La sussidiarietà  come via per il credito a famiglie ed imprese

"Le banche, infatti, sono luoghi di socializzazione, che favoriscono anche la messa in comune di saperi e conoscenze" (Ass. Naz. BdT)

La crisi economica come mancanza di credito


Mai come in questi mesi si parla della crisi economica e finanziaria. La nostra attualità , la politica, la campagna elettorale sono occasioni per ricordarla ogni giorno, sviscerarla, proporre soluzioni nel merito. Intanto tra le sue conseguenze, frutto anche dell’aumento dell’inflazione e della pressione fiscale, pesa e tanto la restrizione del credito, quindi della disponibilità  del sistema bancario e finanziario verso famiglie e imprese. Diventa sempre più difficile poter onorare impegni come l’acquisto di una casa via mutuo, oppure investire per innovare, dare lavoro e aumentare i consumi.Così, in un momento in cui il cosiddetto “credit crunch” colpisce anche le persone meritevoli, e non si vedono all’orizzonte strumenti di finanza personale che diano un pieno controllo dei propri investimenti e di un equo rendimento, servirebbero canali alternativi, efficienti e convenienti di accesso al credito.

Ripartiamo dal ” 47 ” : Banche Etiche e…


E se è vero che è proprio nelle difficoltà  che vanno cercate  strategie nuove, una base interessante la possiamo trovare nella nostra Costituzione, riprendendo in mano l’articolo 47, che obbliga  la Repubblica a “incoraggiare e tutelare il risparmio in tutte le sue forme, e disciplinare e controllare con provvedimenti legislativi l’esercizio del credito, favorendo attraverso il risparmio l’accesso alla proprietà  privata dell’abitazione, alla proprietà  terriera da coltivare e all’acquisto delle azioni dei grandi complessi produttivi del Paese”. Si tratta di una norma ispirata ai principi della cosiddetta ” democrazia economica ” , in base alla quale le banche, su indirizzo dello Stato, svolgono due tipi di operazioni: da un lato prestano denaro e ricevono in cambio un interesse, e dall’altro si procurano denaro e pagano interessi.  Le operazioni tipiche dell’apertura di credito, in conto corrente e il mutuo: tutte operazioni che dal punto di vista economico rendono le banche intermediare tra coloro che hanno capitali disponibili da utilizzare e coloro che hanno bisogno di denaro in prestito. Insomma un’attività  molto importante per il buon andamento dell’economia del Paese, ma che in questi tempi pare sempre più vincolata a garanzie e condizioni. Troppo vincolata. Molti allora suggeriscono un messaggio che punti a riformare il sistema, le strade non sono mancate. C’è chi vorrebbe tornare allo spirito dei cosiddetti “Monti di Pietà “, oppure si vorrebbe estendere su scala più ampia la rete delle Banche Etiche o Banche dei Poveri, normali istituti bancari che però scelgano con grande attenzione gli investimenti sui quali concentrare il risparmio raccolto, con prestiti bassi a bassi interessi.

Andare oltre: Crowdfunding, Social lending e…

Ma c’è chi già  da tempo vuole andare oltre, puntando ad un applicazione al concetto di credito del principio di sussidiarietà  orizzontale, disciplinato dall’art.118, ultimo comma della costituzione. Una primo percorso è rappresentato dal crowdfunding o crowdsourcing (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento), ossia un processo di finanziamento dal basso che mobiliti persone e risorse anche distanti tra di loro, e sfrutti al meglio la logica di rete,   utilizzando il denaro messo in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni. Esiste poi la variante del prestito sociale (o social lending): un prestito da parte di privati ad altri privati su Internet a titolo di prestito personale attraverso piattaforme web come Zopa, o più di recente Smartika, nata in Italia proprio sulle ceneri del portale britannico nato nel 25 ma poi sospeso dalla Banca d’Italia nel luglio 29 insieme all’italiano Boober. Da un lato i cittadini che intendono dare (a interesse) per cause sociali. Dall’altro organizzazioni in cerca di finanziamenti a tassi sostenibili. In mezzo l’istituto di credito che seleziona, si assume il «rischio default » : per intenderci sarà  l’ultima a recuperare il credito in caso di insolvenza, intanto dà  il “calcio d’avvio alla partita” con il primo finanziamento.

