E’ un progetto di cittadinanza inclusiva. E’ un esempio reale di accoglienza degna e cooperazione tra le persone. Un’intera squadra formata esclusivamente da rifugiati e richiedenti asilo. Un esempio di cittadinanza attiva, cioè una delle pluralità di forme organizzative attraverso le quali i cittadini agiscono come attori del policy making. E’ uno dei tantissimi casi in cui i cittadini si uniscono e agiscono sulla scena pubblica per cause di interesse generale.
Non è certo l’unica realtà , in Italia, che mira a diffondere attraverso lo sport i valori dell’antirazzismo, ma la Liberi Nantes è stata la prima esperienza del genere. Ormai da otto anni una realtà considerata, la sua storia ha ispirato persino una serie Tv in trenta puntate e un film, diretto da Francesco Castellani, in cui sono raccontate le storie di meticciato ed integrazione di cui sono protagonisti gli italiani ( fondatori e sostenitori della squadra) e i tanti ventenni provenienti da paesi come l’Etiopia, la Guinea, l’Iraq, la Nigeria, in fuga da guerre e dittature, ora impegnati in un vero campionato di terza categoria, a Roma.
Via Marica, zona Pietralata, Campo XXV Aprile
E’ qui che ha inizio il 26 ottobre 2007 la storia della Liberi Nantes, associazione il cui fine principale è consentire l’accesso gratuito alla pratica sportiva dei rifugiati e richiedenti asilo ospiti dei centri di accoglienza di Roma e provincia. Tutto ciò è stato possibile grazie all’iniziativa di un gruppo di volontari che sono stati sostenuti negli anni dal Centro Astalli, dalla Fondazione Don Luigi Di Liegro e dall’UISP ( unione italiana sport per tutti) di Roma. Persino il campo, questo piccolo ” tempio del tifo ” preso in condizioni fatiscenti, è stato risistemato a poco a poco da personale volontario che non percepisce, cioè, alcun tipo di compenso per il lavoro svolto all’interno dell’associazione. Il campo appare un luogo in cui le varie dimensioni della cittadinanza, sociale, istituzionale, individuale e collettiva, possono entrare in contatto, fondersi, interagire. Si tratta indubbiamente di una storia di attivismo civico, (uno dei fenomeni politico – sociali più studiati ed importanti della contemporaneità ).
Non solo calcio
Oltre che consentire di praticare sport a titolo gratuito ai rifugiati, l’associazione Liberi Nantes organizza visite guidate a Roma e fuori dal suo perimetro allo scopo di contribuire a rendere meno estraneo il contesto in cui i ragazzi vivono. Poi, lezioni gratuite d’italiano per stranieri per favorire l’inclusione effettiva, e c’è anche una squadra mista, di uomini e donne, che gioca a rugby, nata con un significato fortemente socializzante. Tutto è completamente gratuito, per coloro che sono ospiti dei centri di accoglienza romani, compresi: gli indumenti da gioco, gli scarpini, le visite mediche. Cosìcome lo sono, gratis, le escursioni e la scuola d’italiano. Ovvio che tra i costi fissi ricadono anche quelli per le utenze del campo di gioco, compresi quelli per l’affitto e la manutenzione.
Ecco perché – riferiscono dalla Liberi Nantes – è nata l’idea del crowdfunding, per sostenere le attività dell’associazione, certo, ma ” il crowdfunding è anche un modo per condividere e rendere più partecipato il progetto che portiamo avanti da 7 anni ininterrottamente ” . Sono previste delle piccole ricompense simboliche per chi sostiene il progetto, dei gadget studiati per l’occasione, ovvero, ” chi ci dona un pallone (10 euro) riceverà un poster con le foto dei giocatori della squadra, chi ci dona un paio di scarpini (25 euro) riceverà una t-shirt Liberi Nantes Official Supporter, chi ci dona una domenica (50 euro) riceverà il poster stampato e la t-shirt, infine chi ci dona una speranza per il futuro campionato (100 Euro) riceverà il pacchetto con il poster stampato, la t-shirt e la tessera di Socio Liberi Nantes ” .
Dal racconto di questa esperienza emerge una pratica dal basso di soddisfacimento dei diritti collettivi. E una domanda di necessaria interlocuzione con le autorità istituzionali e con i soggetti privati per poter rendere effettivi sia i diritti dei cittadini (nessuno escluso) sia la cura dei beni comuni. L’empowerment dei soggetti in difficoltà , quali sono appunto i rifugiati. Una cosa è certa: ci sono ancora venti giorni per sostenere la favola della Liberi Nantes, ovvero per dare un calcio all’esclusione e alla miseria.
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