Prima di tutto un ringraziamento sentito a tutta la redazione di Labsus che mi ha permesso di poter condividere con voi le esperienze e le idee che ho scoperto in terra britannica. Un grazie in particolare al Prof. Gregorio Arena e al caporedattore Fabrizio Rostelli che mi hanno proposto questa collaborazione e supportato nel realizzare il diario.
” Diario da Londra ” finisce qui ma non per questo si conclude con questo il mio lavoro di studio e ricerca sulle imprese di comunità e sulle esperienze di collaborazione orizzontale tra cittadini.
Questa esperienza è stata una delle tappe fondamentali nella mia maturazione professionale in questo settore. Ora spenderò i prossimi mesi all’elaborazione della Tesi finale sul ruolo che queste organizzazioni possono giocare nel rendere le persone protagoniste dei cambiamenti dei contesti urbani.
Nel corso dei mesi di esperienza londinese ho avuto modo di confrontarmi con un sacco di realtà e questo era uno dei miei obiettivi principali.
Mi ricordo molto bene il mio primo giorno negli uffici della Hackney Co-operative Developments, l’impresa che mi ha ospitato, ed ho pensato: ” Ecco, in questi mesi potrò conoscere e far mie una quantità innumerevole di esperienze e spunti da cui potrò costruire un patrimonio essenziale per la mia maturità professionale ” . E cosìè stato.
Riguardando i miei appunti ho memoria di tutte le persone incontrate, le idee più varie che vengono realizzate in questa città : da due ragazzi che installano alveari di api sopra i tetti per evitare l’estinzione di questi insetti, ad un ragazzo indiano che vuole importare cucchiai commestibili nel Regno Unito passando per le fattorie urbana e le cooperative di gestione pannelli solari.
Londra è un mondo a sé, ricco di fascino e magia dove si può trovare di tutto e di più.
Da questo viaggio ritorno con una maggior convinzione sui temi centrali della mia formazione e futura professionalità : le comunità sono la base da cui poter generare nuove forme di servizio e migliorare la qualità della vita. Il coinvolgimento degli attori, il confronto, la discussione, la messa in rete di varie energie ed esperienze sono la chiave per costruire innovazione sociale.
Torno da Londra contento per tutto quello che ho appreso ma anche convinto che per una volta non dobbiamo sentirci, come italiani, inferiori agli stranieri. Dico questo perché, benché il terzo settore e la cooperazione inglese sono ben sviluppati, le tante realtà italiane del privato sociale e le politiche emanate dal pubblico sono nel nostro paese molto più strutturate rispetto al Regno Unito.
In molte occasioni sono stato interrogato su ” come si fa in Italia ” dato che la fama del nostro lavoro in campo sociale travalica i confini nazionali.
Anche se negli ultimi mesi molte accuse sono state mosse alle cooperative sociali per colpa di persone disoneste, si veda ” Mafia capitale ” , non bisogna scoraggiarsi nel proseguire il nostro lavoro.
Nonostante i mille ostacoli e fondi sempre più risicati, dobbiamo essere orgogliosi di quello che siamo riusciti a costruire con le cooperative, le imprese sociali e le esperienze di sussidiarietà che ogni giorno raccontiamo su Labsus.
Per questo sono contento di essere tornato a casa con un bagaglio ricco di esperienze e l’idea che posso dare anche io il meglio per questo settore.
Grazie a tutti e a presto.
LEGGI ANCHE:
- Un diario dal Regno Unito per raccontare le esperienze delle imprese di comunità
- Diario da Londra: le Community Interest Companies
- Imprese comuni e rigenerazione urbana nel Regno Unito
- Impresa sociale: valore condiviso, ruolo di welfare e dimensione UE
- Diario da Londra: il non luogo riprogettato dalla comunità
- Diario da Londra: la Old Fire Station