La nuova frontiera delle “Banche del Tempo”


C’è infine un’ultima frontiera, che si poggia su una visione non monetaria del sistema di scambio economico. Un’esperienza che mette radici nel Medioevo, prima   degli Stati nazionali, e in cui gli aderenti, su base volontaria, si scambiavano beni e servizi senza l’intermediazione del denaro, secondo un rapporto di reciprocità . L’obiettivo quindi era quello di cercare il benessere sociale e individuale attraverso relazioni interpersonali, il che inserito tutto questo nel contesto di oggi, vuol dire anche non mettere al primo posto il consumo di un bene. Non significa ovviamente abbandonare l’economia moderna, basata sulla moneta, ma concepire l’attività  economica come strumento per favorire dinamiche di socializzazione. Allora occorre immaginare una realtà  fatta di poteri diffusi, e tanti soggetti. Compresi i cittadini, singoli e organizzati, tra cui magari lo scambio può avvenire in maniera diversa dall’attribuzione alle merci di un prezzo, ma su elementi fiduciari.Fiducia per esempio nella disponibilità  di tempo di chi è accanto a noi, e può mettere a disposizione la “moneta” del proprio tempo: qualche ora per dare ad un altro socio una certa competenza, o un certo beneficio. Questo infatti il motore di realtà  chiamate “Banche del Tempo”, dove l’oggetto di scambio sono le le “ore” date e ricevute dai soci, che vengono “calcolate” e “accreditate” o “addebitate” nella Banca. Può succedere così, che non sia la stessa persona a “rimborsarle”, ma un’altra. Tutti gli scambi sono gratuiti; solo è previsto un rimborso spese (per esempio, per i mezzi di trasporto o eventuali materiali utilizzati nel lavoro svolto) e quota associativa, per lo più annuale, variabile da Banca a Banca. Ogni ora viene valutata per un’ora, indipendentemente dal valore monetario del tipo di prestazione svolta. Le attività  delle BdT (dal 1995 monitorate dall’Osservatorio Nazionale Tempomat), sono molto diverse: lezioni di cucina, manutenzioni casalinghe, accompagnamenti e ospitalità , babysitteraggio, cura di piante e animali, scambio, prestito o baratto di attrezzature varie, ripetizioni scolastiche e italiano per stranieri, corsi di informatica etc. Anche il tempo dedicato all’organizzazione, all’accoglienza, e alle riunioni o feste viene in genere valutato come tempo scambiato e quindi accreditato o addebitato nel conto personale del socio.

Banche del Tempo: casi, strutture, prospettive

Nate in Emilia-Romagna nel 1988 (primo caso “Il Club delle donne” di   Santarcangelo di Romagna – Rimini), le BdT   viene spesso paragonata a quella dei LETS (Local Exchange Trading System) inglesi ,una sorta di mercato alternativo nel quale si possono ottenere beni e servizi pur non avendo denaro. Tuttavia, almeno in partenza, in Italia non si parte per fare fronte ad una crisi sociale ed economica, ma da principi di costruzione di legami sociali e da una riflessione delle donne sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Nei primi anni Duemila però hanno conosciuto uno sviluppo notevole perchè trasversale, e sono state oggetto di decine di tesi di laurea, di centinaia di articoli, interviste, pubblicazioni. La particolare attività  (a mission non definita, ma coordinata a livello comunitario dal Programma Grundtivg) coinvolge persone diverse per età , condizioni sociali e culturali. Gli iscritti sono in prevalenza donne (circa 7 percento)ma l’età  media si sta progressivamente abbassando in quanto l’utilizzo costante dell’informatica (mail e web) ha coinvolto anche le fasce giovani della società .Le BdT (già  25 nel 22, circa 5 nel 212), dal 27 sono riunite in un’Associazione Nazionale, e collaborano spesso con altre associazioni similari e partecipano con propri progetti ai bandi pubblici o privati per il sostegno del volontariato previsti dalla Legge 53/2 e da varie leggi regionali.Il fenomeno come detto si è sviluppato storicamente nel Centro e nel Nord d’Italia, ma secondo le ultime rilevazioni del novembre 212, sono più di 5 le Banche attive tra Calabria, Puglia, Sicilia e Basilicata: tra queste molto attive sul web le Banche “Il Tempo che vuoi” di Catania e “Come una marea” di Palermo, passando per “Vola in Tempo” di Bari. Ma ce ne sono tante altre, e tanto altro da fare: infatti diversi vantaggi potrebbero aversi dalla gestione del servizio da parte del comune, che potrebbe mettere a disposizione locali nonché risorse hardware e software. Ma il gioco vale la candela, perchè il “47 nel 118” ci sta tutto. E può starci meglio.