Il nostro lavoro quotidiano è intenso e si svolge in gran parte virtualmente. Molto impegno è dedicato a interagire via mail con soggetti pubblici, privati e del terzo settore, per chiarire dubbi, dare consigli, organizzare riunioni fuori e dentro i municipi italiani.
Lo scopo è sempre lo stesso: capire meglio come bisogna cambiare per andare nella direzione dell’amministrazione condivisa.
A un anno abbondante dall’adozione del ” Regolamento di Bologna ” abbiamo avuto il privilegio di conoscere italiani straordinari. La loro presenza diffusa su tutto il territorio nazionale a noi è sempre più evidente: c’è una gran voglia di cambiamento, in tutta Italia. Cambiare scambiando idee ed esperienze, confrontarsi sui dubbi, sugli ostacoli, sulle resistenze che si incontrano.
Noi di Labsus siamo convinti che ci sia nell’aria una gran voglia di costruire delle reti, sia territoriali che tematiche, tra le città : da un lato infatti i beni comuni sono spesso intercomunali (laghi, spiagge, valli eccetera), dall’altro lato ci sono temi che possono accomunare città e territori anche geograficamente distanti (la scuola condivisa, il riuso di edifici, gli orti urbani collettivi eccetera).
Se tali reti si attivassero funzionerebbero da importantissimo fattore di monitoraggio reciproco: già oggi tutti i cittadini italiani interessati ai primi patti di collaborazione stipulati nelle prime città amministrate in modo condiviso li vanno a curiosare sui rispettivi siti web comunali. Vi sono studenti universitari che li studiano come casi, facendo interviste ai cittadini e agli amministratori che li hanno ideati e andando a visitare i luoghi del cambiamento.
La necessità di un confronto informale
E così: evviva l’internet che ci ha fatti incontrare virtualmente, che solo dal nostro sito ha permesso a oltre cinquemila italiani di scaricarsi in un anno il Regolamento; evviva i social che ci faranno sempre più interagire in tempo reale aumentando la nostra comunità virtuale di interesse al tema dell’amministrazione condivisa. Ma noi di Labsus vogliamo anche lavorare faccia a faccia.
Da tempo sentivamo il bisogno di iniziare a vedere questa Italia riunita, in un evento nazionale dedicato. Questa esigenza in realtà è un lusso, per Labsus, in termini di energie umane ed economiche. Dovevamo scegliere da chi partire e come fare, e abbiamo deciso di organizzare un Open Space technology (OST) dedicato a chi lavora negli uffici dei municipi italiani, con responsabilità tecniche.
L’OST è un metodo che presenta alcune caratteristiche molto importanti: stimola l’emersione di domande e l’argomentazione di gruppo alla ricerca di possibili risposte, ed è un modo di lavorare insieme vero (se ci si annoia si può cambiare gruppo di discussione), umano (le pause sono benvenute), curioso (chissà cosa c’è nella testa degli altri?), che riserva sorprese (nessuno avrebbe mai pensato che saltasse fuori quel tema) e che, ultima ma non ultima ragione, lascia una traccia scritta (il rapporto che potete scaricare in allegato) tanto per chi ha partecipato di persona tanto per chi non c’era ma avrebbe voluto esserci!
Quante ne hanno viste le aule della scuola Di Donato…
La prima giornata si è svolta presso la leggendaria scuola Di Donato all’Esquilino probabilmente la prima scuola di comunità in Italia. La scelta, apparentemente azzardata, di organizzare l’OST in una scuola è stata determinata dalla volontà di far toccare con mano cosa significa curare in modo condiviso un bene comune come la scuola (materiale se consideriamo l’edificio e gli spazi scolastici, immateriale se consideriamo l’insieme delle attività formative). Da oltre dieci anni infatti l’associazione genitori Di Donato gestisce la scuola in sintonia e in collaborazione con la dirigenza ed il personale scolastico, organizzando eventi ed attività formative fino a sera, anche durante il periodo estivo. I genitori dell’associazione, determinanti per l’organizzazione della giornata, hanno accolto i funzionari accompagnandoli nelle varie aule della scuola dove si è svolto l’incontro.
Probabilmente nemmeno quegli stessi genitori visionari che circa dieci anni fa hanno completamente recuperato e ristrutturato diverse aree della scuola diventate inagibili (ora a disposizione degli studenti e del quartiere) avrebbero immaginato di vedere dei tecnici comunali interagire in modo informale nelle aule dove studiano i loro figli. Dopo una presentazione del programma e delle modalità di partecipazione all’OST, i funzionari si sono suddivisi in gruppi di discussione secondo le tematiche che gli stessi partecipanti hanno proposto in plenaria.
