L’iniziativa si propone di recuperare quegli alimenti ancora perfettamente commestibili ponendo il cittadino come attore centrale nella sostenibilità alimentare. Food-sharing è un’associazione no-profit aperta a tutti: privati, aziende alimentari, produttori e esercizi commerciali posso iscriversi alla piattaforma pagando una quota associativa e sottoscrivendo, oltre a precise norme igienico-sanitarie, delle regole comportamentali di onestà , responsabilità e affidabilità . Ogni offerta alimentare indica la città , la tipologia e la quantità del cibo, la data di scadenza e la data in cui i prodotti scelti possono essere ritirati. L’idea di base, ribadita dai promotori sul sito web, è che le persone condividono il cibo: non ha importanza il denaro, perché la condivisione è una dimensione etica.
In Italia ogni anno finiscono tra i rifiuti dai 1 ai 2 milioni di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabili per un valore di circa 37 miliardi di euro. Da anni la fondazione Banco Alimentare è impegnata nel recupero di beni alimentari per la difesa dei più bisognosi, collaborando con la Caritas e con altre associazioni Onlus diffuse in tutto il territorio nazionale. Ad esempio il progetto Siticibo, nato nel 23 a Milano, dove volontari di ogni età recuperano quotidianamente piatti pronti e prodotti freschi da mense, hotel e ristoranti per poi ridistribuirli ad enti caritatevoli che offrono pasti gratuiti e sacchetti alimentari.
L’impegno della Commissione Europea
Il food-sharing è un esempio di comportamento ecologicamente responsabile e di sviluppo sostenibile, la questione della riduzione dei rifiuti ed il significato economico ed etico di tale piattaforma è di rilevanza mondiale: mentre ogni 15 secondi un bambino muore di fame, circa 1/3 del cibo prodotto in tutto il pianeta finisce nella spazzatura. Secondo la Commissione Europea, lo spreco alimentare in Europa corrisponde a circa 9 milioni di tonnellate e il paradosso più preoccupante è che più aumenta l’impoverimento globale e la denutrizione, tanto più aumenta la produzione di rifiuti urbani.
Nel 21 è stato promosso ” Un anno contro lo spreco ” : una campagna europea di sensibilizzazione sullo spreco alimentare. Il progetto è stato presentato da Last Minute Market, spin-off dell’Università di Bologna nato nel 1998 con la direzione scientifica del prof. Andrea Segrè (direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari), rivolgendosi in particolare a cittadini sensibili e consapevoli, ad amministratori fondamentali sul piano normativo ed organizzativo, alle imprese e soprattutto ai giovani, futuro attivo di questa società .
Sotto il patrocinio del Parlamento Europeo-Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale, nasce cosìun programma pluriennale che ha come obiettivo principale la sensibilizzazione dell’opinione pubblica europea ed italiana con la diffusione di una nuova cultura dell’utilizzo delle risorse e una migliore progettazione di beni e servizi.
Lo spreco è una cattiva abitudine diffusa nella nostra società che riguarda diversi consumi, per questo nel progetto ogni anno è prevista un’attenzione particolare ad ognuno di essi: il cibo nel 21, l’acqua nel 211 e l’energia nel 212, affinché vi sia una consapevolezza omogenea. Inoltre, il Parlamento Europeo ha richiesto che il 214 diventi “Anno Europeo di lotta allo spreco alimentare” impegnandosi nel raggiungimento dell’obiettivo di dimezzare entro il 225 lo spreco alimentare negli Stati Membri.