Per un utilizzo responsabile ed economicamente sostenibile, da Parigi all'Italia, esempi di gestione delle risorse idriche.

L ' approccio partecipativo comporta una crescente consapevolezza dei politici e della popolazione

Acqua pubblica parigina: risparmio e investimenti

Con il rilevamento della gestione della rete idrica parigina da parte dell’ente di diritto pubblico Eau de Paris, la capitale francese dal 1 gennaio 21 ha scelto la gestione pubblica dell’acqua. Anne Le Strat, presidente della suddetta società , pone l’accento sul risparmio: 35 milioni di euro l’anno e un abbassamento dell’8% della bolletta. Ciò ha reso possibile una  politica di investimenti, la preservazione della risorsa idrica e un’attenzione alle fasce sociali a basso reddito. La gestione della società  contempla un controllo totale sulle fasi, dalla produzione alla fatturazione.

Napoli e Reggio Emilia: primi passi italiani

Nuove prospettive emergono da due realtà  italiane molto diverse tra loro. Nel solco dei referendum del 211 e delle motivazioni che ne furono la base, la giunta partenopea di De Magistris, in prima delibera, espresse concetti chiari sul tema dell’acqua bene comune. Secondo la Giunta comunale “la proprietà  e la gestione del servizio idrico devono essere pubbliche e improntate a criteri di equità , solidarietà  […] e rispetto degli equilibri ecologici”. Il bene comune è tutelato attraverso la trasformazione in soggetto di diritto pubblico della Arin S.p.a., gestore delle acque, divenuta azienda speciale ABC Napoli. Nella politica gestionale vanno tenute in conto le proposte fatte dalla società  civile e da esperti per strutturare un modello efficace ed effciente. Per questo sono sottolineati dalla giunta temi come partecipazione, condivisione e trasparenza: partecipazione rafforzata dal neonato assessorato ai Beni comuni, informatizzazione e democrazia partecipativa.

Con la svolta reggiana del dicembre 212 si allarga l’ambito territoriale italiano che applica i dettami del referendum del 211. Nel Consiglio locale di Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti), riuniti i sindaci reggiani, il 21 dicembre si è deciso di non rinnovare il contratto con la società  Iren e di non indire gara europea, per affidare il servizio idrico a una società  pubblica. Il sindaco di Reggio, Graziano Delrio, del Partito democratico, inizialmente a favore delle privatizzazioni, il 17 dicembre si è detto contrario, impegnato dal voto in consiglio comunale a favore della ripubblicizzazione della gestione. La manifestazione tenutasi a Reggio Emilia il 15 dicembre e la battaglia interna al PD, portata avanti dall’assessore provinciale all’ambiente Mirko Tutino, hanno reso possibile il cambio di rotta.

La gestione dei servizi riguardanti i beni comuni è complessa. Come sottolineato in un report di Christian Iaione sulle implicazioni del decreto Ronchi riguardo la gestione del servizio idrico integrato, “acquista […] importanza una politica pubblica integrata e di sistema, […] un sistema di valutazione pubblica e/o civica del modo in cui la risorsa viene gestita o valorizzata al fine di garantire l’attivazione di meccanismi che facciano emergere le responsabilità  […] degli attori pubblici o privati coinvolti nel complessivo sistema del governo delle acque e […] inneschino l’attivazione di meccanismi sanzionatori o premiali”.