Certo sarebbe assurdo negare che in periodi di crisi, come quello che stiamo vivendo, non sia necessario fare una scelta riguardo ai temi a cui dare priorità , ma escludere completamente l’agricoltura dall’agenda politica non è ragionevole. Eppure questo è successo l’agricoltura è rimasta proprio al di fuori dell’attività del governo uscente, fatti salvi gli sforzi ” creativi ” del Ministro delle Politiche Agricoli, Alimentari e Forestali, Mario Catania. Il disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo è rimasto tale: un disegno surclassato da necessità ritenute più imminenti. Non si intende qui discutere scelte fatte sulla base dell’urgenza, ma preoccupa notare che nemmeno nelle agende e nei discorsi politici pre-elettorali.
I giovani e l’agricoltura
Eppure, secondo un’analisi di Coldiretti relativa al secondo trimestre del 212 presentata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione (svoltosi lo scorso ottobre a Cernobbio), l’agricoltura ha visto accrescere i suoi dipendenti di almeno il 1%, in netta controtendenza rispetto all’andamento generale. Crescono anche le imprese agricole guidate da giovani (+4%), nonostante gli oneri burocratici ed economici necessari per avviare, o per rinnovare, questo genere di attività . I giovani, provenienti dalle più diverse formazioni, rappresentano un valore aggiunto importante per questo settore: hanno la flessibilità necessaria per operare su tutta la filiera e, soprattutto, sanno ” fare rete ” e sfruttare le opportunità delle reti già esistenti. Queste ragioni basterebbero a giustificare la necessità di rilanciare l’interesse politico per questo settore foriero di opportunità e di potenzialità .
L’agricoltura e il paesaggio
Ma l’agricoltura è anche paesaggio, carattere nazionale e difesa del territorio, come ha avuto modo di sottolineare Maria Grazia Crespi, fondatrice del Fondo Ambiente Italiano, in una recente intervista. La valorizzazione dell’attività agricola, oltre alle ricadute produttive dirette, permetterebbe di rilanciare attività di agriturismo, nonché di tutela di quel panorama rurale che attrae annualmente turisti da tutto il mondo, affascinati dal carattere paesaggistico dell’Italia. Vi è infine un ulteriore aspetto da non sottovalutare: l’utilizzo, e quindi la gestione, accorta del territorio permetterebbe tanto di ridurre il rischio di catastrofi idrogeologiche (frane, inondazioni, …), quanto di evitare danni irreparabili al patrimonio storico culturale nazionale.
L’agricoltura rappresenta quindi un bene comune da tutelare e promuovere, in ragione tanto del suo valore ” intrinseco ” , quanto delle sue potenzialità produttive ed occupazionali. Se da un lato vi è certamente l’esigenza di provvedere al ” sostentamento nazionale ” , dall’altro, snellendo le procedure per l’avvio di attività agricole, si contribuirebbe a ridurre la disoccupazione ed a sostenere l’imprenditoria giovanile. La politica che dovesse farsi carico di promuovere e sostenere il settore agricolo come merita, diventerebbe corresponsabile di uno sviluppo nuovo, sussidiario, basato sulla valorizzazione di un bene comune inestimabile, il territorio, del quale i cittadini non aspettano che di potersi prendere.