Storia di un percorso di collaborazione tra amministrazione e cittadini

"Le rigidità  in questi percorsi di lavoro non funzionano, bisogna diventare dei burocrati atipici per facilitare i percorsi collaborativi."

Il percorso Ferrara Mia, presentato nel gennaio del 2015, è gestito da èFerrara Urban Center, un ufficio tecnico all’interno del Servizio Pianificazione Territoriale del Comune di Ferrara che si occupa di progettazione e gestione di processi partecipativi per l’inclusione dei cittadini nelle decisioni pubbliche ed in particolar modo nelle trasformazioni urbane.
I finanziamenti del progetto arrivano grazie alla vincita di un bando regionale per per la promozione della partecipazione dei cittadini all’elaborazione delle politiche locali.
Il percorso complessivo è stato organizzato in due momenti:  Ferrara Mia, insieme per la cura della città  conclusosi nel giugno 2015 e  Ferrara Mia, persone e luoghi non comuni tuttora in corso.
Obiettivo finale sarà  la stesura di una Carta dei Beni Comuni che conterrà  i  principi e le linee guida necessari per l’azione amministrativa e  nello specifico permetterà  una revisione e una valutazione della bozza del  Regolamento Comunale per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni  comuni  elaborato nella prima fase.

Per approfondire questa iniziativa abbiamo intervistato la portavoce del sindaco e responsabile dei processi partecipativi di èFerrara Urban Center Anna Rosa Fava.

Come si è articolato il percorso che sta portando alla Carta dei beni Comuni a Ferrara?

Il percorso è iniziato lo scorso anno quando il progetto dell’Urban Center ha vinto il bando regionale 2015 per lo sviluppo dei processi partecipativi. I molti progetti sviluppati fino a questo momento ci avevano fatto capire l’importanza di sviluppare un percorso partecipato con i cittadini e la necessità  di ragionare assieme sulla cura dei beni comuni. Il progetto Ferrara Mia ha visto avviare questo percorso partecipativo che ha coinvolto i cittadini in laboratori ed iniziative per la cura della città  e delle aree verdi. Parallelamente a questo percorso abbiamo iniziato un percorso interno  all’amministrazione  grazie ad  una unità  di progetto composta dai vari uffici comunali per ragionare su quali fossero le criticità  che i cittadini incontravano nel prendersi cura dei propri spazi pubblici.  
Grazie a questo doppio binario, interno ed esterno alla pubblica amministrazione, si è arrivati alla decisione di cambiare alcuni regolamenti già  esistenti e di approvarne invece di nuovi.

Quali regolamenti sono stati approvati?

Abbiamo approvato l’articolo sull’occupazione del suolo pubblico, il cosiddetto articolo ” far-filò ” , che in dialetto significa chiacchierare. L’articolo prevede l’occupazione del suolo pubblico senza concessione e legittima le iniziative spontanee a carattere conviviale che avvengono negli spazi pubblici pedonali e che prevedono l’utilizzo di piccoli arredi, recuperando dunque la convivialità  e la spontaneità  degli incontri tra vicini che in questo modo non devono né pagare l’uso dello spazio né seguire un iter burocratico che può essere complesso.
Altra iniziativa è stato il regolamento sulla cura del verde pubblico; mentre il precedente regolamento del comune di Ferrara si rivolgeva principalmente al mondo associazionistico, ci siamo resi conto che c’era bisogno di un regolamento  aperto anche a quei cittadini che non facevano parte di un’associazione.
Quest’anno con il secondo anno di lavoro usciremo con l’approvazione della Carta dei Beni Comuni e stiamo lavorando non solo sui beni materiali ma anche sui beni non tangibili. In questo senso stiamo implementando anche  l’Albo del Cittadino  Attivo in modo da avere una banca dati dei volontari ma anche una forma di riconoscimento per chi si occupa del sociale.

Quale è stata la risposta della cittadinanza a questi percorsi partecipati portati avanti  dall’amministrazione?

La risposta è stata molto positiva fin dalla prima presentazione del progetto. Come amministrazione ci siamo impegnati per spogliarci degli aspetti burocratici e abbiamo lavorato molto nei territori per conoscere le pratiche spontanee dei cittadini e per conferire all’amministrazione il ruolo di interlocutore di fiducia e partner dei cittadini. La fase successiva sarà  quella di sviluppare ulteriormente questa connessione con il territorio soprattutto nei contesti periferici.
Questi progetti hanno avuto anche il pregio di favorire  una comunicazione tra i vari uffici comunali e si è riscoperto il piacere di collaborare  tra colleghi di diversi uffici non abituati a lavorare insieme, sviluppando una capacità  collaborativa e di presa di iniziativa positiva anche per la macchina comunale.

Vuole aggiungere qualcosa?

Si, voglio sottolineare che credo sempre di più nella  necessità  di collaborare tra i vari territori, non solo regionali ma anche nazionali, che si stanno occupando di questi temi.
Attraverso il confronto e la condivisione si possono trovare delle soluzioni  valide per tutti rispetto a temi importanti come ad esempio  la sicurezza dei cittadini che si occupano di attività  di cittadinanza attiva. Inoltre per l’amministrazione è importante ricordare che le rigidità  in questi percorsi di lavoro non funzionano, bisogna diventare dei burocrati atipici per facilitare i percorsi collaborativi.

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