Probabilmente si tratta di una crisi istituzionale, al pari di quella che vivono gli stati nazionali, ma che desta un maggiore interesse perché l’ Europa non è uno stato e la sua stessa esistenza è legata indissolubilmente al perdurare delle ragioni dello stare insieme. Il processo d’integrazione non è nuovo a queste battute d’arresto. Come scriveva Robert Schuman ” l’ Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costituita tutta insieme. Essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto ” . La stessa visione lungimirante di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi deve fare i conti con il mutamento dello scenario interno e internazionale, ma soprattutto con i cambiamenti che hanno investito la società europea e i suoi cittadini.
Gli scenari per uscire dalla crisi
Se le analisi sulle ragioni della crisi sono note e spesso condivise, diverso è il discorso sulle vie d’uscita e in questo caso il Libro Bianco lascia intravedere tutta la sua debolezza. Disegna infatti cinque scenari che pur muovendo dalla constatazione che l’ Europa oggi si muove in un contesto economico e sociale profondamente trasformato, individua soluzioni che si muovono solo sul piano istituzionale e non chiamano in causa la società europea. La scadenza è fissata al 2025 – che per inciso è anche la scadenza che ha dato il nome al movimento fondato da Yanis Varouyfakis, Diem25 – data simbolica entro la quale o si riformerà l’Europa o il suo fallimento sarà definitivo. Come si legge nel documento: “ogni scenario presuppone, come punto di partenza, che i 27 Stati membri procedano insieme nel loro cammino come Unione“; l’ombra della Brexit pesa su ogni valutazione e successiva decisione, cosìcome i risultati delle prossime elezioni in Francia e Germania.
Scenario 1: Avanti così
In questo caso, l’Unione europea si concentrerà sull’attuazione del suo programma positivo di riforme. Questo scenario non prevede cambiamenti di rotta radicali, ma il perseguimento dei suoi obiettivi: la gestione delle frontiere, gli accordi di cooperazione rafforzata, l’ambiente, la stabilità finanziaria e lo sviluppo sostenibile. In questo modo, “l’unità dell’UE27 è preservata, ma può ancora essere messa alla prova qualora vi siano controversie di rilievo”.
Scenario 2: Solo il Mercato unico
L’Unione tornerà a focalizzarsi sul mercato unico che, seguendo questo percorso, nel 2025 dovrebbe costituire la principale se non unica ragion d’essere. Questo è uno scenario minimo, che rischia di compromettere le tante conquiste che l’Europa ha assicurato ai cittadini in materia di ambiente, tutela dei consumatori, diritti di cittadinanza. In questo caso eventuali conflittualità interne sarebbero risolte solo attraverso accordi bilaterali tra gli stati coinvolti.
Scenario 3: Chi vuole di più fa di più
Questo è lo scenario dell’ Europa a due o più velocità , che in realtà già esiste nei fatti nelle divisioni tra Unione europea vera e propria, zona euro, paesi Schengen, politica di vicinato, ma che in questo modo individuerebbe un gruppo di paesi intenzionati a procedere nel processo di integrazione. Se questa soluzione sulla carta sembra la più praticabile, presenta grandi perplessità su come gestire i diversi livelli sul piano istituzionale.,
Scenario 4: Fare meno in modo più efficiente
Secondo questo scenario, l’Unione europea si dovrebbe concentrare sul produrre risultati maggiori in tempi più rapidi in alcuni settori, intervenendo meno in altri. Questo potrebbe riguardare la gestione centralizzata delle frontiere esterne, lasciando però agli stati membri un maggiore margine di autonomia in settori in cui la presenza dell’Ue è attualmente percepita come invasiva. “In definitiva, una suddivisione più chiara delle responsabilità aiuta i cittadini europei a comprendere meglio ciò che viene gestito a livello dell’UE27, a livello nazionale e a livello regionale. I diritti riconosciuti ai cittadini dalla normativa dell’UE sono rafforzati in settore in cui scegliamo di fare di più e ridotti in altri“.
Scenario 5: Fare molto di più insieme
Secondo questo percorso, l’Unione europea dovrebbe decidere di fare molto di più insieme in tutte le aree politiche: gli Stati membri scelgono di condividere in misura maggiore poteri, risorse e processi decisionali in tutti gli ambiti. Questo scenario comporta la necessità di maggiore integrazione in quasi tutti i settori – secondo la formula “più Europa” – contraddicendo le tante richieste di recupero di sovranità da parte degli Stati.
Quale futuro?
E’ interessante sottolineare che la parola “democrazia” compare solo tre volte nel documento. Al tempo stesso ci si preoccupa di illustrare il percorso che ha condotto al Libro bianco e le tappe istituzionali successive, piuttosto che di dare la parola ai cittadini europei per sondare quali siano le loro aspettative. Gli scenari sono presentati come alternativi ed equivalenti sul piano delle soluzioni che sono in grado di offrire, fermo restando che alcuni implicano il declino del processo di integrazione; di fatto alcuni scenari segnerebbero l’avvio della procedura di spegnimento della macchina europea.
Non è in questi scenari che va individuato il futuro dell’Europa, ma nella sua società , in quell’Europa di fatto unita nella cultura materiale che accomuna le giovani generazioni, i cittadini mobili e quanti guardano al suo spazio come un luogo in cui vivere. Un’ “Europa di confine”, visionaria e coraggiosa, non prigioniera di quelle paure che hanno già prodotto danni, archiviati troppo in fretta.