A Messina, la Giunta del Sindaco Accorinti ha approvato il “Laboratorio sui beni comuni e le istituzioni partecipate”, l’istituto consultivo che ha dato il via a una innovativa fase costituente, coinvolgendo attivamente i cittadini nelle scelte della città , favorendo i meccanismi di riappropriazione e utilizzo di patrimoni in disuso o sottoutilizzati.
Il Laboratorio è costituito da tre organi: Forum dei cittadini, Tavolo tecnico e dal Nucleo di coordinamento e intende produrre dei nuovi “Patti” da porre all’approvazione del Consiglio Comunale. Un ” Laboratorio ” democratico, aperto alla cittadinanza tutta, attraverso il quale tutti gli abitanti della città potranno ripensare e riscrivere insieme alla Giunta l’ampliamento dei metodi e degli istituti con cui si esprime la partecipazione democratica dei cittadini alle scelte dell’amministrazione, oltre che le forme attraverso cui la città potrà riappropriarsi del proprio patrimonio”.
Gli obiettivi del Laboratorio
Sono individuate le proposte da rivolgere alla Giunta e al Consiglio Comunale, in materia di riforme delle istituzioni partecipative del Comune di Messina, allargando quindi le possibilità di partecipazione previste dallo statuto comunale, determinando la possibilità di indirizzare le politiche di livello locale. Sono individuati gli spazi in disuso e pubblicata la mappatura degli immobili da riconferire al diritto d’uso civico, evitando in tal modo il decadimento di strutture che hanno perso la possibilità di essere curate dalle finanze pubbliche e attese nelle maglie speculative del settore privato. La sperimentazione prevede la messa in piedi di progetti pilota che coinvolgeranno delle parti di patrimonio immobiliare di Enti e privati, con la predisposizione di progetti di riuso e riprogettazione ” a titolo non oneroso e a tempo determinato ” .
Mappatura e pubblicizzazione del patrimonio agricolo e immobiliare
Con il Forum che si è tenuto in maggio, la città di Messina ha individuato una serie di edifici e luoghi sottoutilizzati o abbandonati cui ridare nuova vita. Prescindendo dalla titolarità e quindi dalla natura pubblica o privata dei luoghi, favorendo l’ottica del bene comune e quindi della reinvenzione dei luoghi attraverso un progetto comunitario, il gruppo di lavoro ha prodotto una prima mappatura dei luoghi, definendone la possibilità di usufruirne nel breve, medio o lungo termine.
I lavori hanno portato all’emersione di un desiderio comune: recuperare i luoghi abbandonati riconvertendoli per fini di natura sociale, ridando luce ai diritti di uso civico, che portino alla creazione di nuove possibilità di crescita economica, integrando le attività di recupero con il rilancio della comunità , coinvolgendo i migranti residenti e favorendo l’aggregazione giovanile.
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