Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma: parole del XXI secolo? Frase di rottura pronta a sconvolgersi? Assolutamente no, se pensiamo che a dirlo fu Antoine Lavoisier nella legge della conservazione della massa, datata seconda metà del età del XIX secolo. Eppure, questa piccola frase, è forse il modo migliore, più sintetico ed efficace per spiegare come andrebbe visto il rifiuto, e come andrebbe trattato, semplicemente per ciò che è. Ossia una risorsa della collettività , un progetto per centralizzare, mettere a sistema e potenziare ogni iniziativa volta a ridurre gli sprechi nelle nostre società del consumo promuovendo uno stile di vita più sostenibile. Quindi raccogliere in qualità , riparare beni durevoli, far risparmiare le pubbliche amministrazioni ripercuotendo i risparmi direttamente sul cittadino.
I rifiuti come risorsa: un’operazione in due tempi
In realtà qualcosa è cambiato nel nostro contesto, perchè se in Italia la produzione di rifiuti solidi urbani, – cioè dei rifiuti prodotti direttamente dalle economie domestiche – è cresciuta per molti anni più rapidamente del prodotto interno lordo, e il disinteresse della società italiana per questo problema ha causato i disastri che conosciamo nelle mani della criminalità organizzata, oggi c’è però una netta inversione di tendenza, anche se nessuno ne parla. Il picco dei rifiuti, osservato già qualche anno fa per la Germania dal Prof. Ugo Bardi, chimico e docente presso l’Università di Firenze , è infatti arrivato anche da noi, e dai 550 kg all’anno per abitante stimati nel 2006 dall’ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, nel 2012 siamo calati a poco più di 500 kg, e la tendenza è proseguita nel 2013. Per ora si tratta di una diminuzione del 10% circa, ma la tendenza è inequivocabile, e soprattutto assecondata da fattori quali la crisi economica, la minore disponibilità di petrolio, quelle maggiori incertezze sul futuro che hanno fatto riemergere la prudenza, la parsimonia, il recupero di tutto ciò che può comunque servire, risparmiandolo allo spreco delle discariche: veri e propri caratteri tipici della famiglia italiana tradizionale, tornano alla mente le sagge parole dei nonni.
L’iniziativa RigeneriAmo: a Lambrate il rifiuto non esiste più
Tante le conseguenze, una di queste è la convinzione per cui alla riduzione dei consumi, si debba affiancare il riuso dei materiali. Quindi un’operazione culturale e in due tempi, e un ragionamento che nato nei classici mercatini dell’usato, oggi sta (ri)conquistando tra i cittadini lo spazio mentale che fino a ieri era occupato solo dal consumo e dallo scialo. Raccolta differenziata innanzitutto – che cresce, seppur lentamente (un misero 40% a livello nazionale) – oggi la nuova frontiera si chiama officina di quartiere: luoghi per dare nuova vita ai nostri oggetti, Milano precorre i tempi, sonda il terreno in avanscoperta, e dopo l’inaugurazione di fine gennaio, dieci giorni fa ha aperto ufficialmente RIgeneriAmo. Nel cuore del quartiere Lambrate, in Via Folli, presso l’atelier dell’artista Manuel Felisi, ogni mercoledìdalle 15 alle 22 chi vuole dare nuova vita a oggetti usati può usufruire di spazi, strumenti e consigli di designer lìpresenti. Si può dare cosìsfogo ad un’utile creatività , l’immaginazione e i colori possono ridare vita a sedie e mobili tarlati, scarti d’arredamento, più in generale oggetti abbandonati che verrebbero dismessi. Ogni mese verranno anche organizzati workshop gratuiti per diverse fasce d’età : laboratori di riuso creativo per i più piccoli e incontri a tema per gli adulti volti a insegnare a tutti strategie divertenti per allungare il ciclo di vita degli oggetti. RIgeneriAMO è un’iniziativa finanziata da Fondazione Cariplo e promossa dall’Istituto Oikos, che dal 1996 si occupa di tutela dell’ambiente e sviluppo sostenibile, in partnership con Streetstudioevents, associazione culturale che gestirà lo spazio, e Ingegneria senza frontiere, che quantificherà i benefici ambientali di un progetto che però piace, e parte con il piede giusto. Non c’è dubbio.