Innanzitutto, potrebbe spiegarci come nasce il progetto ESQUILINO2020?
Nasce nei primi mesi del 2012 da una mia idea. Essendo impegnato da qualche anno nell’ambito del rione Esquilino, dove appunto vivo, e avendo avuto negli anni vari contatti con gruppi e associazioni che si interessavano di una serie di problematiche del territorio, ho pensato che fosse il caso di provare a fare un passo avanti in prima persona all’interno del dibattito locale per aggiungere un mattone in più. Ci si rendeva conto, infatti, che tutte le iniziative, in campo da anni sull’Esquilino, non erano quasi mai legate a visioni d’insieme e dunque non ne usciva un quadro complessivo sufficientemente armonico tra le varie istanze.
Quali sono gli obiettivi che si pone il laboratorio?
Ha come obiettivo la creazione di una proposta progettuale sull’Esquilino di ampio raggio e multidisciplinare. Convinti che costruire un vero e proprio masterplan partecipato e condiviso del rione sia la base, il binario su cui far muovere le azioni delle amministrazioni pubbliche per tutti gli interventi rivolti a questo territorio. Spesso infatti i soggetti pubblici che operano sui territori agiscono senza una visione d’insieme preventiva, senza comprendere davvero le caratteristiche di un territorio, le sue peculiarità , le sue problematiche e, soprattutto, le sue potenzialità . Per cui capita di ritrovare interventi puntuali, avulsi dal contesto urbano e sociale, slegati tra loro e spesso non compresi dai cittadini, se non addirittura in contrasto con le esigenze degli abitanti stessi poiché producono scarsi risultati in termini di miglioramento della qualità urbana.
Ogni rione ha indubbiamente le sue problematiche. Quali sono quelle maggiormente riscontrate all’Esquilino e che, secondo lei, richiederebbero una vera partecipazione attiva da parte dei cittadini per essere risolte?
L’Esquilino è un rione di enorme complessità che presenta problematiche anche rilevanti. Vanno affrontati problemi comuni a tutta Roma come il traffico, la scarsa attenzione alla progettazione e alla gestione dello spazio pubblico. Ci sono poi problematiche specifiche, serie e delicate come quelle dei senza fissa dimora, della massiccia presenza di comunità straniere, del degrado urbano diffuso in ampie porzioni. Tutti temi che vanno tenuti insieme, spesso legati l’uno all’altro ed è per questa ragione che è indispensabile il contributo di tutti i cittadini, italiani e non.
Tra le linee guida del progetto viene indicata la cittadinanza attiva. A tal proposito, quali idee o proposte cercherete di portare avanti, magari riuscendo a trovare la miglior “strategia” per cercare di coinvolgere simpatizzanti e abitanti del quartiere nelle vostre attività ?
La cittadinanza attiva è un concetto complesso e ancor più difficile ne è l’applicazione. Spesso abbiamo riscontrato che l’idea di cittadinanza attiva che possiamo avere si scontra poi con le dinamiche reali, con l’applicazione effettiva. Allora tra i compiti che ci siamo dati c’è anche quello della scoperta del metodo efficace e della costruzione di percorsi adeguati, adattabili a situazioni differenti, proprio in virtù della eterogeneità di questo territorio.In rapporto al target di riferimento, dunque, si cercano differenti sistemi di approccio. Finora abbiamo sperimentato i punti informativi con la distribuzione di materiale, l’allestimento di piccoli luoghi di esposizione di immagini e testi per raccogliere osservazioni e opinioni dei passanti, la creazione di giochi attraverso cui raccogliere il sentire del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza… Certo molto dipende anche dalle occasioni di dibattito presenti. Per esempio, di recente, l’Esquilino ha vissuto il dibattito sulla pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali e il laboratorio ha dovuto tener conto di questa “attualità “, esprimendo una posizione e, nello stesso tempo, sondando le opinioni della gente.
Il vostro progetto ha un sostegno da parte delle istituzioni locali o, quantomeno, ha suscitato qualche interesse in vista di collaborazioni?
Specialmente nei mesi precedenti la campagna elettorale romana c’è stato un crescente interesse verso di noi. Abbiamo avuto modo di essere chiamati a esporre le nostre idee e siamo stati chiamati, nell’ambito dell’amministrazione del I Municipio “Centro Storico” di Roma, a far parte di un tavolo che si occupa di partecipazione e di creazione di progetti con i quali partecipare a bandi europei di finanziamento. Questa attività è partita da due mesi per cui è difficile, ora, valutare a cosa porterà . Certamente l’invito a partecipare è stato un riconoscimento per il lavoro intrapreso.
Si parla sul sito di “Esquilino del futuro”. Come se lo immagina?
Bella domanda. L’Esquilino per me dovrebbe essere il luogo del centro storico di Roma dove si sperimentano nuove pratiche di gestione della città . Ciò implica sperimentazione di processi partecipativi all’avanguardia con altre esperienze europee e soprattutto applicazione sul campo dei risultati di questa partecipazione.
Mi immagino che si realizzi ciò che a Roma si è perso da tempo e cioè il fatto che questa città torni ad esprimere al massimo, nella contemporaneità , quello che è sempre stata: luogo di mescolanza, della stratificazione, dove il passato trova continuità nel presente. Oggi, infatti, il centro storico di Roma viene gestito come se il compito primario fosse quello di cristallizzare un presunto ideale status quo. Questa città non è mai stata questo. La Roma che ci mozza il fiato è tale perché nei secoli si è sempre costruita una continuità strabiliante fra il passato e il presente. Questo vorrei, dunque: reinterpretare gli spazi dell’Esquilino alla luce della società che vi vive, delle funzioni che vi si esplicano, della storia che vi si respira, mescolando il tutto con il sentire, tutto contemporaneo, del concetto di sostenibilità ambientale e di qualità urbana, del concetto di democrazia urbana, con la tecnologia e i saperi dell’oggi.
Da giovane cittadino attivo se la sente di dare un consiglio o lanciare un messaggio per quei ragazzi che vogliano attivarsi per il proprio territorio?
Beh, ai ragazzi direi una cosa. Impegnarsi non significa necessariamente seguire canali e forme precostituite, piuttosto bisogna partire da se stessi. Spesso la propria indole, i propri interessi, uniti alla formazione e alle esperienze personali, ci indicano qual’ è il miglior modo per contribuire al miglioramento del proprio territorio. Non c’è miglior risultato di quello che viene da chi ha speso le proprie energie perché spinto dalla passione. Per cui direi: individuate le vostre passioni e unitele al luogo fisico in cui vi trovate!
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