La nuova filosofia dell'uomo moderno tra modernità  e tradizione

"Le slow cities garantiscono incentivi alla produzione e l ' uso di prodotti alimentari ottenuti dalla terra in maniera naturale "

Oggi più che mai i ritmi vitali dell’uomo moderno si trovano scanditi in un incedere incalzante: l’inarrestabile corsa verso il progresso ha fatto sìche in ogni istante della nostra esistenza si debba fare i conti con gli input provenienti da una società  in continuo divenire. E’ in un simile scenario che inizia ad affermarsi e diffondersi la ” filosofia slow ” a sostegno di una necessità  di decrescita derivante dalla consapevolezza dell’insostenibilità  dello smisurato e veloce sviluppo delle città . ” Nella vita esiste qualcosa di più importante che aumentare la sua velocità  ” , riprendendo il monito di Gandhi, il movimento slow punta a recuperare un tempo naturale che consenta di affrontare la vita non come una mera successione di appuntamenti futuri, ma come un insieme di emozioni che possono essere assaporate. E’ da questi presupposti che sono nate le slow cities.

Le città  lente

Sorte nell’ambito del movimento slow, le ” città  lente ” (slow cities) garantiscono incentivi alla produzione e l’uso di prodotti alimentari ottenuti dalla terra in maniera ” naturale ” e favoriscono i momenti di autentico incontro tra gli individui. Greve in Chianti, in provincia di Firenze, la città  fondatrice del movimento città  slow, si fa promotrice di una serie di iniziative che hanno come scopo quello di incentivare il principio della miglior qualità  della vita. Solo facendo dell’agricoltura l’asso della propria economia ci si muove per la tutela e la valorizzazione della natura e dell’ambiente attraverso, tra l’altro, l’incentivazione di metodi di produzione esclusivamente biologici.
” Vivere slow ” diventa anche sinonimo di sostenibilità  e tutela di ciò che ci circonda, a difesa di un ambiente spesso vittima dei processi di globalizzazione. Si tratta quindi di un equilibrio tra modernità  e tradizione e di una semplificazione della quotidianità : in concreto i programmi delle slow cities mirano a trasformare i centri storici in aree pedonali nonché ad incentivare la vendita di prodotti locali e le piccole attività  commerciali. Una slow city deve inoltre impegnarsi a preservare l’ambiente locale promuovendo l’utilizzo di tecnologie ambientalmente compatibili. Le città  candidate devono soddisfare un certo numero di criteri di base riguardanti le politiche ambientali, le infrastrutture, lo sviluppo dei prodotti artigianali, i servizi alberghieri. La partecipazione al movimento prevede anche un costante impegno nello sviluppare progetti che migliorino questi parametri.

Il movimento della ” attitudine lenta ”

Il movimento slow di Carlo Petrini nasce a Roma nel 1986 da delegati di quindici paesi firmatari del manifesto Slow Food. In quest’ultimo si legge che siamo tutti schiavizzati dalla velocità , un virus che ” rovina le nostre abitudini, si intrufola nella privacy delle nostre abitazioni e ci costringe a mangiare Fast Food ” : ecco quindi che l’idea promotrice era quella di proteggere i prodotti alimentari stagionali locali nell’ambito di un regime sostenibile. Lo stesso Petrini, spiega sul sito, che in questo modo ” nasce una globalizzazione virtuosa nella quale tutti gli individui che sono in contatto percepiscono un feedback molto positivo dell’esperienza, divulgando le albicocche del Vesuvio o permettendo la scoperta dei piselli del Marseme a persone che vivono dall’altra parte del pianeta ” .
L’associazione oltre a continuare la ricerca di nuovi membri nei vari paesi, continua ad impegnarsi per diventare sempre più protagonista anche a livello europeo.

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