#Foia4Italy è l’acronimo di Freedom of information act, un tipo di legge che oggi, in almeno 100 paesi, regola l’accesso all’informazione. Lo scorso 18 febbraio i rappresentanti di F4I hanno portato a Roma la loro proposta di legge: tra le associazioni riunite nella sala Aldo Moro del Palazzo dei Gruppi, anche i rappresnetanti di Action Aid, Libera, Stati Generali dell’innovazione e Diritto di sapere.
Tanti gli attivisti e i promotori di Foia4Italy; Rosy Battaglia, blogger, giornalista, fondatrice di Cittadini reattivi (una piattaforma di inchiesta multimediale, nata nel 2013, per documentare l’impegno di quei cittadini italiani che si battono per uno sviluppo sostenibile, a misura dell’uomo e dell’ambiente) e Guido Romeo – co-fondatore dell’associazione no-profit Diritto di sapere e data&business editor di Wired Italia – hanno spiegato a Labsus l’idea e gli obiettivi del progetto.
Cos’è Foia4Italy?
L’idea di Foia4Italy è semplice. Giusto un anno fa, il 24 febbraio 2014, in un discorso al Senato, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva dichiarato di voler dare all’Italia ben più di un Foia. ” Noi l’abbiamo preso in parola ” – dice Rosy Battaglia – ” infatti abbiamo scritto una proposta che possa introdurre, finalmente, anche nel nostro Paese, una legge evoluta sull’accesso all’informazione, adeguandoci cosìagli oltre cento Stati in tutto il mondo che ne sono già provvisti ” . “Una disposizione normativa, il Foia, che se approvata – continua la blogger – consentirà a chiunque di poter conoscere tutti gli atti, documenti e dati formati e detenuti dalle Pubbliche amministrazioni, con poche e tassative eccezioni ” .
La legge 241/1990 e il Freedom of information act
Oggi in Italia l’accesso agli atti amministrativi è disciplinato dalla legge 241/1990, considerata una delle norme in materia più restrittive d’Europa, la quale prevede che l’accesso possa essere richiesto solo da chi ” vi abbia interesse per la tutela di situazioni giuridicamente rilevanti ” . In questo senso, invece, il Freedom of information act considera, già nel primo articolo di cui si compone il testo, il diritto all’accesso come uno strumento per assicurare la più ampia conoscenza dei documenti, delle informazioni e dei dati, formati, detenuti o comunque in possesso delle pubbliche amministrazioni “il cui corretto soddisfacimento, – si legge ancora all’articolo 1 Finalità delle disposizioni in materia di libertà di informazione, diritto di accesso e trasparenza – contribuisce alla garanzia e alla promozione delle libertà individuali e collettive, oltre che dei diritti civili, politici e sociali. Integrando allo stesso tempo il diritto ad una buona amministrazione, aperta e al servizio del cittadino ” . Inoltre, al comma quarto dello stesso articolo è previsto che lo stesso diritto di accesso possa costituire ” livello essenziale di prestazione, ai sensi dell’art. 117, secondo comma, lettera m, della Costituzione ” , laddove si prevede che sia garantita la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale.
I principali punti del Foia
Dei dieci punti di cui si compone il testo della proposta di legge, uno dei più importanti, secondo Guido Romeo, è ” l’articolo 5 che ribalta il rapporto tra istituzioni e cittadino a favore di quest’ultimo ” . Infatti, con esso si tutela il diritto alla trasparenza prevedendo che le barriere all’accesso debbano essere poche, chiare e tassative: segreto di stato, sicurezza nazionale e restrizioni imposte dalla normativa in materia di protezione dei dati personali. Non solo. Contro il diniego dell’accesso, espresso o tacito, al comma 2 è previsto che il richiedente potrà presentare ricorso all’Autorità nazionale anticorruzione, che a sua volta potrà ordinare all’amministrazione che lo ha opposto (il diniego) di consentirne l’accesso. ” Sarà cosìl’amministrazione – se intenderà negare l’accesso all’informazione o al documento – a dover provare l’esistenza di ragioni (previste per legge) che impediscano di soddisfare la richiesta del cittadino ” , ha proseguito Romeo. E’ qui che avviene il ribaltamento dei rapporti tra cittadini e amministrazione: in questo modo, dunque, non sarà più chi richiede l’accesso agli atti a dover dimostrare il proprio interesse a conoscere un determinato dato o documento.
L’impegno di Diritto di sapere
Proprio da pochi giorni, l’associazione Diritto di sapere – dopo aver dato vita in passato ad un manuale per l’accesso ai dati, rivolto sia ai giornalisti che a tutti i cittadini – ha trasformato il proprio blog in una vera e propria piattaforma multimediale dedicata alle richieste di accesso alle amministrazione pubbliche italiane. Monitorando gli eventuali dinieghi delle pubbliche amministrazioni ma soprattutto aiutando il cittadino nelle richieste, attraverso il servizio predisposto sul sito di Diritto di sapere.
Su di un punto, infine, Battaglia e Romeo sono particolarmente concordi: sull’urgenza di poter accedere ” ai dati ambientali e sanitari che ci riguardano ” , dicono. ” Perché è un bisogno fondamentale che va soddisfatto per attivare trasparenza e sostenere il monitoraggio civico ” .
Come anche Labsus da tempo sostiene, l’informazione e la conoscenza devono essere considerati dei beni comuni. E’ per questo che il libero accesso alle informazioni rappresenta un bisogno impellente per tutti coloro che siano desiderosi di promuovere il progresso civile ed economico delle comunità nonché la partecipazione democratica.
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