Una storia lunga e conflittuale quella che si porta dietro l’ex cinema Eliseo di Avellino, nato negli anni Trenta del Novecento come centro di formazione per i giovani ( ” Gioventù Italiana del Littorio ” ) e convertito poi in vero e proprio faro culturale della città , ospitando prestigiose manifestazioni cinematografiche e personalità che hanno fatto la storia del cinema italiano. A partire dal 1980, anno del terremoto dell’Irpinia, la struttura venne però dichiarata inagibile: di lìin poi abbandonato a se stesso, da luogo simbolico di arte e cultura, l’ex cinema Eliseo degenerò presto in squallido emblema di incuria e degrado.
Luce sull’Eliseo: ripartire dai beni comuni
Da due anni a questa parte, tuttavia, un gruppo di cittadini attivi ha deciso di rimboccarsi le maniche e prendersi cura di questo posto, senz’altro speciale, della città di Avellino. Il comitato ” Luce sull’Eliseo ” , durante la seconda giornata degli Stati Generali, ha inoltre ritenuto importante inviare una sua delegazione presso Gesualdo per il corteo No Triv, sottolineando l’indissolubile legame tra teoria e prassi nella tutela dei beni comuni. Ripercorriamo quindi i punti salienti affrontati durante la tre giorni intervistando Chiara Vesce, membro attivo di ” Luce sull’Eliseo ” .
Come nasce l’idea degli Stati Generali? E con quale scopo?
” A distanza di due anni dall’incendio che ha impedito la riapertura dell’ex cinema e a solo un anno dal 31 dicembre 2015, scadenza imposta dalla regione Campania per la rifunzionalizzazione della struttura – pena la perdita di qualsiasi diritto di proprietà da parte del Comune – il comitato non poteva rimanere a guardare. I successi registrati negli ultimi due anni non possono essere considerati effettivi finché alla gestione dell’ex Eliseo non verranno posti i doverosi vincoli:
– il vincolo di destinazione d’uso, rispetto al quale il PICA (Piano Integrato Città di Avellino) è piuttosto chiaro, e per il quale l’ex Eliseo deve diventare casa della cultura cinematografica;
– l’esclusione dell’ipotesi di affidamento tramite bando e l’apertura ad una gestione condivisa della struttura. Lo scopo della tre giorni, ampiamente raggiunto, era quello di spostare il fuoco della riflessione sul destino dell’ex cinema, sul tema dei beni comuni, dimostrando all’amministrazione e alla città tutta che le pratiche di gestione dei beni comuni non solo sono praticabili ma di fatto già praticate in un’ottica giuridicamente riconosciuta ed economicamente sostenibile”.
A proposito di sostenibilità economica, la seconda giornata intendeva affrontare proprio questo aspetto. Come sintetizzerebbe il contributo offerto dal Prof. Filippo Giordano? Come è stata accolta la proposta della fondazione di partecipazione come modello di governance per l’ex Eliseo?
“La presenza del prof. Giordano si è dimostra proficua e preziosa. Personalmente ritengo fondamentale in questa fase affrontare il tema dei beni comuni dalla prospettiva economica, prospettiva un po’ sacrificata nel dibattito italiano. Significa ambire da subito ad una struttura capace di auto-sostenersi, di creare reddito, formazione, professionalità e sviluppo locale. La proposta della fondazione di partecipazione è stata accolta con entusiasmo: innanzitutto, risponderebbe all’esigenza primaria di vincolare la struttura alla destinazione d’uso definita dal PICA, definendone la vocazione e lo scopo indipendentemente dal variare degli umori politici della città ; in secondo luogo, il principio della porta aperta e la presenza dell’organo assembleare, che la fondazione di partecipazione mutua dal modello associazionistico, renderebbero salvo il principio di partecipazione cui la gestione dei beni comuni deve mantenersi fedele”.
Riflettori puntati sul nostro Regolamento
Durante la prima giornata è stato letto e commentato il Regolamento sulla collaborazione fra cittadini e amministrazione per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani, elaborato con la direzione scientifica di Labsus ed approvato per la prima volta dal Comune di Bologna. Si ritiene possa essere uno strumento normativo valido anche per il Comune di Avellino?
“Sì, e stando alle dichiarazioni del Presidente del consiglio comunale, intervenuto il 4 pomeriggio ai nostri tavoli di lavoro, il Comune aveva già avviato il processo per l’adozione di un regolamento prima dell’apertura degli Stati Generali. La notizia, inaspettata da parte dell’uditorio, ha prodotto stupore che non poteva non accompagnarsi alla richiesta di aprire e condividere il regolamento del Comune alla città prima che questo venga approvato, perché siano le comunità locali, le associazioni e i cittadini a decidere in che forma debba avvenire la collaborazione con l’amministrazione. Crediamo che un regolamento possa aiutare a indirizzare il governo dei commons e legittimare le forme di partecipazione della comunità alla gestione di quei beni riconosciuti comuni”.
Ambiziosi quanto interessanti gli obiettivi dei tavoli di lavoro pomeridiani: redigere una bozza di regolamento per i beni comuni di Avellino ed individuare un modello di gestione per l’ex Eliseo… Quali conclusioni sono state raggiunte?
“Ambizione è una parola che è riecheggiata molto durante la tre giorni, ma siamo noi i primi a dichiararci visionari e un po’ imprudenti nel provare ad immaginare un destino diverso da quello che è toccato nell’ultimo ventennio all’ex GIL e nel provare ad immaginare una città che sia anche comunità . E il bilancio è indubbiamente positivo, soprattutto per essere riusciti a riunire intorno ai tavoli soggettività tanto diverse ma tutte interessate a scrivere la futura storia dell’Eliseo, aperte al confronto e pronte ad accettare la sfida di costruirla insieme questa città “.
LEGGI ANCHE:
- Liberare energie mediante la cura condivisa dei beni comuni
- Una scuola dei beni comuni per i citoyens di domani
- Come realizzare la civiltà del dialogo pubblico
- A Chieri via libera al Regolamento per i beni comuni
- Analogie e differenze nei nuovi regolamenti sui beni comuni urbani
- A Casal di Principe (CE), parte la collaborazione per i beni comuni urbani