” Un’Europa più sociale ” . E’ questo il messaggio che ha lanciato la settimana scorsa il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, nell’annunciare ” i passi importanti ” che sono stati compiuti in questo senso e quelli che verranno fatti verso un ” Pilastro europeo dei diritti sociali ” .
L’iniziativa, avviata dalla Commissione nel marzo 2016, ha aperto la strada ad una consultazione pubblica che, già dal settembre 2015, ha riunito attorno ai tavoli di Bruxelles autorità europee, Stati membri, parti sociali, rappresentanti della società civile e cittadini per discutere dei contenuti e del ruolo del pilastro sociale, oltre che delle modalità ” per assicurare equità e giustizia sociale in Europa ” . L’impegno della Commissione europea in questa direzione non si esaurisce a gennaio, ma continua nei prossimi mesi. Juncker ha, infatti, annunciato che il 17 novembre 2017 verrà organizzato un vertice sociale a Gà¶teborg, un’iniziativa che ha già coinvolto il Primo ministro svedese Stefan Là¶fven.
In un momento in cui l’Unione europea affronta sfide interne ed esterne, come l’ondata incalzante dell’euroscetticismo (anche tra le file dell’Assemblea di Strasburgo) e la gestione dei flussi migratori (un nuovo accordo è stato raggiunto ieri nel summit di Malta), il pilastro dei diritti sociali si presenta come una risposta in termini di ” priorità assoluta ” del 2017, proprio come il neo presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, l’ha definito.
Il Piano
La conferenza dello scorso 23 gennaio ha messo nero su bianco in un unico documento i 16 mila contributi raccolti nell’arco di un anno di consultazione: dalla salute e la prevenzione sul posto di lavoro all’assistenza alle aziende (Pmi) e alla protezione dei lavoratori contro i ” tumori professionali ” . E’ un progetto che, come ha spiegato Juncker durante il discorso sullo stato dell’Unione dello scorso settembre, ” è stato concepito come una struttura di referenza per proiettare l’impiego e l’impegno sociale degli Stati membri ” nel portare avanti riforme a livello nazionale in questa direzione.
La Commissione punta, quindi, a fare del Pilastro sociale ” un piano d’azione chiave per una politica solida in materia di salute e sicurezza sul lavoro in linea con il XXI secolo ” fatta di ” norme chiare, aggiornate e di efficace applicazione”. Un piano, inoltre, che punta ” ai risultati anziché agli aspetti burocratici ” . L’obiettivo della Commissione è, infatti, eliminare o aggiornare le norme obsolete entro i prossimi due anni (con l’aiuto degli Stati e delle parti sociali) e indirizzare le Pmi e le microimprese a conformarsi al quadro legislativo esistente, oltre che alle norme di igiene e sicurezza per prevenire i tumori cancerogeni.
A questo scopo, la Commissione ha anche presentato un ” documento orientativo ” per le aziende, con ” consigli pratici ” per i datori di lavoro in materia di valutazione dei rischi e sicurezza e salute sul lavoro (rischi psicosociali, ergonomici o legati all’invecchiamento), con il conseguente riesame della normativa in materia (comprese le direttive sugli agenti cancerogeni o mutageni) per adeguare la legislazione europea ” ai modelli del lavoro e a una società in evoluzione ” .
L’impegno del Parlamento europeo
L’attenzione ai diritti sociali non è mancata neppure dalle poltrone di Strasburgo. I deputati del Parlamento europeo, hanno approvato, nel corso dell’ultima plenaria, una risoluzione sul Pilastro chiedendo, innanzitutto, che siano garantiti a tutti i lavoratori i propri diritti ” qualunque sia la forma di occupazione o di contratto ” . Tra le raccomandazioni contenute nella risoluzione, l’impegno per ” far rispettare le condizioni di lavoro delle nuove forme di lavoro (tra cui digital e on-demand), un freno ai tirocini non retribuiti e ai contratti a zero ore, lotta alla povertà infantile, attraverso l’introduzione di una ‘garanzia per il bambino’, e il rafforzamento dell’attuale ‘garanzia giovani’. Una risoluzione ambiziosa (e una vittoria per i socialisti) che raccomanda, inoltre, ” finanziamenti adeguati ” sia a livello nazionale che europeo e una tabella di marcia per il 2017, per rendere ” credibile ” la creazione e l’attuazione del Pilastro sociale.
Il Pilastro sociale potrebbe, in un certo senso, essere un primo passo per perfezionare l’acquis sociale europeo, e forse anche un inizio per far ripartire l’Europa ad un’unica velocità per costruire un nuovo progetto di integrazione. Se ci pensiamo un attimo, è proprio partendo dal concetto di libera circolazione delle persone e dei lavoratori, cosìcome dal mercato unico, che l’allora ministro degli Esteri francese, Robert Schuman, gettava le basi – 60 anni fa – per la creazione di quella che divenne Comunità europea prima e Unione europea dopo.
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