Il comune di Bologna presenta il report sulla Cittadinanza Attiva 2012-2016

Ci siamo. A quattro anni di distanza dal primo avviso pubblico per la promozione di attività  volte alla tutela e alla cura del territorio e della comunità  attraverso il coinvolgimento delle associazioni, è tempo di tirare le somme. A farlo è il Comune di Bologna, attraverso il report di Cittadinanza Attiva 2012-2016. In questo periodo di tempo, l’amministrazione è diventata ancora più condivisa con l’adozione del Regolamento sull’amministrazione condivisa dei beni comuni  nel 2014 (e l’emanazione di un nuovo avviso pubblico) e i cittadini di Bologna hanno risposto. Un risultato entusiasmante, che dimostra come, anche in una grande città  come Bologna, sia possibile mettere in pratica la sussidiarietà , senza perdersi in iter burocratici infiniti per partecipare attivamente alla tutela, cura e gestione di qualcosa che in fondo è compito di noi cittadini tutelare, curare, gestire. Ma anche un esempio da seguire per le altre città , a dimostrazione che Bologna non rappresenta un caso isolato, ma un’apripista per tutte le altre città  che hanno già  adottato o che adotteranno il Regolamento.

Un po’ di numeri

Partiamo dal numero di proposte pervenute e dalle collaborazioni avvenute a seguito dei due avvisi. Il primo, come sottolineato anche dal report, era riservato alle sole associazioni iscritte all’elenco comunale delle Libere Forme Associative, ed ha generato 119 proposte con 81 convenzioni sottoscritte. Il secondo ha visto crescere il numero di proposte fino a 245; i ” patti di collaborazione ” (che hanno sostituito le convenzioni) stipulati sono 139. Facendo un rapido conto, quindi, in quattro anni 364 proposte e 220 collaborazioni. Il regolamento ha, dunque, funzionato anche in termini quantitativi, permettendo ad un numero maggiore di realtà  di attivarsi al servizio della città  e di farlo in maniera più semplice e diretta. I campi di intervento sono stati diversi e, pur sottolineando come ciò che ha contraddistinto questo genere di attività  sia stata la trasversalità  degli interventi, più di un terzo ha riguardato la cura dei beni comuni e la rivitalizzazione di spazi e aree di Bologna, evidenziando una volta di più la volontà  dei cittadini di farsi carico delle responsabilità  di ” cura e gestione condivisa ” della propria città .

Parola ai promotori

L’esperienza di questi quattro anni può ritenersi certamente positiva. Non sono mancate difficoltà  e fatiche, ma l’interesse che la cittadinanza dimostra verso gli strumenti di partecipazione attiva ci conferma che la strada intrapresa è quella giusta ” . CosìDonato Di Memmo, responsabile dell’Ufficio di Coordinamento del comune di Bologna, ha sintetizzato questo quadriennio nel nome dei beni comuni, insistendo sulla concreta replicabilità  di esperienze virtuose come quella di Bologna: ” Abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere numerose richieste di supporto da parte di altre città , di diverse dimensioni, interessate ad avviare un percorso analogo: il Regolamento si dimostra uno strumento esportabile, ma i risultati concreti della sua applicazione possono arrivare se le città  sono ben consapevoli che la sua approvazione segna solo il punto di partenza di un impegno convinto e costante verso l’apertura ai cittadini, che deve coinvolgere l’amministrazione nel suo complesso.” Insomma, di strada da fare ce ne è e Bologna fa da battistrada.

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