Dal bilancio partecipativo alla gestione condivisa
La storia del Centro Polifunzionale Il Sorriso nasce con il primo bilancio partecipativo lanciato nel 2015: “un processo di partecipazione dove i cittadini di Monza possono proporre, condividere e infine scegliere le idee per migliorare il proprio quartiere”. Al termine delle votazioni, per il Quartiere Regina Pacis San Donato, è stato selezionato il progetto di ristrutturazione degli appartamenti dell’ex custode della Scuola Primaria “Buonarroti” per realizzare uno “spazio polifunzionale a disposizione della scuola e del quartiere quale ampliamento del Centro Civico”.
Inaugurato il 24 Marzo 2017, lo spazio è stato oggetto di un patto di collaborazione in seguito alla proposta avanzata da un gruppo di cittadini, rappresentati dalle signore Gelsomina Tamburin (firmataria del patto) e Carla Chiola, di prendersi cura della manutenzione e della pulizia della struttura rendendola così fruibile alla cittadinanza.
Dopo nove di mesi di una co-progettazione, seguita dal Servizio Partecipazione, Giovani, Pari opportunità e sostenuta dal Servizio Anziani, fondamentale nell’alimentare la spinta partecipativa dei cittadini attivi del quartiere, si è giunti il 12 Dicembre 2017 alla ratifica del patto.
Autogestione è aggregazione
Il Centro Polifunzionale seguendo le indicazioni del patto di collaborazione e grazie all’accordo tra il Comune e la Scuola Primaria “Buonarroti” è dunque gestito per due pomeriggi a settimana dai residenti più anziani del quartiere, i quali lo frequentano svolgendo attività variegate che spaziano dalle più classiche partite a carte ai lavori di bricolage fino alle proposte legate alle varie professionalità presenti tra i fruitori.
La particolarità del Centro Polifunzionale però, come sottolineato da Manuela Federici del Servizio Partecipazione, Giovani, Pari opportunità, risiede nella volontà auto-organizzativa espressa dai partecipanti, ribadendo così il loro ruolo attivo all’interno del progetto.
Troppo spesso infatti, sempre secondo Manuela Federici, gli anziani sono relegati a passare il proprio tempo libero in spazi dove la loro presenza è ridotta alla passività e dove vengono meno i legami sociali e comunitari di cui ognuno di loro sente ancora la necessità.
Allenare le capacità democratiche di autogestione nelle fasce di età più avanzate risulta dunque fondamentale per mantenere vivi questi legami e per restituire dignità alle forme aggregative autonome in grado di rompere le barriere che isolano e nascondono le vite e i corpi dei più anziani, permettendogli così di tornare al centro della comunità.
Un’esperienza da replicare?
Il patto di collaborazione ha la durata di un anno, ma la speranza dei fruitori è quella di potergli garantire continuità nel tempo portandone a compimento gli obiettivi sociali.
In quest’ottica, tra i firmatari, suscita preoccupazione l’obbligo di redigere e comunicare all’amministrazione un elenco degli aderenti alle attività poiché si teme che la permanenza delle stesse possa essere legata al numero dei partecipanti. Una eventuale interruzione del patto, infatti, annullerebbe gli sforzi compiuti finora nel costruire questo spazio di aggregazione comunitaria che come ribadito con forza dalla signora Carla Chiola, una delle cittadine attive nel progetto, risulta essere uno spazio centrale nelle vite di molti.
Timore che viene però smorzato da Manuela Federici, secondo cui l’elenco ha una funzione di sicurezza e gestione delle emergenze piuttosto che di controllo sullo spazio e sulle attività.
Ulteriori rassicurazioni giungono da parte delle strutture municipali coinvolte nel progetto, le quali intendono replicare l’esperienza in altri quartieri della città conciliando così il recupero di spazi in disuso con la diffusione dei principi della sussidiarietà e dell’amministrazione condivisa a tutte le fasce d’età.
Potrebbe tornare utile a questo fine la predisposizione, da parte del Comune, di strumenti appositi per pubblicizzare il contenuto dei patti di collaborazione, permettendo così ai cittadini di conoscere le modalità e le indicazioni dei vari patti e al Comune stesso di abbracciare compiutamente il paradigma amministrativo orizzontale.
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