The ex cinema Midulla was torched in 1979, restructured in 1990 and transformed in a multipurpose center until 2012. Since then the cinema has been abandoned and vandalized. In January the citizens decided to occupy it and to give it back to the community. Veronica tells us their story.

Come è stato possibile che per 5 anni l’amministrazione comunale abbia lasciato decadere cosìil Centro?

Perché non esiste un regolamento comunale per l’assegnazione di spazi pubblici in stato di abbandono e disuso alle associazioni. La macchina burocratica e politica fa sìche un posto come il Midulla venga ristrutturato, dotato di comfort, chiuso, abbandonato, vandalizzato, depredato e distrutto, prima che sia affidato. Ad oggi tutte le associazioni che non mirano al profitto economico si trovano ad affrontare l’enorme tema degli spazi, perché è di spazi che queste realtà  vivono. Se la fruizione degli spazi è però subordinata alla legge del profitto, agli affitti da pagare, allora l’intera vita delle associazioni è costretta a snaturarsi. La pubblica proprietà  dovrebbe ritornare ad essere luogo dei diritti e del poter fare, contro le logiche prettamente commerciali, l’abbandono degli spazi pubblici e l’alienazione dei beni comuni operata dalle amministrazioni di ogni colore. Arrivato ad un certo punto se non si muove una foglia cerchi il modo per farla muovere ed è questo ciò che abbiamo fatto, stufi di attendere abbiamo agito, prima che si portassero via anche i muri del Midulla, prendendoci tutti gli oneri e le responsabilità  del caso.

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La vostra rete da chi è formata?

Cittadini, residenti di San Cristoforo e non. Persone che fanno parte di quella rete di attivisti ed associazioni che – come in molte altre realtà  italiane e non – negli ultimi anni sperimenta pratiche di cooperazione sociale e rigenerazione urbana dal basso, (auto)costruendo ambienti comuni, promuovendo diverse forme di arte, cultura e sport, trasformando spazi abbandonati in luoghi in cui ritrovarsi e relazionarsi. Una cittadinanza che è figlia del desiderio di partecipazione sociale e che sperimenta quotidianamente l’opportunità  di esistere, di prendersi cura della città  che abita; che è in grado di mobilitare risorse umane, tecniche e finanziarie; che agisce con modalità  e strategie differenziate per tutelare diritti collettivi; e che non ha paura di assumersi responsabilità  e oneri volti alla cura e allo sviluppo di luoghi e beni comuni.

Come ha reagito l’amministrazione comunale alla vostra occupazione?

Direi bene. Il Presidente della Prima Municipalità , Salvatore Romano, aveva provato a lanciare un attacco, scrivendo che ” l’occupazione abusiva dell’ex Cinema Midulla avrebbe potuto deteriorare ulteriormente l’immobile di proprietà  comunale ” a cui è seguito un Consiglio tenutosi lo scorso 23 gennaio, ma vista l’imponente presenza di attivisti del Midulla in aula, e date le testimonianze dirette anche di alcuni degli stessi consiglieri sull’azione, sulle attività  e sullo stato in cui è stata trovata la struttura e per come invece si presenta adesso, la discussione è solo servita a calmare anche gli animi più preoccupati. Alla fine del Consiglio di Municipalità  si è giunti alla conclusione che le attività  al Midulla proseguiranno e l’impegno della Municipalità  sarà  quello di cercare una strada per regolarizzare la posizione di chi ha riaperto lo spazio.

Cosa pensate di fare nel prossimo futuro per regolarizzare la situazione?

midulla 1Continuare a coinvolgere sempre più persone, associazione ed enti per creare un calendario ricco e variegato di attività  e un bel consistente gruppo di lavoro. Continuare a lavorare con – e per – il quartiere, gratuitamente, volontariamente e quotidianamente. Creare un luogo funzionante e funzionale in cui bambini ed adulti, ogni giorno, possono vivere delle esperienze formative, educative, culturali ed artistiche del tutto diverse da quelle offerte normalmente dalla strada, dall’ambiente sociale, dalla scuola o dalla famiglia. La nostra è la politica del fare, non possiamo di certo sostituirci alle Amministrazioni e alle Istituzioni, non possiamo legiferare, ma invece che aspettare inermi che qualcosa cambi, nel frattempo, possiamo ” fare ” , semplicemente per vivere meglio e rendere migliore il quartiere – la città  – che abitiamo.

Quale modello avete in mente per l’organizzazione del Midulla?

L’idea, dichiarata e perseguita sin dal primo momento, è quella di mettere in piedi un vero e funzionante Centro Polifunzionale di Quartiere, riunendo associazioni, singole persone, abitanti in grado di offrire servizi ed attività  educative, ricreative, culturali e artistiche per il quartiere, e con lo stesso quartiere.

In un quartiere senza strutture sociali per bambini, ragazzi e famiglie il Midulla non è solo un’alternativa possibile, è una risorsa insostituibile. Ha una grande palestra e aveva una sala studio e una biblioteca, che vanno ripristinate il prima possibile. E’ da San Cristoforo che proviene il maggior numero di minori arrestati a Catania. E’ all’interno della Prima Circoscrizione – Centro Storico che la dispersione scolastica nelle scuole elementari e medie è largamente al di sopra della media cittadina. Qua sono molti i bambini e i ragazzi che vorrebbero avere gli stessi diritti degli altri giovani catanesi e non possono averli perché la famiglia è povera o assente, perché gli adulti non sono in grado di aiutarli, perché la società  li emargina e vivono tra degrado e criminalità . Un centro come questo può fare la differenza, può produrre cultura, svago e divertimento gratuito per loro, può rispondere ad un’urgenza sociale, può tenerli lontani dalla strada almeno per un paio di ore al giorno.

Quale è il bilancio di questo primo mese di attività ?

Lo spettacolo che si è presentato ai nostri occhi un mese fa è stato sconcertante: libri gettati per carta straccia ovunque, non c’era più nulla né mobilio ne impianti, quindi abbiamo sistemato il possibile, pulito, riordinato, suddiviso i libri superstiti, al fine di riaprire la struttura, prima ai bambini con le attività  pomeridiane e poi alla città  con una festa. Non è stata sicuramente una passeggiata e non lo sarà  nei mesi a seguire, ma l’obiettivo era aprire una porta sul quartiere e far in modo che rimanesse aperta, e cosìè stato. Oggi a San Cristoforo, oltre al G.A.P.A., alla Chiesa Valdese, alla Comunità  Sant’Egidio, a Gammazita, esiste un’alternativa alla vita di strada, un luogo in cui bambini ed adulti, ogni giorno, possono vivere delle esperienze formative, educative, culturali ed artistiche del tutto diverse da quelle offerte normalmente dalla strada, dall’ambiente sociale, dalla scuola o dalla famiglia.

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