L’ Ice – Iniziativa dei cittadini europei – è uno strumento di democrazia partecipativa previsto dall’art. 11, paragrafo 4 del Trattato di Lisbona. Salutata come il primo esempio al mondo di democrazia diretta transnazionale o di e-democracy transnazionale (grazie alla possibilità di procedere alla raccolta firme online), l’ Iniziativa dei cittadini europei è stata spesso paragonata alla forma di democrazia diretta più diffusa al livello degli stati nazionali: la legge di iniziativa popolare. L’Ice prevede che: “Cittadini dell’Unione, in numero di almeno un milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono prendere l’iniziativa d’invitare la Commissione europea, nell’ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell’Unione ai fini dell’attuazione dei Trattati” (Art. 11).
Dopo un esordio entusiastico, nel 2016 sono state registrate solo tre Ice, di cui una è stata ritirata. Il calo è stato dovuto all’esito finale delle tre Ice che sono riuscite nel difficile obiettivo di raggiungere (e superare) il milione di firme richiesto: Right2Water, Stop Vivisection, OneofUs. Tutte e tre hanno dovuto fare i conti con il rifiuto da parte della Commissione di dare seguito alla loro proposta, spegnendo di fatto gli entusiasmi di quanti in Europa confidavano in questo strumento. Al momento ci sono dieci iniziative aperte alla firma, che segnalano una ripresa dell’interesse attorno all’Ice.
Stop TTIP!
Il 10 luglio è stata finalmente registrata un’ICE che pur partendo ufficialmente solo ora, ha fatto la storia di questo istituto di democrazia partecipativa. Si tratta di Stop TTIP la nota alleanza contro il TTIP, la cui vicenda vale la pena ricordare brevemente. A luglio del 2014, il comitato promotore propose l’Ice Stop TTIP; a settembre si vide arrivare il rifiuto alla registrazione da parte della Commissione. Per questa ragione i promotori intentarono una causa contro la Commissione presso la Corte europea di giustizia. Nel corso dei mesi la raccolta firme è andata avanti anche senza l’autorizzazione di Bruxelles secondo il modello della self-organised European Citizens’ Initiative che ha raccolto più di tre milioni di firme (per esattezza, 3.284.289), il numero più alto mai raccolto da un’ICE. Nel frattempo a maggio 2017 è arrivata la sentenza della Corte europea di giustizia che ha annullato la decisione della Commissione, la quale ha riconosciuto che, essendo mutato lo scenario dopo l’apertura del negoziato per il TTIP e l’adozione di atti legali da parte del Consiglio, poteva accettare di registrare l’Iniziativa.
People4Soil
Il 12 settembre scade un’ICE importante anche per gli obiettivi di Labsus. Si tratta di People4Soul, un’Ice finalizzata a promuovere il ” riconoscimento del suolo come patrimonio comune ” da parte dell’Ue. Il suolo infatti ” rappresenta una delle principali risorse strategiche dell’Europa, in quanto garantisce la sicurezza alimentare, la conservazione della biodiversità e la regolazione dei cambiamenti climatici ” . Questa ICE è sostenuta da più di 500 associazioni che chiedono all’UE norme specifiche per tutelare il suolo, bene essenziale alla vita come l’acqua e l’aria.
Le Ice “Post Brexit”
Interessanti una serie di ICE che si collocano nel clima post-Brexit e sono finalizzate a garantire il mantenimento dei diritti di cittadinanza a tutti i cittadini europei, primo fra tutti la libertà di circolazione. Ci sono ben tre ICE aperte alla firma su questo tema: Retaining European Citizenship, EU Citizenship for Europeans: United in Diversity in Spite of jus soli and jus sanguinis (meglio nota come “Flock Brexit”), Strumento europeo di libera circolazione. Di fatto si tratta di Ice che forniscono implicitamente uno stimolo importante per l’avanzamento dei diritti garantiti dalla cittadinanza europea. Si pongono infatti l’obiettivo che i diritti garantiti dalla cittadinanza europea non entrino nelle trattative sulla Brexit, avviate in seguito all’attivazione dell’art. 50 del Trattato di Lisbona, ma che vengano salvaguardati sia per i cittadini inglesi che per quelli del resto dell’Unione.
Progetti di riforma dell’ICE
Nel frattempo si sono messi in moto una serie di iniziative di riforma dell’ICE, di fatto finalizzate a renderla uno strumento ” user friendly ” per i cittadini. L’esperienza dei rifiuti da parte della Commissione e delle difficoltà oggettive di mettere in piedi la rete europea necessaria a sostenere un’ICE, hanno indotto a rivedere lo strumento, infondendo anche una nuova fiducia nei cittadini nei confronti di questo strumento.
Fino al 16 agosto resterà aperta un consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europea, rivolta a tutti i cittadini e in particolare alle associazioni della società civile e alle autorità pubbliche che si occupano di temi legati alle pratiche partecipative. Si tratta di compilare un questionario e di far conoscere alla Commissione il proprio parere sulle proposte di modifica. Se la Commissione tende a spostare l’attenzione sugli aspetti tecnici dell’Ice, alcuni tra i promotori più agguerriti della riforma tendono a sottolineare la sua dimensione politica e la possibilità che l’Ice costituisca uno strumento per influenzare l’agenda della Commissione.
Lo stesso Parlamento europeo ha rilasciato un nuova bozza di riforma dell’ICE, che si muove in contemporanea con la consultazione aperta dalla Commissione, a riprova di un nuovo interesse nei confronti di questo strumento.
Per firmare un’Ice ci vogliono pochi minuti: basta andare sul sito della Commissione, muniti di un documento identificativo, inserire i propri dati ed è fatta. In questo modo avremo dato un contributo al funzionamento della democrazia europea.
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