Una ricerca su un caso emblematico di comunicazione dei beni comuni

L'affermazione della cultura come bene comune è scopo fondamentale della Fondazione Teatro Valle Bene Comune

Stefano D’Alessandro si è occupato del tema della comunicazione dei beni comuni, approfondendo in particolare il caso dell’occupazione del Teatro Valle di Roma, messa in atto da un gruppo di lavoratori precari del mondo dello spettacolo per un periodo di tre anni, dal 2011 al 2014. L’interesse dell’autore è focalizzato principalmente su come tale esperienza sia legata al concetto di ” bene comune ” e su come essa sia stata comunicata dagli attivisti stessi. Si vuole, pertanto, arrivare alla comprensione di come il concetto di bene comune possa essere veicolato verso l’opinione pubblica contestualmente ad un fatto concreto, nonché scoprire se tale scopo sia stato perseguito in maniera efficace.

Come si comunicano i beni comuni? Se esiste una comunicazione specifica dei beni comuni e se la comunicazione può esser considerata arma fondamentale nella lotta per difenderli da un uso predatorio, allora è utile osservare un caso interessante di comunicazione dei beni comuni: il caso del Teatro Valle Occupato.

Il Teatro Valle come caso paradigmatico

Il caso del Teatro Valle Occupato, secondo quanto messo in luce da Stefano D’Alessandro, non è stata solo un’esperienza capace di suscitare l’attenzione dei media, dei suoi pubblici e dei cittadini romani ma è stato un esperimento di ” liberazione ” di un bene che l’amministrazione pubblica non è stata capace di aprire alla fruizione di ogni singolo cittadino intenzionato a farlo nel rispetto del luogo e della cultura.
Il Teatro Valle Occupato però è stato anche un caso esemplare di comunicazione dei beni comuni. La ricerca ha analizzato diversi aspetti di questo particolare caso, a partire dal tipo di organizzazione adottato dal gruppo comunicazione. Qual è la struttura che meglio può comunicare i beni comuni? Una struttura fluida e mobile oppure rigida e gerarchica?

La ricerca ha indagato, inoltre, le modalità  con cui questa esperienza ha utilizzato i social network Facebook e Twitter: qual è la maniera migliore per utilizzarli?
E poi il coinvolgimento di personaggi famosi. Con quali personaggi e tipologia di soggetti ha interagito di più il Teatro Valle Occupato? Che benefici hanno fornito alla loro battaglia il sostegno di giuristi Stefano Rodotà , Ugo Mattei, Gregorio Arena da una parte ed Elio Germano, Andrea Camilleri, Lorenzo Cherubini dall’altra?
La ricerca si è soffermata inoltre sull’ampio ricorso che il Teatro Valle Occupato ha fatto di tecniche di comunicazioni cosiddette ” non convenzionali ” . Performance eccentriche durante la manifestazioni, occupazioni simboliche, video fake virali divertenti ed ironici, stickering.

Un punto di partenza per ulteriori analisi

Alla base di tutto questo complesso impianto comunicativo la ricerca ha rilevato dei valori, delle ” mitologie ” fondative (il mito dei beni comuni, dell’uomo comune e della Comune di Parigi) che hanno fornito ai testi prodotti maggiore significatività , maggiore coerenza e forza comunicativa e collocato la comunicazione del Teatro Valle Occupato in un punto preciso della società  e della storia.
Infine la ricerca ha voluto analizzare come cinque quotidiani di tiratura nazionale (Corriere della Sera, la Repubblica, il Messaggero, il Tempo e il Manifesto) abbiano deciso di raccontare sei importanti eventi accaduti nel corso dei primi tre anni di attività  del Teatro Valle Occupato, paragonando questo racconto a quello prodotto dall’ufficio stampa del Teatro Valle Occupato.

L’analisi di questo caso può fornire spunti di analisi per ulteriori approfondimenti sulla comunicazione dei beni comuni, può fornire utili strumenti comunicativi per tutte quelle realtà  che intendono battersi per l’affermazione dei beni comuni, con particolare riferimento alla cultura.

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