Durante i giorni del festival diversi profili professionali e accademici si sono riuniti per dedicare forze e risorse ad alcuni temi cari alla comunità globale: l’innovazione dell’educazione, le prospettive future del lavoro, la fluidità dei sistemi sociali e le tecniche di ascolto interiore, ospitando esperti da tutto il mondo in grado di accendere l’immaginario collettivo su pratiche collaborative e strumenti d’innovazione dei sistemi.
L’ evento è stato organizzato da Ouisare, un network glocale dedicato alla ricerca di nuovi percorsi e idee per lo sviluppo di strutture più aperte ed eque. La ricerca si orienta verso la creazione di pratiche collaborative in grado d’innovare i processi economici, sociali ed educativi. Il festival nasce da una parte come il momento di restituzione e consolidamento della rete, dall’altra di legittimazione degli attori locali.
La Società in Trasformazione
Il tema proposto durante l’edizione spagnola è la società in Beta. Le attività dedicate durante l’evento sono state quindi costruite al fine di elaborare una riflessione congiunta del significato di società in beta, di come essa impatta le nostre vite e che tipo di contributo possiamo fornire come singoli e come comunità ad una società in mutazione circolare.
Il termine Beta, adottato dal lessico informatico, indica una versione del prototipo non ancora definitiva, ma che viene messa a disposizione di alcuni utenti per il miglioramento finale. La traslazione lessicale quindi ci aiuta ad immaginare una società in continuo stato mutabile, tanto quanto il preambolo di una rivoluzione massiva delle strutture sociali. Il senso profondo di una trasformazione è il bisogno di cambiamento, quella sensazione intima di vuoto tra i nostri sistemi valoriali e le strutture che li rappresentano. Una società in Beta è quindi l’immagine di una comunità che con sguardo critico s’interroga sul presente, cercando sistemi sostenibili per il futuro, che possano meglio rappresentare il nostro capitale sociale e culturale. La sfida è superare quella che il professor Ezio Manzini, fondatore di DESIS e tra i maggiori studiosi mondiali di innovazione sociale e design al servizio della sostenibilità , ha definito ” Disruptive Normality ” , ovvero la perturbante normalità (neoliberale) alla quale ogni progetto più ambizioso in termini di sostenibilità sociale sembra doversi piegare. Allora, ancora una volta, è giusto ricordare che per rompere la gabbia della normalità strutturale è necessario potenziare le pratiche collaborative, al pari d’innovare i processi educativi e responsabilizzare l’azione del singolo, come nodo strategico della sua comunità di riferimento.
Passare all’azione
Qual è quindi il fine di una versione beta? Con una leggera dosa di sarcasmo e sguardo critico, Ezio Manzini ci chiede di guardare al di là del contemporaneo, per immaginare un percorso comune. Le comunità glocali, come quella di Ouishare, svolgono un lavoro fondamentale per la connessione tra ” peers ” , tanto quanto per la ricerca di soluzioni diverse da quelle sistematicamente proposte dai nostri sistemi politici e sociali.
L’innovazione però ha bisogno di un consapevole lavoro d’investigazione di contenuti. Mi trovo spesso in difficoltà nel comunicare il valore creato da comunità innovative e dalle stesse pratiche sperimentate. Personalmente ho interpretato la riflessione proposta da Manzini come l’esigenza di una maggiore chiarezza e praticità nella ricerca di strumenti adatti a concretare gli stessi valori su cui s’imperniano molti dei progetti elaborati.
Una società in beta ha bisogno di strumenti concreti per raggiungere lo stadio successivo. Il festival ha raccolto esperienze diverse in grado di dare una prospettiva più facilmente leggibile del significato di beta e in cosa esso possa evolversi nel corso del tempo. Progetti come quelli di Fairbnb, Cocoon, Ideas for Change, Consuma Consciencia, Reevo, sono filtri concreti di esperienze sostenibili, che ridefiniscono le proprie aree tematiche attraverso quello che potremmo chiamare un ” Value Based Approach ” (Arjo Klamer, 2017), cioè un approccio comune orientato alla costruzione di strategie e piattaforme in grado di abilitare le persone a conseguire i propri valori attraverso la collaborazione. La rapida trasformazione della società ha quindi bisogno di testare sempre il proprio livello di beta, guardando a quelle comunità o quelle analogie ” distruttive ” che trasportano in sé il cambiamento e che rendono leggibile il fine di una versione non definitiva.
Una società in beta può essere letta come il lento cammino verso una più consapevole struttura olistica della società stessa, più adatta ad equilibrare le realtà dell’essere umano, facendo della collaborazione la sua arma migliore per innovare i percorsi e le esperienze che risultano di volta in volta obsolete, dall’educazione alla sostenibilità ambientale, passando per i processi urbani.
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