Parleremo di questo con Donatella Boccali, Responsabile di Posizione Organizzativa incaricata per il servizio Centro per la Comunità , Beni Comuni, Quartieri e Periferie.
Il processo di adozione del Regolamento a Cremona
A Cremona si sono tenuti i primi incontri con il Prof. Gregorio Arena un anno e mezzo fa circa, insieme con il Sindaco Gianluca Galimberti, la Giunta e lo Staff dirigenziale del Comune. A questi incontri è seguito un momento più specifico con referenti del Terzo Settore, associazioni e cooperative che avevano già alle spalle un’esperienza di volontariato, di attivazione sul territorio. Da questo punto in poi è germogliato un lavoro continuo all’interno del Comune di Cremona, con alcuni dirigenti e Posizioni Organizzative, e proprio da questo tavolo di lavoro è stato vinto un finanziamento Cariplo per l’accompagnamento al percorso della costruzione del Regolamento per la cura condivisa dei beni comuni.
“Abbiamo strutturato due percorsi paralleli” – racconta Donatella – “Uno interno all’amministrazione e uno sul territorio della città , perché ci siamo resi conto che era fondamentale un percorso di condivisione con i diversi settori dell’amministrazione che incrociano i cittadini (per esempio: i settori della rigenerazione urbana e della cultura, ma anche delle politiche educative, che già avevano un’esperienza di incrocio con i genitori sul tema ‘Scuola bene comune’), però era allo stesso tempo importante condividere con la cittadinanza questi aspetti di costruzione del Regolamento, perché con i contesti di questi ultimi anni si è creata una situazione tale per cui ogni nuovo strumento dell’amministrazione comunale viene letto come un elemento di fatica.
Era quindi importante che passasse il concetto che, sì, è vero che all’inizio, quando si devono cambiare delle prassi e dei comportamenti di lavoro, ci sono magari delle fatiche, ma poi con il tempo la situazione diventa più fluida, perché l’obiettivo è proprio quello di strutturare dei rapporti tra amministrazione e cittadini meno burocratici, più leggeri.
Per questo è importante che dialoghino tra loro diversi punti di vista, per un discorso di costruzione di relazione con la cittadinanza, ma anche per una presenza tecnica su interventi che si possono realizzare concretamente sul territorio.
Questo è stato un filone che abbiamo curato all’interno dell’amministrazione: condividere il lavoro sul regolamento step by step con Posizioni Organizzative e dirigenti comunali.
Nell’altro filone che abbiamo curato e seguito, accompagnati da Labsus, abbiamo realizzato dei laboratori di cittadinanza attiva, dove non abbiamo genericamente presentato il tema dei beni comuni alla cittadinanza, ma lo abbiamo trasformato in un percorso nell’ambito del quale condividere con la cittadinanza le difficoltà e le criticità che potevano esistere nell’interpretazione e nell’utilizzo di un Regolamento di questo tipo.
Abbiamo cercato di fare un percorso per facilitare la comprensione del Regolamento, da una parte con i diversi settori del Comune e dall’altra parte con le realtà associative della città e non solo: centro servizi sul volontariato, Forum del Terzo Settore, sindacati.” Proprio questa contemporanea e duplice attenzione è il punto di forza e la caratteristica principale del percorso di adozione del Regolamento a Cremona e dovrebbe servire da stimolo e da esempio anche per altri Comuni in Italia.
Come ci spiega Donatella: “Personalmente mi occupo dei comitati di quartiere e della comunità , per cui era nel DNA del servizio per cui lavoro e delle mie esperienze professionali realizzare un percorso di questo tipo. Sicuramente la scelta è stata proprio quella di tenere presente che noi non scriviamo un regolamento per i dirigenti comunali o per le posizioni organizzative: scriviamo un regolamento che deve essere usato dalla cittadinanza e che deve quindi essere leggibile e comprensibile. Non nascondo che non è stato tutto cosìsemplice e probabilmente non lo sarà nemmeno in futuro, perché lo snodo fondamentale è rappresentato dall’unità operativa: se il Regolamento non vuole rimanere una lettera scritta, chiusa in un cassetto, ma uno strumento che può e deve essere utilizzato, bisogna che le amministrazioni diano corpo a questa unità operativa che sappia dialogare in maniera significativa con i diversi settori dell’amministrazione comunale e in grado di fare un percorso di accompagnamento con i cittadini, che significa un cambio di mentalità all’interno dell’amministrazione.
