Lo studio che qui presentiamo ha lo scopo di far conoscere e di inquadrare l’istituto del community land trust (CLT), presentandolo da un punto di vista teorico-concettuale e calandolo nella realtà italiana. Si pone, inoltre, l’obiettivo di tracciarne i risvolti applicativi e di avanzare una riflessione intorno ad alcuni casi concreti.
I casi studio
Una volta illustrato lo schema di funzionamento del CLT e le implicazioni in termini di responsabilità e governance dovute alla valorizzazione del momento dell’aggregazione comunitaria, il nostro studio si prefigge di passare in rassegna le soluzioni di CLT proposte su iniziativa privata al fine di rigenerare spazi pubblici inutilizzati facenti capo al comune di Chieri, unico comune in Italia ad avere espressamente disciplinato il suddetto istituto in seno al proprio Regolamento dei beni comuni. In combinato disposto con le considerazioni ispirate dal tentativo del Regolamento dei beni comuni del comune di Palermo ̶ ad oggi, in fase di approvazione ̶ di agevolare la cooptazione del genus “trust” nell’ordinamento giuridico italiano deprivandolo della sua origine straniera, l’analisi del punto di vista del soggetto privato proponente permette di cogliere, in nuce, le possibili condizioni ostative e le possibili tendenze evolutive rispetto alla piena affermazione del CLT quale dispositivo amministrativo partecipato, destinato a fronteggiare problematiche di carattere sociale quali l’accessibilità alle unità abitative per famiglie a basso reddito e la necessità di costituire poli aggregativi ad uso comunitario.
ALLEGATI (1):