”Dobbiamo trasformare il paradigma economico e culturale incentrato sulla crescita continua in un unico eco-centrismo che rispetti i confini planetari, per invertire la rapida trasformazione della Terra e contribuire a creare un futuro realmente sostenibile” sostiene Michael Renner, senior researcher del Worldwatch Institute. Ciò significa che se vogliamo farci bastare una “sola Terra” occorre conciliare la crescita economica e demografica con i principi della sostenibilità . Un obiettivo possibile da raggiungere attraverso una nuova educazione ambientale e riforme economiche che vadano verso uno sviluppo più ” green ” .
La “salute” del mondo
Il Worldwatch Institute, fondato nel 1974 per favorire il passaggio verso una società sostenibile, in cui, cioè, dare risposta ai bisogni umani senza minacciare la sopravvivenza dell’ambiente naturale, è considerato il più autorevole centro di studi interdisciplinari sui trend ambientali del nostro pianeta. Nel suo nuovo progetto, State of the World 2013: Is Sustainability Still Possible?, lancia un messaggio forte e chiaro: dire basta al “sosteniblablabla” . Oggi, infatti, il termine sostenibilità viene usato troppo e, spesso, come strategia di marketing, perdendo cosìdi significato.
Il rapporto si compone di tre sezioni: nella prima intitolata ”La misurazione della sostenibilità” vengono presentati i metodi per monitorare il progresso globale verso una vita sostenibile; nella seconda, ”Raggiungere la vera sostenibilità”, vengono esaminate le politiche e le prospettive che potrebbero costruire una società realmente sostenibile; nella terza, ”Aprire in caso di emergenza”, si spiega come far fronte ad un dirompente cambiamento ambientale globale nel caso in cui gli obiettivi di sviluppo sostenibile non dovessero essere raggiunti.
Partendo dal presupposto che il nostro pianeta ha dei limiti naturali entro i quali dobbiamo imparare a vivere per non mettere a repentaglio la sopravvivenza della specie umana, il rapporto evidenzia la necessità di un approccio integrato, quindi una piena integrazione delle politiche sociali ed ambientali, l’importanza di un riconoscimento del valore del capitale naturale nelle decisioni politiche ed economiche, nonché di una valutazione dello spazio ambientale individuale che varia da paese a paese.
Cosa possiamo fare?
Indubbiamente, come fa notare Robert Engelman, presidente del Worldwatch Institute, “concentrarsi
sulle nuove generazioni e sul futuro del pianeta rappresenta un dilemma etico, ma per le generazioni più giovani proteggere il loro futuro non è solo pratico, ma necessario. Se saremo in grado di svilupparci entro limiti sostenibili, gli esseri umani potranno prosperare accanto all’ambiente.”
E allora cosa si può fare concretamente? Sicuramente la raccolta differenziata, le vacanze a chilometro zero, il risparmio dell’energia e tutte le varie attività green sono indispensabili, ma non bastano.Quello che occorre è sviluppare una vera e propria cultura che faccia sentire “normale” uno stile di vita sostenibile.
A tal proposito gli esperti del Worldwatch Institute propongono tre azioni collettive: portare avanti una visione moralmente convincente che produca un cambiamento più ampio, costruire strategie politiche adatte agli specifici contesti locali, invitare le persone ad agire nel contesto di campagne politiche più ampie, lavorando insieme attraverso una vasta gamma di strumenti che vanno dalle lobbying alle sanzioni economiche e disobbedienza civile. Non più, quindi, solo azioni difensive, comunque importanti per “guadagnare tempo” , ma un impegno collettivo per un vero cambiamento politico, economico e culturale. Soltanto cosìsi potrà garantire uno sviluppo sostenibile e giustizia sociale.
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