Da questi interrogativi nasce Totally Lost, un progetto fotografico che racconta visivamente tutti quei luoghi, sparsi per l’Europa, che sono stati frutto dei regimi totalitari. Attraverso un percorso partecipato, il progetto vuole collegare tutti questi frammenti di storia: raccontare l’architettura cosìcom’è, lontano da una narrazione ideologica, per stimolare la riappropriazione fisica e culturale di questi luoghi. Strutture progettate come espressione del potere totalitario sono diventate il simbolo del fallimento di quello stesso potere: abbandonate, in rovina, presenti in maniera frammentata, ma abbondante, su tutto il territorio europeo.
Nato nel 2012 dalla collaborazione tra Spazi Indecisi e Atrium Forlì, capofila della rotta culturale Atrium, Totally Lost è un progetto di ricerca aperto a tutti, volto a scoprire e documentare lo status attuale degli edifici costruiti o utilizzati durante i regimi totalitari del secolo scorso in Europa. Nel 2012, alla prima open call, hanno partecipato oltre 200 tra fotografi e video maker da 11 Paesi europei (Albania, Bosnia- Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Grecia, Italia, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria), sono state raccolte più di 2600 fotografie e 60 video, che hanno costituito il nucleo iniziale dell’archivio online, in continua evoluzione, che ad oggi cataloga e mappa oltre 250 edifici legati ai totalitarismi del secolo scorso in Europa. Il materiale è già stato protagonista di tre diverse mostre, a Forlìnel 2013, a Gyor (Ungheria) nel 2013 e a Città del Lussemburgo nel 2014.
Questa edizione tornerà a Forlìe provincia dal 19 al 23 e, dal 23 al 25 settembre, in tre location legate all’architettura del ventennio: La Casa del Mutilato di Forlì, l’ex Acquedotto Spinadello di Forlimpopoli e l’ex Casa del Fascio a Teodorano. Il soggetto di questa esposizione sarà la Romagna, terra natale di Benito Mussolini, che ospita numerose testimonianze dell’architettura fascista: colonie marine, case del fascio, industrie belliche e ville private.
Quello che vogliono gli ideatori del progetto – l’Associazione Spazi indecisi, che opera attivamente nei processi di rigenerazione urbana – è porre domande sul futuro di questi luoghi e favorirne una riappropriazione fisica e culturale, perché ” questa riappropriazione culturale delle architetture e delle ideologie totalitarie del ‘900 a cui sono legate, può davvero essere un elemento identitario del nostro continente ” .
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