso senza precedenti alla diffusione delle vetture a batteria facendo leva sulla disponibilità della ricarica, ” un fattore determinante per gli automobilisti nella scelta di qualsiasi tipo di auto ” , come spiega Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel.
La ricarica rapida
L’operazione è resa ancor più interessante dal fatto che ad essere installate saranno proprio le nuove colonnine di ricarica rapida Enel che saranno in grado di fare il pieno all’auto elettrica (fino a circa l’8%) in appena trenta minuti, grazie ad una corrente alternata da 43 kW. Questo servizio è abbinato ad una più ampia strategia che prevede l’istallazione di stazioni di ricarica domestica e l’applicazione di tariffe flat che consentiranno di ricaricare illimitatamente l’auto ad un costo mensile di 25 euro.
Il business delle colonnine
La diffusione dell’auto elettrica in questi anni è rimasta bloccata proprio a causa dalla mancanza di una rete convincente di strutture di rifornimento: ad oggi, in Italia, sono state installate solo 4 colonnine di ricarica a fronte di un business che, a livello mondiale, vede crescere i suoi ricavi ad una media annua del 49%. Nel 217 si prevede che i punti di ricarica installati nel mondo saranno più di sette milioni, di cui almeno il 5% in Asia ed Australia, per un valore totale superiore ai tre miliardi di euro. L’Italia rischia di rimanere pesantemente indietro rispetto a questo trend mondiale, essendo per altro l’unico paese europeo a non prevedere incentivi ad hoc per la mobilità elettrica, attesi per il 213 e poi rimandati a data da destinarsi.
Il “rischio”
La diffusione dei nuovi punti di ricarica rapida segnerà il vero anno zero dell’auto elettrica dando agli automobilisti la possibilità di scegliere un veicolo ecocompatibile con la garanzia di avere a disposizione una rete efficace di infrastrutture di ricarica. Non negando l’esistenza di motivi di opportunità alla base di questo accordo, bisogna comunque rilevare l’originalità di questa sinergia tra competitor che ” corre il rischio ” di finire per contribuire alla tutela del bene comune, creando le condizioni effettive per rendere la mobilità privata sempre più ecocompatibile.