Susan L. Podziba è una delle più note mediatrici dei conflitti negli Stati Uniti e collaboratrice del MIT (Massachusetts Institute of Technology). Oltre l’autrice, all’incontro hanno preso parte Marianella Sclavi, scrittrice, fondatrice di Ascolto Attivo, già docente di Etnografia Urbana alla Facoltà di Architettura del Policlinico di Milano, e Gregorio Arena, presidente di Labsus.
Interessante novità in questa seconda edizione del libro è appunto la collaborazione avuta con Marianella Sclavi e Gregorio Arena, che hanno contribuito alla stesura del volume con una serie di riflessioni sulla situazione politica italiana. Nel volume troverete anche la storia di Labsus e dell’amministrazione condivisa dei beni comuni, una proposta che viene definita come una vera e propria “rivoluzione culturale” del Paese, nonché un dialogo tra Marianella Sclavi e Susan L. Podziba sulla mediazione per la collaborazione tra israeliani e palestinesi.
Chelsea Story: una città in mano alla corruzione
Sebbene la storia del libro sia ambientata negli Stati Uniti, nella cittadina di Chelsea, la seconda edizione, arricchita rispetto alla prima con interventi di altri autori, tra i quali Vittorio Foa e Marianella Sclavi, può essere applicata anche al contesto italiano.
La città di Chelsea, vicino Boston, alla fine degli anni ’80 è stata colpita da una profonda crisi dovuta alla corruzione diffusa, ramificata in ogni angolo delle istituzioni e degli apparati pubblici. Solo grazie alla partecipazione dei cittadini e all’applicazione dei metodi della democrazia deliberativa la città è riuscita a “guarire”, dandosi un nuovo Statuto, la cui stesura è stata seguita dalla stessa autrice. Tutto questo è stato possibile grazie all’azione di un piccolo gruppo di cittadini che, anche grazie all’appoggio del Commissario, sono riusciti a smuovere la situazione di caos che regnava nella città e a porre le prime basi per la soluzione del problema.
La storia che ha visto coinvolti i cittadini di Chelsea in una situazione dalla quale si pensava non potesse esserci via d’uscita, trova alla base di tutto una domanda: come si fa a convincere i cittadini a partecipare fino a scrivere, loro stessi, uno Statuto? Alla domanda risponde la stessa autrice, affermando che per far si che ciò avvenga sono necessari tre punti:
- La democrazia non si può esportare dall’esterno ma deve nascere all’interno di ogni società, trovando una base in quelle “sacche sociali” presenti in ogni società e da cui si costruisce il processo partecipativo;
- Bisogna avere tutte le parti in causa presenti, ovvero, bisogna dare voce a tutti coloro che sono coinvolti nel processo;
- Il processo deve essere chiaro e legittimo perché esso avrà molti nemici che lo ostacoleranno.
Per fare in modo che questo processo abbia successo è necessario un altro elemento, indispensabile per la partecipazione dei cittadini che è la mediazione. Per mediazione si intende una zona protetta in cui le parti interagiscono tra di loro e dialogano fino a trovare una soluzione. È essenziale la diversità di ogni persona perché la diversità è una risorsa per raggiungere la soluzione al problema dell’intera comunità.
C’è bisogno della partecipazione dei cittadini per avere un risultato migliore perché non basta solo la decisione del politico eletto. È necessario raggiungere un accordo che spesso richiede una mediazione, ed è per questo che si può parlare di Diritto dell’ascolto perché è necessario ascoltare le opinioni e le motivazioni di tutti per costruire una soluzione insieme. Non si parla più solo dell’“io”, ma si comincia a parlare di “noi”, come coscienza collettiva per arrivare alla soluzione.
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