Fassino non è solo il sindaco della quarta città d’Italia ma è anche il presidente dell’Anci. Il messaggio che sta lanciando è importante per la città di Torino, per la città metropolitana, per tutte le grandi città italiane, per le città italiane tutte. È certamente una proposta politica a pochi mesi da una (ri)elezione che in molti danno per certa. Ma è ancor più una svolta culturale dentro il municipio e fuori da esso. Protagoniste decine di persone con responsabilità pubbliche di tipo tecnico, oltre che politico, insieme a numerosi rappresentanti della società responsabile torinese che da tempo spingevano in questa direzione.
“Espugnato il Consiglio comunale!”, si scherza. Ma Ilda Curti, assessore alla Rigenerazione Urbana del Comune di Torino, con decenni di politiche urbane partecipative in curriculum, commenta: “Sono molto soddisfatta, soprattutto del tipo di discussione che c’è stata ieri sera tra maggioranza e minoranza: raramente le discussioni entrano così profondamente nel merito dei contenuti”.
Le chiediamo che aspettative ha nel breve periodo e lei non ha dubbi: “Ai blocchi di partenza ci sono molte esperienze pronte a scattare: nelle centralissime piazze Arbarello e Cavour si giocherà a street basket e i bambini potranno scambiare libri, moltissime sono le proposte di cura degli spazi verdi sparse in città, le Circoscrizioni sono tutte molto proattive”.
Insomma, possiamo sperare che Torino farà subito seguire all’adozione del Regolamento la stipula di patti di condivisione?
“Sì, certamente. Dovendo fare un pronostico direi che nell’arco di pochi mesi ne verranno stipulati almeno tre o quattro. Finalmente siamo nella condizione di avviare esperienze che sono rimaste bloccate fino ad ora”.
E a lungo termine, cosa si modificherà?
“Con un quadro amministrativo così solido si può davvero passare dalle buone pratiche alle buone politiche, anche rendendole più veloci. Torino da molti anni ha tante esperienze notevoli, dall’eccellenza delle case del quartiere alle pratiche più micro di empowerment. L’amministrazione ha molti rapporti con i torinesi attivi, ma qui si va oltre il rapporto diretto e puntuale con le istituzioni”.
Come?
“Le relazioni potranno essere ancora più friendly e più calde, grazie alla cornice che offre il Regolamento. Mi aspetto più mobilitazioni, più risposte di cittadini che ancora non conosciamo, in risposta alla complessità delle sfide urbane”.
Oltre che favorire le alleanze tra cittadini e amministratori pubblici, pensa che l’amministrazione condivisa potrà favorire in generale le attività amministrative?
“Noi su questo siamo espliciti: le politiche pubbliche e i servizi comunali non si sostituiscono. Non è che siccome non ci sono soldi si fa volontariato. Ciò che cambia è che si offre alla burocrazia un quadro più rassicurante per fare le cose. È nel nome della concretezza delle cose che ho visto muoversi in modo interdivisionale e interassessorile i colleghi del Comune”.
Quali ricadute potrebbero esserci a livello nazionale?
“Io mi auguro molte. Solo oggi ho mandato il nostro Regolamento a non so quanti comuni che me lo hanno chiesto! Ma noi abbiamo fatto un lungo lavoro tra divisioni e assessorati. Ci abbiamo messo mesi e mesi e lo abbiamo infine adattato a Torino ripartendo dal territorio. Penso che a livello nazionale Fassino porterà alla rete Anci questo nostro percorso, perché adottare il Regolamento, di per sé, non basta”.
Infine chiediamo se Labsus è stato d’aiuto. “Labsus è stato un attivatore. Il Regolamento di Bologna è stato un incipit importante. Il quadro teorico che avete fornito a noi e a tante altre città italiane è solido. La giornata che avete organizzato nel dicembre del 2014 al Politecnico di Torino ci ha dato il senso, rassicurante, di essere dentro un dibattito in corso”.
Le dichiarazioni politiche sono accompagnate da commenti fuori e dentro il municipio che alzano e abbassano l’asticella delle aspettative, ma una costante è abbastanza evidente, e si tratta di quello che alcuni sintetizzano come “il modello Torino”: una continuità amministrativa più unica che rara, incapace di rotture salutari e che spesso ha mostrato i suoi limiti, ma che con ogni probabilità è l’ingrediente che ha permesso di arrivare oggi ad aprire le porte, con piglio maturo, all’amministrazione condivisa.
In allegato il testo del Regolamento di Torino.