Secondo il direttore del National policy and project evaluation dell’Itdp il bike sharing è ” un sistema ideale per migliorare lo stato dell’ambiente e ridurre il numero di miglia percorsi in automobile. Un servizio, dunque, capace di dare risposte in termini di miglioramento della qualità della vita, offrendosi ai cittadini come soluzione pulita e sicura per gli spostamenti in città anche di dimensioni molto diverse, che si rivela utilissimo, ad esempio, per i tanti pendolari che ogni giorno scendendo da treni o bus per lavoro potrebbero percorrere l’ultimo tratto proprio in bicicletta.
Una guida per il bike-sharing
Partendo dal presupposto che quello del bike-sharing è ” un servizio rapido, ideale per viaggi brevi e di cui c’è enormemente bisogno nelle città ” e che ” pochissime innovazione nel settore trasporto si sono diffuse più rapidamente del bike-sharing ” , gli studiosi dell’Itdp hanno stilato le cosiddette ” best-practices ” adottate dalle città virtuose in questo campo. Una guida che vuole essere un punto di riferimento sia per gli utenti che per gli amministratori locali indicando quali interventi possano favorire l’utilizzo della bicicletta condivisa in linea con le esigenze dei propri cittadini.
Indubbiamente non esiste un unico modello di bike-sharing, ma ogni città lo adatta a seconda del contesto locale, densità , topografia, meteo e cultura. Tuttavia i sistemi di maggior successo condividono caratteri quali: una fitta rete di stazioni con una distanza media di 300 metri, un sistema di bloccaggio automatico che consente di controllare facilmente le biciclette, un monitoraggio in tempo reale sull’occupazione delle varie stazione e bici confortevoli con speciali parti e misure progettate per scoraggiare furti e rivendite. Inoltre molti nuovi sistemi incorporano caratteristiche innovative come l’inclusione delle biciclette in altri sistemi di trasporto pubblico attraverso l’uso di una card ricaricabile che può coprire una gamma di pagamenti e viaggi, la presenza di celle solari in grado di alimentare le stazioni e stazioni mobili che non richiedono scavi, riducendo cosìcosti e tempi.
Per un sistema efficiente…
Dopo aver elencato i numerosi benefici apportati da questo sistema, promozione dell’immagine della città come ” verde ” o innovativa, riduzione dell’inquinamento, miglioramento della salute e aumento dell’accessibilità ai luoghi non percorribili a piedi, l’Itdp sviluppa linee guida di pianificazione e progettazione basandosi sulle caratteristiche dei sistemi più efficienti e usati nel mondo. Riguardo le linee programmatiche si prevede un’area di copertura del sistema di minimo 10 km, la presenza di 10-16 stazioni per km e un numero di 10-30 biciclette per ogni 1000 abitanti. Relativamente alle biciclette si reputano necessarie qualità come sicurezza, bassa manutenzione, comodità e adeguatezza al singolo utente. Per valutare l’efficienza del sistema si prende, invece, in considerazione il numero medio di usi quotidiani, che dovrebbe oscillare tra i 4 e gli 8 per bicicletta, mentre per la penetrazione si guarda alla media di viaggi giornalieri per abitanti, nello specifico un viaggio giornaliero per 20-40 abitanti.
… i 3 step della pianificazione
Per un sistema efficiente punto di partenza è il processo di pianificazione che secondo la linea dell’Itdp può essere suddiviso in 3 passi. Occorre innanzitutto uno studio sulla fattibilità che analizza se la proposta è finanziariamente fattibile e a quali condizioni, raccomanda le fonti di investimento, il modello di amministrazione e la struttura organizzativa idonea per l’attuazione e, non da ultimo, esamina le necessità del contesto locale, individuando eventuali ostacoli alla realizzazione come meteo, cultura, realtà politiche e giuridiche. In secondo luogo una pianificazione e progettazione dettagliata sulla esatta locazione e dimensione delle stazioni o sui tipi di hardware e software necessari. Infine, ma non meno importante, la creazione di piani industriali e finanziari.
Sulla base di tutto ciò si può dire allora che per quanto riguarda il nostro Paese, anche se in alcune città come Bologna le amministrazioni sono attive per la realizzazione di infrastrutture e piste ciclabili, per diventare una best-practice a livello mondiale sembra ci sia ancora molto da ” pedalare ” .
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