Usi temporanei come strategia di rigenerazione urbana a Roma Capitale

" Questo vuoto urbano deve essere recuperato dai cittadini e per i cittadini "

Il Viadotto dei Presidenti è stato costruito negli anni Novanta con l’idea di unire Roma da Nord a Sud grazie ad una ferrovia leggera, ma non è mai stato terminato ed ora è in completo stato di abbandono, all’interno di un contesto cittadino surreale per quanto privo di spazi di aggregazione e condivisione sociale.
In questo scenario decadente l’idea di sfruttare la linea ferroviaria in disuso per ricavarne un parco ciclabile e nuovi spazi urbani è finalmente diventata realtà  e l’iniziativa è stata presentata ai cittadini dall’Assessore alla trasformazione urbana Giovanni Caudo e quello allo sviluppo delle periferie Paolo Masini.

“Il Meraviglioso Urbano”

Dopo la presentazione ufficiale è seguita una tavola rotonda aperta a tutti per approfondire il lavoro fatto sin qui e quello ancora da fare.
Rossella Caputo del Dipartimento urbanistica del Comune di Roma ha richiamato il ” Meraviglioso Urbano ” di Renato Nicolini (ex assessore alla cultura di Roma), ovvero la ” riappropriazione mediante impegno culturale degli spazi sia dentro che fuori il GRA ” . ” Ma, mentre allora si recuperavano spazi urbani meravigliosi, violentati da una esperienza politica che aveva spaventato le persone, in questo caso il viadotto è un’occasione mancata che dobbiamo sfruttare, per rendere sperimentazioni come questa anche più semplici ” .
Questo percorso di rigenerazione urbana si inserisce infatti all’interno della Conferenza Urbanistica che coinvolge il Municipio, le associazioni ed i cittadini e che mira a comprendere i desideri dei territori costruendo dai progetti di recupero di tutte le aree dismesse una Carta dei Valori che evidenzi le priorità  relative all’attuazione degli interventi. “Non si tratta solamente di programmi urbanistici, ma di attività , grazie alle quali – dichiara Alessandro Coppola – sarà  fondamentale capire quali sono gli usi che vogliamo che si radichino ” .

Lo spazio pubblico come bene comune

Per l’architetto Mario Spada, coordinatore della ” Biennale dello Spazio Pubblico ” , la piazzetta ricavata sotto il viadotto con doghe in pellet, l’arredo urbano con materiali di riciclo e lo studio di nuove funzionalità  per i cittadini rappresentano ” un laboratorio di quartiere, che non si accontenta di riqualificare l’area ma ha l’ambizione di porsi come posto di accoglienza dal valore sociale altissimo. Non bisogna mai dimenticare il valore sociale dell’intervento che si sta operando ” , per cui l’architetto sottolinea la necessità  di intervenire nel modo più efficace comprendendo il contesto di riferimento.
” Questo è un processo che può e deve essere continuato – continua Pietro Elisei – cogliendo l’opportunità  di costruire una strategia anche grazie ai fondi europei ” .  TUTUR, infatti, è un progetto pilota europeo che ha permesso di coordinare i lavori dei molti soggetti che hanno collaborato.  Quello che si è aperto, però, oltre ad essere uno spazio fisico è un punto di partenza per l’elaborazione di programmi di utilizzo di ampio valore sociale e culturale, nell’ottica di rendere in futuro queste sperimentazioni attività  ultratemporanee.

Il vuoto urbano come potenzialità 

Con l’inaugurazione del Viadotto dei Presidenti si è dato inizio ad una forma di sperimentazione per il recupero degli spazi vuoti e abbandonati che si connota come percorso guida dall’alto potenziale sociale. L’obiettivo è quello di riappropriarsi dello spazio da sempre inutilizzato che percorre l’intero viadotto che ha determinato nel tempo imponenti meccanismi di frattura nelle relazioni degli abitanti con il territorio.
I cittadini rilanciano per i cittadini le potenzialità  del luogo grazie ad un forte slancio identitario: guardando al recupero dell’esistente e all’innesco di nuove funzionalità . E’ in realizzazione, infatti, un progetto architettonico di sviluppo sostenibile del viadotto da cui nasceranno percorsi ciclabili e pedonali che ricolleghino  l’intero Municipio III. In programma troviamo la volontà  di riconnettere al territorio il vicino Parco della Serpentera, per rivalorizzare una vittima di lottizzazioni selvagge e di pianificazione urbana poco ecosostenibile.

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Di Paola Brizi e Milena Molozzu