A tre anni dalla loro nascita hanno fatto diverse cose: “Abbiamo realizzato un murales nel parchetto di Piazza Santa Silvia. E’ stato dipinto da un artista del quartiere con la collaborazione di tantissimi bambini. E’ stato un momento condiviso, per un’opera realmente partecipata. Quest’estate è stato vandalizzato ma lo abbiamo immediatamente risistemato“.
Non solo aggregazione e proposte concrete per il quartiere, ma anche attenzione per quello che accade nel Municipio e per l’operato dell’amministrazione: “18 mesi fa abbiamo fatto un flash mob per un cantiere fermo da tanto tempo, volevamo sensibilizzare le autorità e abbiamo deciso di farlo attraverso un momento di divertimento. Il cantiere, però, è ancora bloccato, quindi organizzeremo qualcos’altro“. Altra cosa importante è stata la raccolta firme per il Parco Alibrandi Ruspoli. Un parco che dal 2007 deve essere costruito con gli oneri concessori derivanti dell’edificazione di un terreno pubblico. La progettazione partecipata si è conclusa nel 2013 ma il progetto è ancora fermo. “Abbiamo fatto una raccolta firme e siamo stati ricevuti dai tecnici del Comune, che si sono stupiti della situazione di stallo. Le aree destinate al parco devono essere espropriate e, in questo momento, sono in forte degrado: macchine abbandonate, immondizia e incendi, una situazione assurda in una zona residenziale. Ma noi non ci arrendiamo e prossimamente faremo un sopralluogo con la giunta municipale“.
La loro filosofia è chiara: “Siamo convinti che il dialogo e la collaborazione siano i migliori strumenti attraverso cui interagire con la pubblica amministrazione” ripete Valentina, “questo metodo però non sempre ha funzionato, particolarmente emblematico è stato quello che è successo l’anno scorso. Il Municipio XI aveva fatto un bando per favorire l’adozione di arredi urbani, cosìci siamo dati da fare e tra cittadini, enti e attività commerciali abbiamo raccolto i fondi per circa quaranta adozioni. Abbiamo organizzato queste aiuole che curavamo e pulivamo. Una mattina ci siamo svegliati e, durante la notte, tutte le nostre mini aiuole erano state divelte, uno scempio. La persone sono rimaste scioccate. Non riuscivamo a capire cosa fosse successo. Poco tempo dopo è arrivata una lettera del Dipartimento Ambiente del Comune, in cui si comunicava che loro non avevano autorizzato l’adozione che i cittadini avevano sottoscritto con il Municipio. Non è chiaro chi sia stato l’autore materiale dello scempio, noi abbiamo provato a ricostruire e siamo arrivati alla conclusione che probabilmente è stata l’Ama su mandato dell’ufficio tecnico del Municipio“.
Un fatto grave che, però, indica anche qual è la strada da seguire. “Abbiamo bisogno del regolamento per la gestione condivisa dei beni comuni,” – continua Valentina – “perché quello che è successo agli arredi urbani non sarebbe avvenuto. Con l’approvazione del Regolamento non solo avremmo uno schema chiaro con cui interagire con la pubblica amministrazione, ma sarebbe anche un modo per mettere in chiaro le competenze tra Comune e Municipio. Le linee di separazione all’interno della pubblica amministrazione sono un problema. Un esempio? C’era un divano abbandonato in un’area giochi, l’Ama non poteva ritirarlo perché la pulizia del parco spettava al servizio giardini del Comune che, però, era momentaneamente fermo. Alla fine ci siamo organizzati e lo abbiamo portato fuori dal parco, cosicché l’Ama potesse ritirarlo“.
In attesa del Regolamento, Portuense attiva si sta attivando per trovare una sede di confronto con l’amministrazione municipale: “Ci siamo uniti in un coordinamento con altre associazioni per chiedere una consulta al presidente del Municipio, vorremmo organizzare degli incontri bimestrali per dar voce ai cittadini. Il nostro quartiere ha delle potenzialità enormi: come un patrimonio di edifici pubblici e privati in stato di abbandono, spazi che potrebbero diventare luoghi comuni e non lo sono“.
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