Consumiamo tanto ma produciamo di più, il Parlamento approva una legge per incentivare il riuso alimentare e tentare di risolvere uno dei più grandi paradossi della nostra epoca

Sulla scia di Expo  – il cui tema principale era proprio l’alimentazione – il 2 agosto il Parlamento italiano ha provato a porre rimedio a questa assurdità .  La legge, sostenuta da tutte le forze politiche, persegue due obiettivi chiari: ridurre l’inquinamento derivante dagli sprechi alimentari e favorire il recupero delle eccedenze alimentari (e farmaceutiche) sfamando gli indigenti. Diciotto articoli che semplificano la disciplina delle donazioni alimentari e farmaceutiche, cosìda favorire cittadini e aziende (supermercati, negozi, produttori, ristoranti) che vogliono regalare le proprie  eccedenze di cibo alle  onlus impegnate a favore dei poveri, con la possibilità  di ottenere in cambio sgravi sulla tariffa rifiuti.
Da notare è la scelta del legislatore di fare espresso riferimento al principio di sussidiarietà  che sembra ispirare l’impostazione stessa della legge: non si puniscono le condotte ” sprecone ” , ma si favorisce il riuso dell’invenduto, incentrando la legge sulla volontarietà  della donazione. La legge non prevede solo la donazione delle eccedenze, ma stimola una vera e propria aggregazione di diversi soggetti al fine di risolvere un problema di interesse generale; un esempio è la possibilità  di stilare accordi tra associazioni di volontariato e imprenditori agricoli per recuperare i prodotti che rimangono a terra durante la raccolta (il c.d. residuo in campo).
Il Parlamento è intervenuto anche per stimolare una condotta più responsabile dei singoli cittadini – cui è imputato il  43% degli sprechi alimentari – prevedendo una sensibilizzazione sul tema dello spreco e normando la ” doggy bag ” ,  ossia la possibilità  di portar via gli avanzi dai ristoranti. Senza dubbio, parte della soluzione passa attraverso la condotta dei cittadini che, secondo lo schema della   ” sussidiarietà  quotidiana ” , con piccoli gesti e abitudini possono contribuire alla tutela di un interesse generale, anche solo riducendo la portata del problema. La questione è complessa e gli strumenti sono molteplici: gruppi d’acquisto, filiera corta, consumo critico e  orti urbani sono solo alcuni esempi di quello che i cittadini possono fare, ma certamente  la riduzione degli sprechi è il  primo passo  da compiere.

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