Diffondere una visione dello sport ispirata all’etica e alla solidarietà: è l’obiettivo del Patto di collaborazione tra il Comune di Cortona e il Panathlon Club Arezzo, che individua l’interesse generale nella stessa attività sportiva.
Il patto, sulla scia dell’approvazione del Regolamento dei beni comuni urbani del Dicembre 2014 e del lancio del progetto “Sport in Rete nella comunità” promosso dal Comune di Cortona dal 2015, nasce dalla volontà di coinvolgere tutti gli attori della vita sportiva cortonese nella costruzione di una comunità sportiva incentrata sui valori etici dello sport.
Gli obiettivi perseguiti dal patto in questione sono variegati, riflettendo così la natura complessa e poliedrica dello sport. Infatti si passa da ambiti più individuali, come la prevenzione delle tossicodipendenze e la dissuasione all’utilizzo del doping, ad altri di tipo sociale, come la collaborazione con le scuole e le altre agenzie educative per garantire a tutti la possibilità di una sana educazione sportiva.
Educare il contesto
Molto spesso notiamo nel mondo sportivo italiano la difficoltà a tradurre in azioni concrete i discorsi relativi all’etica sportiva.
Per questo gli attori coinvolti nel patto hanno deciso di istituire una serie di corsi e di incontri di formazione partendo dalle figure con il maggiore peso educativo nell’ambito sportivo: gli istruttori.
Si dimentica troppo facilmente, infatti, come siano proprio gli istruttori a doversi fare carico della promozione tra gli atleti del fair play e dei valori etici dello sport come la solidarietà, l’integrazione e il rispetto dell’altro. Pertanto, nella serie di incontri formativi, gli allenatori sono stati seguiti da un team di psicoterapeuti per trasmettere loro un nuovo modo di vedere lo sport: “non solo dal lato agonistico e competitivo ma soprattutto educativo e sociale” come sottolineato dall’assessore con delega allo sport Andrea Bernardini.
Dopo gli istruttori è stata la volta dei genitori, i quali hanno partecipato ad un incontro per discutere e riflettere sui punti della “Carta dei Diritti del Ragazzo nello Sport” e della “Carta dei doveri del Genitore nello Sport” insieme agli allenatori ed ai dirigenti.
Le carte, emanate entrambe nella “Dichiarazione del Panathlon sull’etica nello sport giovanile” del 2004, sono state poi installate su tutti gli impianti sportivi del Comune, come previsto dal patto di collaborazione.
Una partita da vincere
La partecipazione e il coinvolgimento di tutto l’universo sportivo locale sono stati dunque gli strumenti scelti per raggiungere gli obiettivi preposti dal patto.
Esiste pertanto, come traspare dalle parole del Presidente del Panathlon Club Arezzo Piero Ferruzzi, un filo comune che lega tutte le iniziative promosse dal Comune e dai suoi partner: l’attività sportiva e più in generale lo sport sono dei beni che attraversano e riguardano tutta la comunità.
L’elevazione dello sport a bene comune ci porta così a riflettere sul ruolo della comunità nella tutela e nell’arricchimento di questo bene.
Se da una parte le istituzioni, sportive e non, hanno il compito di diffondere i principi etici dello sport come principi universali, spetta proprio agli utenti e agli addetti ai lavori la cura e la promozione di una corretta pratica sportiva nel quotidiano, limitando l’edonismo e la ricerca maniacale del successo che spesso sono alla base dell’abbandono sportivo.
Porre lo sport come bene comune si allinea perciò con una visione dello sport inteso come ideale da condividere e in grado di trasmettere i valori di comunità e di rispetto verso gli altri, insomma uno sport al servizio del territorio e della comunità dove a vincere sono tutti.