Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando lo aveva annunciato partecipando al Forum dei movimenti per l’acqua pubblica a Villa Niscemi e nel pomeriggio del 4 aprile la Giunta comunale ha confermato formalmente la “ri-pubblicizzazione” dell’acqua approvando la delibera n. 46 del 04.04.2013 (“Trasformazione della Società AMAP S.p.A. in Azienda Speciale – Atto di indirizzo”).
“ E’ acclarato che l’acqua è un bene essenziale ed insostituibile per la vita” ha dichiarato Orlando “e pertanto, la disponibilità e l’accesso all’acqua potabile, nonché all’acqua necessaria al soddisfacimento dei bisogni collettivi costituiscono un diritto inviolabile che può, a giusto titolo, essere individuato fra quelli tutelati all’art. 2 della Costituzione“.
Dal comunicato ufficiale si legge che per la Giunta è necessario che “l‘amministrazione comunale si faccia garante del principio dell’accesso all’acqua per tutti e che siano quindi posti in essere i conseguenti interventi di natura amministrativa“. Per questo viene dato l’incarico formale agli Uffici competenti “di predisporre tutti gli atti necessari a modificare le norme statuarie, riferite alla Società AMAP S.p.A. da sottoporre all’esame ed all’approvazione del Consiglio comunale, nel senso di procedere alla trasformazione della suddetta società in soggetto giuridico di diritto pubblico, con le caratteristiche di azienda speciale“.
Servizi di interesse generale e gestione condivisa
In un editoriale del 2010 avevamo sottolineato che acqua e servizio idrico non sono la stessa cosa. La gestione del servizio idrico è compito delle istituzioni, l’acqua è un bene comune di cui tutti i cittadini, individualmente e collettivamente, dovrebbero sentirsi responsabili.
La distinzione sembra sottile ma diventa fondamentale in un’ottica sussidiaria.
Orlando ricorda che “l’acqua va riconosciuta, valorizzata e tutelata come bene comune e l’accesso all’acqua va garantito come diritto fondamentale non sottoposto alle leggi del mercato“; ma nonostante le comunità locali, dopo il referendum, abbiano la possibilità ed il dovere di rivedere l’organizzazione dei servizi pubblici, l’alternativa della gestione condivisa non è ancora stata presa in considerazione.
I cittadini dovrebbero essere coinvolti nella gestione del servizio, e anche nel caso in cui non fossero proprietari dell’ente che eroga questo “servizio di interesse generale” dovrebbero poter controllare e indirizzare le scelte di amministrazione.
Ad esempio la via delle non-profit utilities non è affatto un’utopia, le due caratteristiche principali di questo modello sono il reinvestimento degli utili per il potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture o per il miglioramento del servizio a favore degli utenti, insieme con meccanismi di governance che assicurino la rappresentanza dei cittadini-utenti all’interno dell’impresa di servizio pubblico locale (per approfondire leggi il saggio “Città e beni comuni” di Christian Iaione; L’Italia dei beni comuni, a cura di Gregorio Arena e Christian Iaione, Carocci editore, Roma, 2012).
Il modello teorico delle NPU, applicabile per tutti i servizi locali di interesse generale, è lo stesso adottato dalle cooperative di comunità ; tra gli esempi più interessanti quello di Melpignano e quello di Succiso.