Noi che siamo impegnati nel sociale, che veniamo da esperienze socio-educative, abbiamo questo tipo di sguardo, ma chi per esempio lavora sull’urbanistica o sul verde non sempre ha questa stessa premura: talvolta il cittadino viene vissuto come il granello di sabbia che inceppa il perfetto meccanismo dell’amministrazione, ma sappiamo che le cose non stanno proprio così. D’altro canto, negli incontri che ho fatto con la cittadinanza, con le associazioni del territorio, ho avvertito come molto spesso sia l’istituzione a essere vista come un insieme di burocrati che creano percorsi volutamente complessi e irti di ostacoli. Ovviamente, nessuna delle due posizioni è vera: partono semplicemente da ottiche e da presupposti diversi. Noi rappresentiamo l’istituzione; lavoriamo per la cittadinanza e dobbiamo garantire una possibilità di accesso, di lettura, di trasparenza e di informazione, non solo per i cittadini attivi, ma per tutti. Non tutto quello che viene proposto dai cittadini attivi si può fare e comunque bisogna trovare delle modalità ; per questo è importante che ci siano delle regole ed è importante che tutti sappiano cosa sta succedendo”.
Il punto sul Regolamento di Cremona
Ricordando che solo un anno fa il primo cittadino di Gombito, comune di 630 anime in provincia di Cremona, è stato multato (3000 euro) dall’Ispettorato del Lavoro per aver gratuitamente potato delle piante del Comune, come servizio alla collettività , ma non avendo sostenuto i corsi di formazione previsti, chiediamo a Donatella a che punto è il percorso di adozione di questo fondamentale Regolamento per l’amministrazione condivisa nella città di Cremona.
“La bozza del Regolamento è già stata visionata dalla Giunta Municipale. Giusto la scorsa settimana abbiamo presentato la bozza alla Commissione politiche sociali, la Commissione che in questo momento si sta occupando del Regolamento. A seguito di questo incontro, abbiamo recepito alcune osservazioni. Sicuramente raccomandazioni sull’attenzione al tema della sicurezza: l’amministrazione nel momento in cui accompagna i cittadini si deve far carico di garantire e verificare la sicurezza dei cittadini attivi che sottoscrivono un patto di collaborazione. Inoltre, nel Regolamento abbiamo aggiunto, negli articoli finali, la possibilità di fare una sperimentazione di due anni, in maniera da poter introdurre eventuali modifiche e cambiamenti al testo, alla fine del biennio, valutando tutto il lavoro che è stato fatto.
Proprio la discussione attorno alla valutazione è forse l’elemento più significativo: un autentico suggerimento costruttivo che ci è arrivato e che declineremo per correttezza in un vero e proprio processo di valutazione, per cui individueremo degli step nel percorso di due anni in modo che si possano fare delle restituzioni sia alla Commissione che al Consiglio Comunale e alla Giunta del lavoro che si sta facendo.”
I laboratori civici e gli intrecci per l’emersione di patti
I laboratori civici a Cremona hanno rappresentato sicuramente un contesto estremamente interessante. Hanno partecipato associazioni, cooperative e i comitati di quartiere. L’aspetto forse più importante è che per la prima volta si sono rappresentati luoghi e Posizioni che normalmente non si incontrano e che non dialogano. A Cremona si sta facendo davvero un lavoro trasversale, uno degli obiettivi che ha questa amministrazione, per permettere di far dialogare i diversi settori del Comune e le diverse realtà presenti sui territori in modo da riformare una maggiore coesione sociale.
Il quartiere Po è il quartiere sul quale specialmente si sta facendo questa sperimentazione, grazie al progetto ” Cittadinanza in movimento ” , che sta ridando vita a spazi pubblici che per molto tempo sono stati trascurati, con il contributo di un gruppo di partner: la cooperativa sociale Nazareth, che da anni si occupa di minori stranieri non accompagnati e persone con fragilità e che hanno curato anche l’arredo degli orti didattici nei cortili di due scuole dell’infanzia e di una scuola primaria che svolgono un ruolo centrale nel progetto; Arya, un’associazione di giovani architetti della città che ha realizzato delle particolari panchine nell’area verde di Parco Sartori che, grazie ai diversi livelli di seduta, possono diventare anche tavoli di lavoro o da picnic (molto apprezzate anche dagli amanti di parktour);
il gruppo Teatro Itinerante che contribuisce ad animare spettacoli per i bambini e infine ” A.P.S. Il laboratorio ” , un’associazione che si propone di promuovere l’integrazione socio-culturale attraverso la danza e il linguaggio del corpo, in un appartamento che si trova all’interno di un condominio popolare: La Tana, vero punto di riferimento del quartiere. L’obiettivo di tutti è coinvolgere i cittadini, rendendo gli spazi pubblici di nuovo vivibili e più sicuri.