Nel dettaglio la suddivisione dei gruppi:
Gruppo 1: La certificazione degli interventi eseguiti
Gruppo 2: Assicurazioni, formazione e legge sulla sicurezza/salute dei lavoratori
Gruppo 3: Semplificazione e procedimenti autorizzativi
Gruppo 4: Bilancio partecipativo
Seconda sessione
Gruppo 5: Assicurazione e tutela dei cittadini attivi
Gruppo 6: I patti di collaborazione
Gruppo 7: Collaborare, competere, cooperare e conflitti
Nella sessione plenaria conclusiva è emersa la forte esigenza da parte di tutti i partecipanti della creazione di uno spazio virtuale di confronto, informazione e dibattito (forum), articolato su tre livelli: il primo consiste nella scrittura dei regolamenti Comune per Comune (tutti lo stanno adattando al proprio contesto, alcuni comuni lo stanno snellendo, altri stanno pensando a una scrittura condivisa del testo, ecc.); il secondo è quello relativo ai patti di collaborazione; il terzo livello è quello che attiene alle questioni specifiche legate all’applicazione puntuale del Regolamento.
Nel rapporto in allegato potrete leggere nel dettaglio la discussione che si è sviluppata nei vari gruppi. Riflessioni d’avanguardia, partecipativa e amministrativa, di un’Italia a diverse velocità : si nota infatti l’assenza di funzionari provenienti da buona parte del Mezzogiorno, del Nord-est e parte del Nord-ovest (Val D’Aosta e Liguria). Si nota la forte presenza della Toscana ma anche la scarsa presenza, inaspettata, dell’Emilia Romagna.
Come bisogna essere per fare l’amministrazione condivisa?
Dal 2006 come Labsus ci poniamo questa domanda, in un primo momento indagando e raccontando i progetti di avanguardia nella cura dei beni comuni e nella gestione condivisa dei nostri borghi, dei nostri quartieri, delle nostre città (ne abbiamo analizzate circa 400 in 9 anni di attività nella sezione beni comuni del nostro sito); la realizzazione del primo Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni ha sicuramente rappresentato uno spartiacque. Lo strumento del Regolamento, che, come ripetiamo spesso, traduce il principio costituzionale di sussidiarietà sancito dall’articolo 118.4 in norme di diritto amministrativo, ha permesso di moltiplicare in modo esponenziale questo tipo di esperienze. In circa 16 mesi il testo è stato approvato da 41 comuni, mentre la procedura per l’adozione è stata avviata da altre 75 amministrazioni, tra queste compaiono città come Roma, Torino, Milano e Genova (qui l’elenco completo dei comuni).
Per un totale di 116 comuni (numero in costante aumento); quanti cittadini, quanti amministratori e quanti funzionari in questi mesi avranno preso confidenza con questo nuovo modello di gestione delle città ? Bologna, per ovvie ragioni temporali, è l’amministrazione con più esperienza sul campo, sono già decine i patti di collaborazione approvati nel capoluogo emiliano; le integrazioni apportate al testo da parte di altri comuni sono però altrettanto determinanti. L’obiettivo ambizioso di realizzare uno strumento versatile, un wiki-regolamento che potesse essere modificato e migliorato in modo condiviso e attraverso l’esperienza, è stato raggiunto.
Un patto di collaborazione tra funzionari
Con questo presupposto si è sviluppata la seconda giornata di lavoro, che si è tenuta il 12 giugno presso la sede dell’ANCI nazionale. Daniela Ciaffi, membro del direttivo di Labsus e organizzatrice dell’OST ha aperto i lavori presentando i risultati dell’instant report (che potete scaricare in allegato) redatto dagli esperti di Labsus che hanno seguito i gruppi di dibattito.
Successivamente Gianni Ferrero, funzionario del comune di Torino, ha presentato la bozza di Regolamento che dovrà essere vagliata dal consiglio comunale del capoluogo piemontese (potete scaricare in allegato la delibera di giunta e il testo del regolamento); riteniamo infatti che il lavoro torinese rappresenti una notevole evoluzione del testo approvato a Bologna nel febbraio 2014.
Sono stati quindi analizzati ed indagati tutti gli aspetti sperimentali di questa versione ” avanzata ” del Regolamento, lasciando spazio al confronto che si è protratto per tutta la mattinata. E’ stata presentata inoltre, dalla vice sindaco Francesca Malafoglia, l’esperienza innovativa di Terni, uno dei centri propulsivi della rete per l’amministrazione condivisa umbra.
Durante il dibattito è emersa in modo evidente una consapevolezza generalizzata, nei funzionari, di partecipare a un cambiamento ” storico ” del ruolo dell’amministrazione nel Paese: ci si sente protagonisti di un mutamento di grande portata, i cui effetti a lungo termini non sono ancora del tutto prevedibili.
Il presidente di Labsus in conclusione ha voluto lanciare una proposta impegnativa quanto necessaria, accogliendo le richieste emerse da questo primo incontro inedito sia per i contenuti sia per la scelta dei protagonisti, che per una volta non sono stati né gli accademici né i politici, bensìquelli che ogni giorno devono dare risposte alla propria comunità . Arena ha infatti invitato i partecipanti a costituire la prima rete nazionale di funzionari esperti nella gestione di progetti di cura condivisa dei beni comuni, in cui Labsus può lavorare come soggetto accompagnatore, una rete orientata allo scambio di esperienze e di informazioni che potrà svilupparsi anche in sotto-reti regionali al fine di operare localmente ma sempre con uno sguardo verso l’orizzonte nazionale.
Scarica in allegato il rapporto completo dell’OST e il testo del Regolamento in corso di approvazione a Torino.