I giovani italiani preferiscono vie alternative per partecipare alla vita pubblica del loro paese

I giovani italiani preferiscono vie alternative per partecipare alla vita pubblica del loro paese. Questo quanto emerso da ” WHAT DO YOUth WANT ” , uno studio promosso da FOCSIV, l’Agenzia Nazionale per i Giovani e il Programma Erasmus+ che ha proposto diversi quesiti a ragazzi dai 18 ai 30 anni riguardo la loro partecipazione politica e civica. L’indagine ha infatti sottolineato come le cosiddette vie tradizionali di attivismo abbiano lasciato spazio a forme più dirette di partecipazione, come il volontariato e l’associazionismo. Dal rapporto stilato emerge un cambiamento evidente nell’interpretazione che i giovani italiani danno al concetto di partecipazione politica e civile, con una netta preferenza per la seconda. Se il 74,8% dichiara di non aver mai partecipato in prima persona alla vita politica italiana, al contrario il 56% dichiara di far parte di almeno un’associazione e addirittura il 73% di aver svolto attività  di volontariato.

I giovani e il bene comune

Una delle domande poste agli intervistati riguardava, in particolar modo, il bene comune. Nella parte del questionario intitolato “TU, CITTADINO ATTIVO” i ragazzi dovevano dare un’opinione riguardo la responsabilità  della tutela e della gestione del bene comune. La necessità  di una condivisione dei compiti da parte dello Stato e dei cittadini è stata affermata dal 76,1% dei partecipanti al sondaggio, segno di una consapevolezza radicata del bisogno di una maggiore collaborazione dei due soggetti chiamati in causa. Anche i dati sulla partecipazione effettiva ad iniziative di tutela del bene comune hanno confermato una certa sensibilità  al tema da parte delle generazioni più giovani. Infatti, ben il 79,7% ha dichiarato di aver partecipato almeno una volta a questo tipo di attività .

Una partecipazione più civica che politica

Dati che fanno riflettere e che ben descrivono anche una situazione a livello nazionale di generale disaffezione alla politica. Una disaffezione che non coinvolge però, come sostengono i numeri, il senso civico della porzione della popolazione forse maggiormente preoccupata del proprio futuro. Dati che, se recepiti dalla politica, aprirebbero nuove strade a quella forma di gestione condivisa che i ragazzi italiani hanno ritenuto fondamentale per la gestione del bene comune.

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