“Abbiamo poi una rete territoriale molto ampia, formata dalle associazioni sportive del quartiere: l’associazione Polisportiva Corona e un’associazione giovanile che realizza ogni anno il Memorial Robi Telli, che nasce da un’accompagnamento dell’Amministrazione comunale nell’ambito delle politiche giovanili e che poi ha costruito una propria autonomia, tanto che alle manifestazioni che organizza non partecipano solo tanti giovani della città , ma anche delle provincia. Al torneo sportivo si sono aggiunte manifestazioni come concerti, mostre; è quindi una realtà importante. Ci sono poi alcune cooperative che lavorano sull’agricoltura sociale, a cui abbiamo chiesto di entrare nella rete territoriale perché lavorando con le scuole materne, elementari e medie, uno degli ambiti che è stato richiesto da genitori e insegnanti è quello degli orti didattici. Stiamo lavorando perciò su questi percorsi”. Inizialmente, nel progetto, era stato coinvolto anche il Comitato dei Genitori della Scuola Primaria Claudio Monteverdi, comitato spontaneo nato a Ottobre 2015 dai rappresentanti di classe, che si era formato per aiutare la scuola in iniziative di raccolta fondi. Poi, nel Febbraio 2017, si è autonomamente formato il Comitato dei Genitori dell’Istituto Comprensivo Cremona Due, che include le Scuole Primarie Monteverdi e Bissolati e la Scuola Media Virgilio, registrato come Associazione all’Agenzia delle Entrate. Tra gli obiettivi c’è quello di trasformare un pezzo di strada, davanti alle due scuole, in un bene comune. Per questo, da circa un anno, tutti gli eventi sono stati spostati in strada; non vengono più fatti dentro alle scuole, ma vengono condivisi con il quartiere e con tutti i residenti.
“Inoltre, lavorando con l’associazione Labodanza, come viene chiamata da tutti, e con la Banda di Cremona, che hanno entrambe sede in una zona del quartiere dove ci sono alloggi di edilizia residenziale pubblica e dove abitano tantissime famiglie anziane, stiamo lavorando alla costruzione di progetti-eventi da realizzare questo autunno/inverno con le scuole per dei corsi di approccio alla musica, usando in parte le scuole in orario extra-scolastico e in parte le strutture delle associazioni. Stiamo anche ragionando per mettere insieme questo lavoro che fanno i bambini con quelli che sono i ricordi degli anziani per realizzare alcuni eventi, come una festa per i Giorni della Merla, per i giorni più freddi dell’anno, di cui gli anziani conservano ancora il ricordo dei canti della Merla. Questo e molto altro! Si sta realizzando davvero una importante serie di intrecci di relazioni, che stanno nascendo proprio attraverso questo lavoro di rete territoriale e che altrimenti non sarebbe stato possibile ricostruire, che rendono evidente come non esistano solo i classici luoghi di incontro (gli spazi sportivi, gli spazi sociali degli oratori o delle associazioni), ma che anche le strade e i parchi possano essere spazi di cui prendersi cura, nei quali incontrarsi e collocare dei momenti di ritrovo e di festa. L’idea di fondo di tutto questo è che un bene pubblico diventa un bene comune solo se le persone si attivano in prima persona per preservarlo e valorizzarlo: diventare una leva per lavorare sulla costruzione di comunità attive e dialoganti“.
Il rapporto con il Terzo Settore e con i comitati di quartiere
“Il Terzo settore lo possiamo leggere e interpretare come il vero braccio operativo, ma i comitati di quartiere e il Terzo settore non sempre hanno dialogato, non sempre sono stati in relazione.
Il lavoro che abbiamo fatto in questi anni è proprio quello di comunicare e di far comprendere che i comitati di quartiere non sono solo il megafono di tutto ciò che non funziona, e soprattutto che non sono da soli. Quello che abbiamo cercato di fare è far capire ai comitati è che non c’è solo la lamentela, che se vogliono realizzare o hanno delle idee, c’è anche la possibilità della costruzione e della co-progettazione di percorsi comuni; che le associazioni sono una risorsa, un elemento di positività .
Naturalmente alle volte ci sono anche degli elementi di tensione, però il fatto di poter lavorare con le cooperative o con delle associazioni e avendo come punti di riferimento le famiglie giovani, perché hanno i bambini che vanno a scuola e sono quindi le più attive, ci ha permesso di poter intervenire, di cominciare a ragionare con la cittadinanza, anche partendo da prospettive diverse”.
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