Il decreto legge 20 giugno 2017, n. 91, “Disposizioni urgenti per la crescita economica del mezzogiorno” nasce dalla urgente necessità di intensificare gli interventi volti a favorire il superamento del divario economico e sociale nelle regioni del Mezzogiorno. A tale scopo sono prese in esame una pluralità di misure che spaziano dall’introduzione di nuovi strumenti volti a sostenere la crescita economica e occupazionale, agli incentivi all’imprenditorialità giovanile, alle semplificazioni amministrative e infine a interventi, anche in favore degli enti territoriali, a sostegno del contrasto a situazioni di disagio sociale.
É, in particolare, su quest’ultima tipologia di interventi che – in un’ottica di sussidiarietà orizzontale – si concentra in questa sede la nostra attenzione. Le disposizioni contenute all’art. 16 del decreto di cui trattasi stabiliscono provvedimenti urgenti per affrontare situazioni di marginalità sociale in tre comuni italiani interessati da una concentrazione particolarmente elevata di cittadini stranieri: Castel Volturno in provincia di Caserta, Manfredonia in provincia di Foggia e San Ferdinando in provincia di Reggio Calabria.
Obiettivo: favorire l’integrazione
In questi tre comuni, per far fronte alla situazione particolarmente complessa che deriva dall’alta percentuale di stranieri presenti sul territorio, il governo ha deciso che sia possibile la nomina, con decreto del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro dell’interno, di uno o più commissari straordinari del Governo. Costoro avranno il compito di redigere e adottare, d’intesa con il Ministero e i Prefetti competenti, un piano di interventi di risanamento delle aree interessate e di curarne la realizzazione, di concerto con le amministrazioni periferiche dello stato, le regioni e gli enti territoriali coinvolti. L’obiettivo principale è quello di favorire la graduale integrazione dei cittadini stranieri regolarmente presenti sul territorio, favorendone l’accesso ai servizi sociali e sanitari e a tutte le altre misure di inclusione, in primo luogo l’inserimento scolastico dei minori. Inoltre, per la realizzazione di questi interventi, è stabilito che i Commissari dovranno raccordarsi con la rete del lavoro agricolo di qualità.
L’iniziativa che prende forma con le disposizioni in commento è senz’altro meritoria, perché consentirà di costruire una cabina di regia che funga da raccordo fra le varie amministrazioni periferiche e locali, operanti sui territori dei tre comuni interessati. Inoltre, lo Stato si impegna a destinare a tale scopo 150 milioni di euro per il 2018, quale concorso alle spese legate alle iniziative intraprese connesse all’accoglienza e all’integrazione dei migranti.
Uscire dalle logiche emergenziali
D’altra parte, occorre sottolineare come venga più volte ribadito che le dotazioni di mezzi e di personale a supporto delle iniziative dovranno essere individuate nell’ambito delle risorse già disponibili nei bilanci delle amministrazioni regionali e locali coinvolte. A quest’ultime si chiede che l’erogazione dei servizi sociali, sanitari ed educativi menzionati siano soprattutto finanziati con risorse europee, tramite la predisposizione di progetti, in collaborazione che le organizzazioni del terzo settore.
Dunque, è nello spirito delle norme promuovere e sollecitare misure di inclusione che possano spontaneamente sbocciare dal dialogo con gli operatori del terzo settore, piuttosto che essere calate verticalmente dalle amministrazioni centrali dello Stato. Perciò si riscontra positivamente un ricorso al principio della sussidiarietà orizzontale, che consente di valorizzare il coinvolgimento spontaneo di quanti, cittadini italiani e non, vogliano assumere concrete iniziative a beneficio della collettività e impegnarsi a favore dell’accoglienza e integrazione dei migranti.
In particolare, questo tipo di misure, potrebbero garantire una soddisfazione mirata e quindi auspicabilmente più efficiente, delle esigenze abitative, lavorative ed educative dei migranti presenti sul territorio, disinnescando le tensioni che possono facilmente emergere in contesti di disagio sociale, derivanti da un sistema di accoglienza inadeguato o assente. Degna di lode è poi, soprattutto, l’idea di un raccordo necessario con la rete del lavoro agricolo di qualità, che permetterà di uscire dai canali di sfruttamento della mano d’opera irregolare, in un’ottica di contrasto al fenomeno del caporalato. Infine, l’auspicio è che si possa trattare di interventi finalmente avulsi da logiche strettamente emergenziali di risoluzione di un fenomeno, quello migratorio, che ha, invece, carattere strutturale. Tuttavia, occorre sottolineare che – per quanto i tre commissari si siano regolarmente insediati – non risultano evidenti le iniziative e le misure concretamente adottare sui territori sin ora, probabilmente anche a causa del necessario cofinanziamento tramite bandi europei, che allungano le tempistiche di realizzazione dei progetti.
Decreto legge 20 luglio 2017, n. 91