La FAO (Food and Agricultural Organization) riconosce nell’agricoltura urbana lo strumento principe per combattere la fame all’interno delle città nel Sud del mondo, grazie alla capacità di un simile sistema agricolo-urbano di garantire la sicurezza alimentare, contenendo l’impatto disastroso dell’aumento dei prezzi del cibo, che dal 2007 attanaglia nuovamente tutte le economie (e i cittadini) dei Paesi più poveri.
Come è intuibile dalla sua enorme popolarità e rapida diffusione, l’agricoltura urbana si fa portatrice di istanze importanti e sintomatiche di una spinta sociale che arriva dal basso in tutti i Paesi (clicca qui per visualizzare l’atlante dell’agricoltura urbana).
Coltivare in città
Gli obiettivi prioritari di chi coltiva in città sono, innanzitutto nel Sud del mondo, contrastare la fame e l’aumento della povertà estrema nelle aree urbane, cosa che viene connotata di nuove sfaccettature se si pensa alla migliore reperibilità di alimenti freschi, locali ed ecologici. La motivazione ambientale è parecchio sentita nel mondo più sviluppato, che riconosce nell’agricoltura urbana la possibilità di tutelare la biodiversità , favorendo l’assorbimento della CO2 e la riduzione dell’inquinamento, implementando il riciclo e l’agricoltura organica, determinando il riavvicinamento dell’uomo che vive nell’ambiente urbano alla natura.
Tra tutela dell’ambiente e trasmissione della conoscenza
La sfida dell’agricoltura urbana ha un forte connotato di natura sociale in quanto mira a preservare la salute, a conservare il patrimonio autoctono, a favorire l’inclusione sociale e a trasmettere la conoscenza di saperi tra le generazioni. A questa istanza se ne affianca una di carattere economico che mira all’uso razionale delle risorse urbane, che punta a consentire l’autosufficienza di intere aree e a creare posti di lavoro. Ciò che è rilevabile è che molto spesso, l’agricoltura urbana è fonte di grande partecipazione e di contestazione politica, specie per quel che riguarda la gestione dello spazio urbano e le problematiche inerenti la speculazione edilizia: l’agricoltura urbana contribuisce ad ampliare il controllo dal basso sulla pianificazione territoriale e urbanistica.
Teatro di innovazione
Tra gli obiettivi prioritari di chi sostiene l’agricoltura urbana nel XXI secolo ve ne è uno assolutamente da annoverare: la ricerca di un modello (o di modelli) di produzione e consumo alternativo a quello dominante di sfruttamento eccessivo del territorio e delle risorse fisiche, umane ed animali. Ad essere attori del microcosmo urbano sono gli agricoltori professionisti – ricercatori, agricoltori- e dilettanti -pensionati, disoccupati, neofiti- , cosìcome istituzioni e associazioni.
Questi si incontrano con obiettivi comuni e utilizzando una commistione di tecniche originarie e nuove, sperimentando modalità di allevamento e di coltura in luoghi abbandonati e cercando di favorire la migliore sinergia tra bisogno sociale e tutela dalla speculazione edilizia, generando fenomeni d’innovazione volti al rispetto e favorendo il recupero del benessere della terra e dell’ambiente.
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